31 ottobre 2010

Petrolchimico: la faccia delle aziende, delle istituzioni e la salute dei lavoratori

A distanza di quasi dieci anni arriva un altro provvedimento di sequestro a carico del petrolchimico di Brindisi.
Allora si trattava di un impianto dismesso, quello di produzione di CVM e PVC, oggi di impianti in marcia.
Allora le ipotesi di reato riguardavano le malattie ed i decessi dei lavoratori. Poi il tutto fu archiviato a differenza di Venezia. Ma le malattie ed i decessi dei lavoratori non cessano di manifestarsi e gli interessati continuano a vedersela da soli contro l’INAIL e contro le aziende chimiche.
Neppure la Regione Puglia ha risposto all’appello di Salute Pubblica e della figlia di una vittima, per una rianalisi della coorte dei lavoratori che a Venezia, dove è stata condotta, ha dato forza alle vittime in sede giudiziaria civile.
Ma tutti tacciono, politica e sindacato.

Se non fosse stato per i finanzieri intossicati, per la Digos e soprattutto per il precedente presidente della Provincia, Michele Errico, defenestrato dal suo partito, il PD, per fare spazio ad un presidente di Confindustria, neppure questa vicenda di inquinamento e di smaltimento illegale di rifiuti sarebbe emersa.
Vicenda beffarda perché per anni, mentre le centraline dell’Arpa misuravano picchi elevatissimi di benzene in coincidenza con l’accensione delle torce, ci veniva propinata la storiella dell’emergenza, poi del topo intrappolato.
Ora il Sindaco dice flebilmente che lui aveva chiesto spiegazioni. I sindacati, dopo che avevano spergiurato sulla sicurezza dell’impianto, sono atterriti dallo spettro del fermo. Noi tutti siamo atterriti da questo pericolo, ma evidentemente senza questo spauracchio non c’è possibilità di un esercizio salubre dell’attività industriale.
Se non si è fermi sulla sicurezza interna ed esterna accade puntualmente che le attività si fermano.
Niente paura per i dirigenti. Le pene previste per i reati contestati sono irrisorie, sono tutte ammendabili ed arrivano ad un massimo di ventiseimila euro.
Chi paga sono i lavoratori ed i cittadini. Come sempre.
Certo le aziende ci perdono la faccia.
Ma di fronte a tutto ciò cambierà qualcosa? Intendo, si cominceranno a misurare i danni?
La falda dell’area industriale è inquinata, ma gli enti locali quando chiederanno i risarcimenti, quando sarà sopraggiunta la prescrizione?
Perché non si misurano i danni in termini di salute sui lavoratori e sulle popolazioni? Perché ci vuole tanto a mettere in piedi un registro tumori?

Maurizio Portaluri

27 ottobre 2010

Convenzioni: un anno di silenzio.

