22 novembre 2019

NUOVE SFIAMMATE DEL PETROLCHIMICO. LA STORIA NON CAMBIA.


La solita colonna di fiamme e fumo nero si è alzata nuovamente stanotte da una delle torce del petrolchimico facendo scatenare il panico tra i cittadini che spaventati hanno chiamato i vigili del fuoco publicando sui social le foto di quel che stava accadendo. 

Questi fenomeni delle sfiammate e della massiccia fuoriuscita di fumo nero, come ben sappiamo, sono causati dai sistemi di sicurezza che si innescano durante le fermate degli impianti. L'azienda ha comunicato lo scorso 7 novembre un periodo di fermo che durerà fino all'8 dicembre e non esclude il ripetersi di questi fenomeni. Tutto a norma di legge dunque, resta però il problema delle gravi conseguenze sulla salute che, come ben sappiamo anche in questo caso, sono tutte documentate negli ormai numerosi studi scientifici prodotti in questi anni che dovrebbero allarmare e far prendere seri provvedimenti alle Istituzioni locali e nazionali ma che invece ignorano da anni.

(Un ringraziamento ai cittadini che stamattina hanno inviato sui nostri canali social queste foto che documentano l'accaduto)
 



10 ottobre 2019

PRESENTAZIONE DEL COMITATO BRINDISINO PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA

Venerdì 11 Ottobre alle ore 17.30 nella Sala Università di Palazzo Granafei-Nervegna a Brindisi si terrà una conferenza stampa di presentazione del Comitato Brindisino per la transizione energetica.

Nel corso dell'evento verranno illustrati i criteri principali per una effettiva e reale decarbonizzazione dei processi produttivi locali e i motivi per i quali il gas non può essere considerato una soluzione valida per la transizione né sul piano tecnico né su quello economico né tanto meno su quello climatico. Saranno presenti in qualità di componenti del Comitato scientifico il dr. Angelo Consoli, Presidente del Circolo Europeo per la Terza Rivoluzione industriale e Direttore dell'Ufficio Europeo di Jeremy Rifkin; il prof. Livio de Santoli, pro Rettore incaricato delle politiche energetiche dell'Università "La Sapienza", che illustrerà le proposte per adattare i principi europei alle strategie energetiche locali su scala regionale e alla provincia di Brindisi, un vero e proprio Green New Deal per la Puglia e per Brindisi per rispondere in modo adeguato all'emergenza climatica ed energetica particolarmente acuta sul nostro territorio; il prof. Michele Carducci, Ordinario di Diritto Costituzionale Comparato a UniSalento ed esperto di diritto climatico e ambientale che illustrerà come nell'attuale persistente situazione di emergenza climatica, insistere sull'energia fossile comporti la violazione degli artt. 2, 41, 43 e 118 della Costituzione italiana.

30 maggio 2019

DA SINDACO AMBIENTALISTA A SINDACO PRO FOSSILI. LA STORIA E’ CAMBIATA... MA IN PEGGIO

Negli ultimi giorni sulla stampa locale sono apparsi titoli trionfalistici in merito ad incontri tra pochi intimi, nello specifico Confindustria, Autorità portuale, aziende energetiche e sindaco, con relativi “apprezzamenti” che tra di loro venivano scambiati.
Fino all'apoteosi apparsa oggi sulla prima pagina del “Quotidiano di Brindisi “ che titola : "Enel, il sindaco accende il futuro", con un virgolettato dello stesso Rossi che con viva e vibrante soddisfazione dichiara: "… il cambiamento porta a riscrivere il modello di sviluppo. Basti pensare, infatti, alle banchine ed agli spazi che si libereranno…"

Se non fosse stato già abbastanza chiaro in questi anni che la nostra idea di modello di sviluppo fosse diversa da quella dell'attuale sindaco, queste dichiarazioni fatte di apprezzamenti e condivisione di obiettivi con le aziende energetiche, l'Autorità Portuale e Confindustria, lo confermano ormai pubblicamente e a caratteri cubitali.

