21 febbraio 2010

No al Carbone presenta esposto sui danni alla salute

In data 16/02/2010 il comitato “NO AL CARBONE” ha depositato un esposto alla Procura della Repubblica di Brindisi in cui si chiede di accertare le eventuali ricadute ambientali e sanitarie dovute a uno spropositato utilizzo del carbone movimentato all'interno delle aziende energetiche presenti sul territorio.
Ad esso sono stati allegati:
• Oltre tremila firme di cittadini dell'intero territorio provinciale;
• la rivista trimestrale n.4 dell'Ordine dei Medici Brindisi Medica;
• l’Atlante delle cause di morte della regione Puglia 2000-05;
• il Registro Tumori Jonico-Salentino fatto dalle A.S.L. di Brindisi, Taranto e Lecce;
• l’Ordinanza Sindacale n.18 del 28/06/2007 a firma Domenico Mennitti che vieta la coltivazione dei prodotti alimentari nei terreni limitrofi alla centrale Federico II;
• un documento dell'ex Presidente della Provincia Michelle Errico Centrale Termoelettrica di Brindisi ENEL Sud prot.129454 datato 09/07/2007 dove si documenta la grave situazione ambientale in cui versa il territorio;
• lo studio dell'ARPA Le emissioni industriali in Puglia, rapporto sulle emissioni in atmosfera dei complessi IPPC;
• un approfondimento dell'OMS centro Ambiente e salute aree ad elevato rischio di crisi ambientale.

I documenti sopra elencati esplorano le cause dell'inquinamento e le relative conseguenze per la salute; qualora si dovessero riscontrare comportamenti illeciti, dolosi o colposi che siano, nei confronti dell'ambiente da parte di aziende ospiti sul territorio, pretenderemo che tutti i responsabili di questo disastro ne paghino le conseguenze.
Intanto però ci limitiamo a constatare che l'inadeguatezza della classe politica, attuale e passata, ha fatto si che un gruppo di liberi cittadini dovesse ricorrere alla magistratura per avere garanzie di salubrità ambientale vista la poca volontà sin qui dimostrata, anche dopo una manifestazione che ha coinvolto migliaia di cittadini sotto la duplice idea di rispetto e salute.
Ora più che mai è il momento di battere i pugni sul tavolo delle trattative e pretendere in primo luogo serietà.
Non si possono far passare degli investimenti di ambientalizzazione dovuti da diverso tempo come gentili concessioni o credere che sarà una manciata di carbone in meno a diminuire le malattie, mortali e non, che ad esso sono collegate.