"Il silenzio non cura". Citando un virgolettato di qualche anno fa del sindaco di Brindisi Mennitti, è stata presentata questa mattina durante la riunione dei capigruppo nella sede municipale, una richiesta formale per la programmazione di un consiglio comunale monotematico sul tema delle convenzioni.
Una richiesta, da parte dei No al carbone, di un consiglio atto ad informare tutti i cittadini su cosa, nella fattispecie le istituzioni, a quanto dicono, si apprestano a firmare.
E' passato un anno esatto dal 26 Ottobre 2009, giorno dell'ultimo incontro ufficiale tra le istituzioni locali e i vertici dell'Enel tenutosi a Palazzo Nervegna, ed è da quel giorno che un sostanziale quanto colpevole silenzio incombe sulla trattativa. Un anno esatto, e noi del movimento No al carbone siamo lì sotto il palazzo municipale a festeggiare insieme ai cittadini tagliando una torta: un dolce ricoperto di panna montata, ma dal gusto piuttosto amaro.
Un anno di silenzio, mentre le trattative sono proseguite al chiuso dei palazzi di governo disegnando scenari che prevedono tra l'altro, la combustione di CDR a Cerano e nessuna riduzione sostanziale del carbone.
Oltre alla presentazione della richiesta e al taglio della torta, stamattina nel corso della protesta, sui muri di Palazzo di Città sono stati affissi dei manifesti raffiguranti tre scimmiette nell'atto di non voler nè vedere, nè sentire nè tantomeno parlare.
Lo scopo non era quello di sbeffeggiare i rappresentanti delle istituzioni ma piuttosto sottolineare, secondo il nostro punto di vista, il grave atteggiamento nei confronti dei cittadini, della cui salute le istituzioni in primis dovrebbero esserne i garanti.
-Il non voler vedere la grave situazione ambientale del nostro territorio tormentato da decenni da pratiche industriali criminali: dai veleni emessi dalle torce del Petrolchimico alle polveri del carbonile scoperto della Federico II a Cerano.
-Il non voler sentire le ragioni di una città che protesta disertando l'invito a starle accanto anche quando la contestazione ad una potente multinazionale come LNG,
assume i contorni di un plebiscito riunendo assieme cittadini, associazioni e la restante parte dei rappresentanti istituzionali.
-Il non voler parlare del futuro di questo territorio, degli accordi che nei palazzi di governo vengono programmati sulla testa e sulla salute dei cittadini.
Poi per inoltrare la richiesta della seduta monotematica siamo stati ricevuti dal presidente del Consiglio comunale Giampiero Pennetta. “Prendo atto – ha risposto Pennetta -, e personalmente mi attiverò per informare i capigruppo”.
Verrà quanto prima inoltrata la proposta di convocazione di un consiglio comunale a tema. Bene, siamo pronti ad annotare sui nostri taccuini questa data quando verrà fissata, perchè a quel consiglio ci saremo di sicuro.

26 ottobre 2010

La procura ferma il Petrolchimico, quelle torce inquinano. Scatta il sequestro

--di Marcello Orlandini    www.brindisireport.it--
BRINDISI – La Digos di Brindisi questa mattina ha notificato alle direzioni aziendali di Polimeri Europa e di Basell, le due principali società insediate nel Petrolchimico di Brindisi, decreti preventivi di sequestro emessi dal gip Paola Liaci (procedimento numero 2168/10) su richiesta del pm Antonio Negro, che da due anni coordina le indagini sui ripetuti incidenti e malfunzionamenti del sistema di sicurezza di alcuni impianti, soprattutto del cracker della stessa Polimeri Europa. I sequestri riguardano complessivamente le sette torce di sicurezza in cui vengono dirottati gas e materie prime in caso di black-out o comunque di avarie o blocchi al ciclo di lavorazione. Ciò comporterà la fermata dell’intera fabbrica, dove – i dati sono del 2008 – lavorano circa 110 unità, 300 delle quali dell’indotto, mentre 120 circa sono quelli di Basell, poco più di 100 quelli della centrale termoelettrica a gas Enipower che tuttavia è esclusa dai provvedimenti, e il resto sono personale principalmente di Polimeri Europa, Syndial e Chemgas.
Giunge così ad una svolta l’indagine avviata dagli investigatori della Digos subito dopo il più esteso degli incidenti avvenuto negli ultimi due anni, quello della sera del 17 agosto 2008 quando un corto circuito in una sottostazione della centrale termoelettrica a gas di Enipower, che smista parte dell’energia alle altre aziende insediate nel Petrolchimico, fu la causa del black-out di 15 minuti che fece scattare il blocco automatico degli impianti. Due sbarre di alimentazione entrate in contatto provocarono l’interruzione nell’erogazione. Il sistema di sicurezza degli impianti allora deviò il propilene – circa 50 o 60 tonnellate – utilizzato come materia prima per le lavorazioni, nei bruciatori di una candela di Polimeri Europa e di una nuova candela a raso di Basell, sviluppando fiammate alte alcune decine di metri.