Per noi quindi non è una sorpresa, bensì una deludente constatazione, di come la politica possa cambiare le persone e il loro modo di agire e di pensare. Una sorpresa forse lo sarà per i tanti cittadini che si sono illusi di votare ed eleggere un sindaco "ambientalista".
Ai nostri concittadini vorremmo solo dire le cose come sono nella realtà: gli spazi delle banchine e del nastro trasportatore dovranno essere COMUNQUE liberati in quanto COMUNQUE la centrale a carbone dovrà cessare la sua attività entro il 2025, e non sarà certamente "merito" di questa fantomatica conversione a gas.


Nessuno obbliga questa città a dover essere sempre sacrificata per fare da "fornitrice" di energia al resto d'Italia mediante l'utilizzo di fonti fossili, prima bruciando carbone e poi bruciando gas. Entrambi combustibili che oltre a causare danni sanitari continueranno a devastare il territorio e il pianeta. Ci chiediamo con quale ipocrisia si possano fare i complimenti ai ragazzi di Friday for Future, scesi in piazza nella nostra città come in tutto il mondo (e che a Milano e Napoli hanno occupato le sedi Enel per chiedere la CHIUSURA delle centrali a carbone e gas), per poi accogliere con toni trionfalistici un passaggio da fossile a fossile?
E' questo il modello di sviluppo auspicato?
E' questo il risultato dello slogan "cambiamola ‘sta storia" utilizzato in campagna elettorale dal sindaco?


Oggi resta la speranza che i cittadini non si facciano abbindolare dalle solite scelte calate dall'alto e presentate come "progresso", concordate a tavolino ed accettate da una politica locale subalterna e quindi complice. I cittadini devono far sentire la propria voce, devono trovare il coraggio e la forza nonostante un contesto dove tutto appare già deciso e stabilito. Un contesto dove purtroppo istituzioni, aziende, politici e sindacati remano tutti in una stessa direzione.
Noi non accetteremo questo, non accetteremo l’idea che tutto sia perduto in questa città. Se No al carbone resiste è perché sappiamo che c'è una buona parte di cittadini che ha capito che "la storia" cambia solo con scelte nette e con una visione di futuro che guarda ai vari aspetti globali e locali. E queste persone, che spesso non hanno voce perché distanti dalla politica partitica, hanno il diritto di essere difese da scelte fatte da altri nel silenzio o, ancor peggio, nell'ipocrisia di trionfalistiche dichiarazioni di accordi che nulla di nuovo daranno a questa città.

17 maggio 2019

PRESENTATE OSSERVAZIONI ALLA RICHIESTA DI RILASCIO DI NUOVA CONCESSIONE DEMANIALE MARITTIMA


In data  15 maggio 2019 abbiamo presentato le osservazioni alla richiesta di rilascio di una nuova concessione demaniale marittima - in località Sciabiche - n.° 2016/0014/BR (scadenza 30/09/2019), con richiesta di rinnovo da parte dell’impresa Fratelli Barretta Giovanni e Domenico Srl sino al 30/9/2023, all’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale.

In considerazione di quanto emerso dallo studio condotto nel porto di Brindisi dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR di Lecce dimostra che l’attività portuale contribuisce in maniera rilevante all’inquinamento atmosferico soprattutto con l’emissione di polveri ultrasottili. Si fa presente che PM1 e PM2.5 sono le dimensioni di polveri aerodisperse più nocive per la salute umana in quanto in grado di penetrare dall’albero respiratorio nel circolo sanguigno. Lo studio conferma inoltre quanto già noto e cioè che le fasi di arrivo e di partenza di mezzi navali sono quelle a maggiore emissioni sia di gas che di particelle.

NULLA È CAMBIATO. BRINDISI È SEMPRE SOTTO ASSEDIO.

La domanda è: Perché sempre qui? E perché di nuovo qui?
Dopo 10 anni ci ritroviamo di nuovo "sotto assedio": dalla cementificazione di Sant' Apollinare e Fiume Grande, su ordine dall'autorità portuale in ossequio a progetti vecchi di 45 anni, alla possibile ripresa dell'attività di combustione della multinazionale milanese A2A sul porto (la vecchia Brindisi Nord ferma da 6 anni e per la quale era stata già chiesta la dismissione), fino al progetto di conversione a gas di Cerano (così magari potremmo tenerci il mostro per altri 30 anni e con la metà della metà del personale). Una conversione tanto cara a Michele Emiliano che continua a credere che decarbonizzare significhi solo eliminare il carbone e non tutte le fonti fossili.

Pensare e agire per un cambiamento del modello di sviluppo sembra una bestemmia per non parlare poi delle bonifiche.

15 aprile 2019

PRESENTATE OSSERVAZIONI ALLA PROCEDURA DI RIESAME AIA ENEL CERANO

IL RIESAME DELL'AIA DI CERANO PER TUTELARE LA SALUTE DEVE STABILIRE LIMITI ORARI ALLE EMISSIONI.

In data 12 aprile 2019 abbiamo presentato le osservazioni alla procedura di riesame dell'AIA della centrale a carbone Federico II di Brindisi in corso presso il Ministero dell'Ambiente. Le osservazioni sono state elaborate in collaborazione con l'Associazione Salute Pubblica. 
Il documento, che sarà presto pubblicato sul sito del Ministero, porta a conoscenza delle autorità coinvolte nella istruttoria gli studi di epidemiologia ambientale che hanno rilevato gli effetti sulla salute (malattie, decessi, monetizzazione della salute persa) della emissione della Centrale.
Le osservazioni contengono la richiesta che si tenga conto degli effetti sanitari attribuibili alle emissioni della centrale per ridurli quanto più possibile in base alle tecnologie disponibili. La considerazione degli effetti sanitari avversi non sembra considerata nelle AIA fino ad oggi rilasciate.
In particolare riguardo alla necessaria prescrizione dei limiti di emissioni in termini di concentrazioni nei fumi, si osserva che questi limiti dovrebbero controllare maggiormente le situazioni di inquinamento acuto, evitando picchi di emissione e concomitanze sfavorevoli (meteorologia, polveri sahariane, ecc.) e tutelando la popolazione anche dagli effetti a più breve termine.

Una corretta valutazione degli impatti integrati ambientale e sanitaria deve stabilire il danno residuo che si potrebbe raggiungere imponendo emissioni orarie minime raggiungibili applicando le migliori tecnologie disponibili.


Invece, con una singolarità di cui non si conoscono precedenti, le prescrizioni sono espresse in termini di medie mensili (approx. 720 ore di funzionamento), con un richiamo a medie su due giorni. La media mensile deve essere rispettata integrando tutte e sole le misure di inquinanti emessi al camino effettuate quando le caldaie lavorano al di sopra di una soglia di potenza: le fasi di accensione e spegnimento, critiche per l’emissione di inquinanti, sono trattate a parte senza controllo della concentrazione nei fumi. 

Con questo quadro autorizzativo, sarà dunque possibile continuare ad emettere circa 10 milioni di metri cubi di fumi ogni ora, con concentrazioni superiori a quanto si potrebbe fare applicando le migliori tecnologie disponibili (BAT, Best Available Technologies):
• 7 volte in più per SO2
• 1 volta e mezzo in più per NOx
• 2 volte in più per le polveri.

I limiti annui, espressi in tonnellate per questi tre inquinanti, impediscono che tale potenziale inquinamento possa avvenire ininterrottamente per tutto l’anno, ma senza impedire che si possa verificare ogni ora.
Il rispetto dei limiti annui sarà possibile solo se la centrale resterà improduttiva (in tutto, o in alcuni gruppi su quattro) per un determinato lasso di tempo durante l'anno, come peraltro sta già succedendo per la scarsa competitività nel sistema di produzione e vendita dell’energia elettrica di origine fossile. Ancor meglio una chiusura definitiva dell'impianto sarebbe l'unica vera ed efficace soluzione per contrastare il suo impatto nocivo sul territorio.
Appare chiaro invece, che un siffatto quadro autorizzativo sia più consono alle strategie commerciali e ai profitti privati piuttosto che a considerazioni di prevenzione primaria e di tutela della salute.