Fu il primo di una lunga serie di eventi che riguardarono però solamente Polimeri Europa e il suo impianto  di cracking. Le rilevazioni dell’Arpa individuarono, in concomitanza delle accensioni di maggiore durata delle torce picchi di ricadute al suolo di sostanze cancerogene. In particolare, un rapporto di 17 pagine dell’Arpa sull’incidente al Petrolchimico di Brindisi, avvenuto il 29 settembre 2008, sottolineò che alle 20, circa due ore dopo l’entrata in funzione della torcia di Polimeri Europa, le concentrazioni nell’aria di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) avevano raggiunto quota 38 nanogrammi per metro cubo, rispetto alle concentrazioni medie giornaliere di luglio e agosto dello stesso anno che non avevano mai superato i 3-4 nanogrammi; e che le polveri sottili avevano raggiunto alla centralina Sisri quota 81 (il limite è 50 microgrammi).
La prima notizia dell’esistenza di una indagine arrivò nel febbraio del 2009. Nell’autunno 2008 invece le ripetute accensioni delle torce indussero la Provincia e l’allora presidente Michele Errico ad avviare un’ispezione in fabbrica, ma anche i vigili del fuoco del comando provinciale di Brindisi chiesero e ottennero un sopralluogo di una commissione del Comitato tecnico regionale. Illuminante sempre la relazione dell’Arpa sugli eventi del 2008, in cui furono presentati i dati di 11 monitoraggi di accensioni dal 21 giugno al 3 novembre di quell’anno, ma soprattutto in cui si rilevavano alcuni problemi cruciali.

La fabbrica non disponeva di sistemi di recupero gas in caso di malfunzionamenti, né di sistemi paralleli di alimentazione energetica in caso di interruzioni dell’erogazione di elettricità. Le torce di emergenza non erano dotate di flussometri per misurare quantità di gas e i tempi di smistamento, e questi sensori non erano previsti nella domanda di Autorizzazione integrata ambientale. Le relazioni tecniche trasmesse dalla Polimeri all’Arpa sugli eventi di accensione erano perciò “unicamente dati stimati e non misurati”. Una situazione in cui la procura, per vederci chiaro, non solo incaricò gli uomini del vicequestore Vincenzo Zingaro di effettuare una seri di accertamenti di polizia giudiziaria e di acquisizione di documentazione, ma incaricò anche un super-esperto di svolgere un’accurata perizia sull’intero sistema e di emergenza e sugli impianti ad esso collegati.
Relazione che è stata depositata alcune settimane addietro, e al momento è sfociata nel sequestro in atto stamani. Che comporterà la fermata, come già detto, dell’intera fabbrica. Ma la misura adotta dal gip Paola Liaci lascia alle due società Polimeri Europa e Basell la possibilità del riavvio della produzione se applicheranno ai sistemi sotto inchiesta gli accorgimenti tecnici indicati nella perizia. Se ne saprà di più alle 12, quando il procuratore capo Marco Di Napoli illustrerà i particolari dell’operazione.