8 aprile 2019

BRINDISI : LA STORIA NON CAMBIA

ph. Ida Santoro
Spesso succede che chi fa politica finisce per ammalarsi. Inizia con un percorso sano di idee e proposte ma poi finisce per contagiarsi e questo pare sia successo anche a chi ha iniziato la sua carriera politica indossando la nostra maglia, della quale se n’è sbarazzato al momento opportuno insieme a tutto ciò che essa stessa rappresenta. Per questo motivo come No al Carbone da sempre abbiamo scelto di non sostenere alcuno schieramento politico, alcun candidato. Quando è stato eletto Rossi a sindaco, a titolo personale, qualcuno ci sperava che la storia potesse finalmente cambiare, ma non è stato così e la realtà dei fatti lo dimostra. A pagarne le spese, come sempre sarà Brindisi: serva e sfruttata come avviene da ormai 60 anni.

Il porto poteva essere un esempio di cambiamento rispetto al passato ed invece resta ancora ostaggio dell'industria che continua ad avvelenarci e con nuovi progetti di altro cemento che distruggerà definitivamente un luogo storico: la spiaggia di S.Apollinare. Uno scempio autorizzato che vede tutte le forze politiche in consiglio comunale allineate, soltanto per poter utilizzare dei fondi con un inutile e deleterio spreco di denaro pubblico. Da cinque anni in tutti i modi possibili e documentati abbiamo dimostrato alla città e alle istituzioni che è possibile conciliare sviluppo del porto col rispetto del luoghi, producendo anche un “Dossier S.Apollinaire” (liberamente consultabile sul blog ma ignorato da tutti) contenente una bozza di proposta di progetto alternativo.

Il porto di Brindisi viene da tutti definito il "porto naturale unico al mondo", tutti ne decantano la bellezza, salvo poi permettere che chiunque venga a dettare legge disponendone come meglio crede, anche con opere devastanti dal punto di vista ambientale, morfologico, storico, archeologico, paesaggistico, identitario ed affettivo.
Nel consiglio monotematico di oggi, lunedì 8 aprile, è già prevista la scrittura di una nuova triste pagina per Brindisi: la svendita del suo porto. La storia purtroppo non è cambiata, e non cambierà, e il sindaco Rossi sarà ricordato come colui che cementificò S.Apollinare.

“Servi” disse un giorno qualcuno puntandoci il dito.

Beh, complimenti!

26 febbraio 2019

IN DIFESA DI SANT'APOLLINARE E PUNTA DELLE TERRARE

Il territorio brindisino nel corso degli ultimi decenni è stato oggetto di diversi interventi edilizi che hanno coinvolto beni di rilevante interesse paesaggistico ubicati nell’ambito portuale cittadino.
Il Comitato “No al Carbone”, storicamente impegnato nella salvaguardia del territorio, si è adoperato per contrastare lo sviluppo urbanistico–edilizio dell’area portuale, al fine di garantire il recupero e la valorizzazione dell’area di Sant’Apollinare. È noto, infatti, che detta area (patrimonio inestimabile per la comunità brindisina) sarebbe destinata ad essere irrimediabilmente trasformata in una banchina per attracco di navi (Ro-ro e/o grandi navi da Crociera) e, soprattutto, ad essere inglobata nella cintura doganale, sottraendola, di fatto, alla libera fruizione dei cittadini.
I vincoli paesaggistici ed archeologici dell’area di Punta delle Terrare sono stati puntualmente ignorati da parte dell’ufficio tecnico del Comune di Brindisi, da parte della Soprintendenza ai Beni Archeologici (in realtà le poche concessioni a salvaguardia dell’area sembra siano state ottenute, in Conferenza dei Servizi, grazie alla rappresentante dell’ente dell’epoca), da parte dell’Autorità Portuale, che ha comprato l’area noncurante dei vincoli archeologici correlati, dello stato del sottosuolo e ne ha predisposto imponenti costruzioni, pregiudicando l’integrità dell’intera zona.

La Procura di Brindisi, già dall’estate 2018, ha iniziato un’intensa attività di indagine, finendo per sequestrare e interdire parzialmente alcune aree del circuito doganale in quanto ritenute abusive. Parliamo dei varchi di accesso e delle recinzioni da cui passano migliaia di mezzi e di merci, realizzati in barba alle norme dei procedimenti paesaggistici e urbanistici. L’Autorità di Bacino invece ha evidenziato la pericolosità dei ponti costruiti sulla foce dei canali, disponendone la rimozione.
 
Come No al Carbone abbiamo denunciato sin dal 2014, in tutte le sedi opportune, queste “stravaganze amministrative”, a partire dalla illegittimità delle opere ivi realizzate, evidenziando come tali imponenti costruzioni medio tempore realizzate dall’Autorità Portuale di Sistema del Mar Adriatico Meridionale, stiano pregiudicando la salvaguardia dell’area e, soprattutto, l’integrità del sottosuolo per i vincoli di natura idrogeologica connessi.
Attualmente abbiamo deciso di conferire incarico ai nostri legali di fiducia per porre in essere, anche mediante iniziative di carattere giudiziario, tutte le azioni possibili a tutela dell’intera area.
In particolare, con l’Avvocato Stefano Latini abbiamo provveduto a denunciare all’Autorità Giudiziaria, quelle attività e progettualità in programma che, con elevata probabilità, potrebbero dar luogo alla mancata salvaguardia del sito archeologico, provocando la messa in pericolo dello stesso: sono le opere già compiute e ritenute abusive dalla Magistratura locale, che le ha poste sotto sequestro, in violazione del vincolo archeologico esistente sull’area, e l’eventuale realizzazione di banchine e nuovi moli.
Contestualmente, abbiamo conferito mandato all’Avvocato amministrativista Giuseppe Durano per predisporre atto di intervento ad opponendum nell’ambito del giudizio amministrativo avente a oggetto il procedimento di conformità urbanistica delle opere in questione. L’Autorità di Sistema Portuale, infatti, ha agito innanzi al TAR Puglia – Sez. di Bari avverso il provvedimento di diniego adottato dal Provveditorato Interregionale OO.PP., il quale aveva recepito i pareri sfavorevoli resi dalle Amministrazioni competenti (Regione Puglia e Comune di Brindisi).
Grazie all’attività giudiziaria intrapresa innanzi al Giudice Amministrativo, il Comitato ha ottenuto (per tramite del suo legale) che la causa venisse discussa innanzi alla Sezione di Lecce del TAR Puglia (sede competente per il territorio di Brindisi), sottoponendo al Giudice tutte le défaillance amministrative che hanno contraddistinto il procedimento paesaggistico – urbanistico intrapreso dall’Autorità.
In data 20 febbraio u.s. è stata discussa l’udienza cautelare per la concessione di misure di urgenza. Tuttavia, anche alla luce delle nostre argomentazioni difensive, la richiesta di provvedimenti d’urgenza è stata rinunciata e la causa verrà discussa in sede di merito il 22 maggio p.v.
In tale occasione noi continueremo a far valere gli interessi di una comunità che chiede di salvaguardare il sito archeologico più importante della città.
Abbiamo inoltre deciso di organizzare un incontro con la stampa e con tutta la cittadinanza per far conoscere lo stato dell’arte dal punto di vista amministrativo e presenteremo, ancora una volta, le nostre proposte per la riqualificazione e la valorizzazione di tutta l’area di Sant’Apollinare: dalle banchine di Costa Morena fino al capannone Montecatini.