18 ottobre 2010

Comunicato stampa -Forum Energia e Territorio Beni Comuni- Puglia

Lo scorso 9 ottobre si è tenuta a Bari nella chiesa di San Sabino la seconda assemblea regionale dei Comitati, Associazioni, Movimenti e Cittadini che ha avuto come tema centrale della discussione la questione energetica, le problematiche del ciclo dei rifiuti che si tenta di chiudere attraverso l’incenerimento.
Si è quindi evidenziato come oggi la Regione Puglia producendo energia in quantità doppia rispetto al proprio consumo è asservita ormai agli interessi di tutte quelle aziende che realizzano grossi profitti attraverso: impianti di incenerimento rifiuti, centrali a carbone e a gas, biomasse, rigassificatori, fotovoltaico e eolico selvaggio, petrolio e nucleare.
Nasce l’esigenza, di fronte a tale aggressione, da parte di tutti i movimenti e i comitati che da anni lavorano sul territorio, di mettere a punto, insieme, una piattaforma che abbia come comune denominatore i bisogni e le istanze delle popolazioni.
Quello che è emerso con forza dalle due assemblee che si sono tenute a Bari da parte di tutte le realtà presenti è quello di far uscire da una dimensione ristretta le vertenze portate avanti dalle realtà locali per cercare di portarle su una dimensione più ampia che è quella regionale.
Oggi non possiamo più rimandare la possibilità di aprire una nuova fase in cui emerga con forza la necessità di creare, sulle tematiche energetiche, quel conflitto sociale che di fatto rappresenta l’unica opportunità per far emergere quella cooperazione sociale tra soggettività diverse che è il punto focale per costruire una piena democrazia.
Vogliamo insomma aprire la strada ad una vera democrazia partecipata qui in Puglia in cui i movimenti possano “imporre” nell’agenda politica regionale la realizzazione di un nuovo modello di sviluppo basato sulla tutela dei beni comuni.
Per questo chiediamo una moratoria regionale su tutti gli impianti in fase di progettazione o realizzazione che distruggono il nostro territorio e compromettono la salute dei cittadini;inoltre vogliamo aprire una discussione sulle linee guida che la regione Puglia si appresta a varare in tema di energia; vogliamo che la Regione Puglia faccia decollare nelle nostre città una volta per tutte quella raccolta differenziata porta a porta che ci porterebbe finalmente fuori dall’emergenza rifiuti.
Per tutti questi motivi il Forum ha deciso di avviare un percorso di mobilitazione con assemblee e formazione di coordinamenti provinciali in ogni territorio e chiama a una grande mobilitazione tutte le forze sane della regione a Bari il 13 Novembre alle 16 per una grande manifestazione regionale con la quale non solo manifestare il nostro dissenso e l’inquietudine di fronte all’aggressione del nostro territorio ma anche sostenere le nostre proposte in tema di energia, rifiuti, ambiente e salute.
Seguirà a breve anche un sit-in da realizzarsi presso la sede della Regione Puglia con il quale presentare le nostre proposte .
Invitiamo quindi tutte e tutti i Pugliesi a partecipare alle prossime assemblee ed alla grande manifestazione Regionale del 13 Novembre a Bari

14 ottobre 2010

Aumentano i tumori dell'infanzia, un sintomo dell' ambiente inquinato

...“L’incremento dei tumori in genere sembra poter essere un segno-sintomo dell’attuale modello di sviluppo e della conseguente trasformazione molecolare di tutte le matrici dell’ecosfera"...
..."Nella lista delle sostanze che minano la stabilità del genoma trovano posto molecole chimiche (benzene, diossine, idrocarburi poliaromatici, pesticidi), metalli pesanti, campi elettromagnetici. Tutti questi agenti che l’attuale modello di sviluppo ha moltiplicato e diffuso nell’ambiente possono agire sinergicamente sulle nostre cellule e, in particolare, sul genoma dell’embrione e del feto, rendendolo instabile e aprendo la strada alle mutazioni e, in particolare, alle traslocazioni tipiche di molti tumori infantili”... 

Congresso nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri, pediatri e medici dell'ambiente.
Palermo 9 ottobre 2010

11 ottobre 2010

CENTRALE ENEL CIVITAVECCHIA FUORILEGGE

Violazioni riguardanti salute e sicurezza. Lo dichiarano Carabinieri NOE e Procura della Repubblica.             dal sito --www.unonotizie.it--
 
"Centrale Enel di Torrevaldaliga Nord,un impianto che viola numerose norme vigenti e mette a serio rischio la salute persino dei suoi stessi lavoratori"
Siamo profondamente costernati dal constatare che avevamo ragione nel denunciare che la centrale Enel di Torrevaldaliga Nord, oltre ad essere un impianto antistorico per la tipologia di combustibile usato, è soprattutto in esercizio in violazione di molte delle norme vigenti e, finanche, delle prescrizioni inserite nel decreto autorizzativo.
Tutte le denunce e/o segnalazioni da noi presentate  - da quella del gennaio 2009 relativo alla modalità di carico/scarico del carbone, a quella del novembre dello stesso anno circa i cumuli di rifiuti e ceneri presenti in aree non idonee e di lavoratori costretti ad operari in nuvole di material pulvirulento, a quella relative all’utilizzo di combustibile con contenuto di zolfo superiore allo 0,3% in difformità del piano di qualità dell’aria della Regione Lazio -  hanno trovato riscontro.
"ENEL nega l'evidenza. Fondamentale l'intervento
della Procura della Repubblica.
Non lo stesso si può dire del Ministero dello Sviluppo Economico,
intervenuto con troppo ritardo"
La replica dell’ENEL che, negando l’evidenza, afferma di essere in perfetta regola, conferma, l’inaffidabilità dell’ente energetico che evidentemente spera di continuare impunito ad agire a proprio piacimento, mortificando il territorio, e la popolazione che in esso vive.
Sentiamo il dovere di ringraziare la Procura della Repubblica che con la propria sensibilità e determinazione, portando avanti una seria e competente azione di controllo, ha indotto gli enti competenti a farsi carico delle proprie responsabilità facendo si, nel contempo, che le popolazioni dell’Alto Lazio riacquistassero un minimo di fiducia nelle istituzioni e si sentissero meno sole in questa lotta impari per la difesa della propria terra.
Grave, invece, che il Ministero dello Sviluppo Economico, nonostante fosse ben edotto da tempo sulle violazioni e sul mancato rispetto delle prescrizioni poste in essere dall’Enel, abbia sentito il dovere di intervenire solo dopo le comunicazioni del Noe e della Procura della Repubblica.
"Ora è dovere del Ministero dell'Ambiente intervenire ed emettere idonei provvedimenti, sospendendo persino l'attività della centrale
fin tanto che non vengano apportati i necessari adeguamenti dell'opera"
E’ appena il caso di evidenziare, inoltre, che in materia di mancata ottemperanza delle prescrizioni il Codice dell’Ambiente - D.lgs n. 152/06 – all’art. 29 comma 3 recita “Qualora si accertino violazioni delle prescrizioni impartite …… tali da incidere sugli esiti e sulle risultanze finali ….di valutazione, l'autorità competente, previa eventuale sospensione dei lavori, impone al proponente l'adeguamento dell'opera o intervento, stabilendone i termini e le modalità. “dove per autorità competente si intende l’ente che ha rilasciato la Valutazione d’impatto Ambientale (Minambiente nds.)  e, conseguentemente, impartito le prescrizioni. E vista la gravità delle prescrizioni non ottemperate, e le gravi ricadute che tale mancato rispetto può causare alla salute della popolazione, attendiamo che il Ministero dell’Ambiente, che non mancheremo  comunque di richiamare alle proprie responsabilità, proceda in base alle proprie specifiche competenza ad emettere gli idonei e prescritti provvedimenti, anche di natura cautelare, quale la sospensione dell’attività della centrale.
"Riprovevoli gli atteggiamenti irresponsabili dei sindaci delle città interessate che non hanno fiatato contro ENEL e non hanno fatto nulla per difendere la salute dei  cittadini che dovrebbero rappresentare" 

è Sconcertante, infine, l’inettitudine ad adempiere al proprio ruolo di “Primo responsabile della salute dei cittadini“ in primis del Sindaco Moscherini, ma anche dei suoi omologhi dei comuni limitrofi, in prima fila quando si è trattato di spartire le cospicue compensazioni economiche, ma assenti e silenti dinanzi alle reiterate denuncie di violazione delle norme esistenti, alla mancata ottemperanza delle prescrizioni e ai conseguenti possibili danni alla salute della popolazione e dei lavoratori addetti che da tali violazioni possono scaturire, finanche ora davanti alla presa di posizione del Ministero.
Personaggi squallidi, non  degni di ricoprire il ruolo di rappresentanti della comunità e che, se mantenessero un minimo senso del pudore,  dovrebbero avere il buon senso di dimettersi.