17 maggio 2019

NULLA È CAMBIATO. BRINDISI È SEMPRE SOTTO ASSEDIO.

La domanda è: Perché sempre qui? E perché di nuovo qui?
Dopo 10 anni ci ritroviamo di nuovo "sotto assedio": dalla cementificazione di Sant' Apollinare e Fiume Grande, su ordine dall'autorità portuale in ossequio a progetti vecchi di 45 anni, alla possibile ripresa dell'attività di combustione della multinazionale milanese A2A sul porto (la vecchia Brindisi Nord ferma da 6 anni e per la quale era stata già chiesta la dismissione), fino al progetto di conversione a gas di Cerano (così magari potremmo tenerci il mostro per altri 30 anni e con la metà della metà del personale). Una conversione tanto cara a Michele Emiliano che continua a credere che decarbonizzare significhi solo eliminare il carbone e non tutte le fonti fossili.

Pensare e agire per un cambiamento del modello di sviluppo sembra una bestemmia per non parlare poi delle bonifiche.

Siamo ad un punto di svolta negli indirizzi energetici, gli esperti dicono che non c'è più tempo da perdere e pochi giorni fa un altro studio ha evidenziato che la CO2 in atmosfera ha superato i 415 ppm, il valore più alto in assoluto da 800 mila anni. Dal punto di vista economico, ambientale e sanitario la scelta obbligata sarebbe il passaggio diretto alle fonti rinnovabili e invece si procede con un piccolo passo che vuole apparire come "progresso" in quella direzione ma che rievoca l'immagine di chi intende svuotare l'oceano con un cucchiaio e non fa altro che rallentare un processo urgentissimo e non più rinviabile di abbandono delle fonti fossili. E tutto questo in ossequio alla ipocrisia imperante che esalta Greta da un lato, ma che continua ottusamente ad accettare e favorire la sopravvivenza del modello "fossile" .
Perché?
E perché in alcune aree geografiche tante attività particolarmente inquinanti (energetiche e non) sono così largamente proposte e quasi sempre accettate con la scusa del problema occupazionale?
Succede perché esiste una questione meridionale, non una nuova questione meridionale, ma sempre quella e sempre la stessa.
Succede perchè esiste quel "razzismo ambientale", ben rappresentato dai nostri governanti, gli stessi che individuano zone come la nostra come luogo ideale per imporre lo sfruttamento da parte di società e multinazionali che occupano ampie aree dei nostri territori già da 60 anni.
Multinazionali che inquinano, avvelenano e mortificano le potenzialità del territorio, le stesse che poi ovviamente portano gli utili nelle rispettive sedi legali al nord pagando le tasse lì e lasciando qui una scia di malattia, morti e disastri ambientali che si "bonificano" tombandoli (come Micorosa).
E tutto questo grazie ad una classe politica locale da sempre ottima nella propaganda ma servile e colonizzata fino al midollo. Compresa quella attuale brindisina, che ha promesso di "cambiare la storia" di questa città ma che al contrario prosegue in maniera consenziente al perdurare della presenza egemonica di questi sfruttatori del nostro territorio.
Ovviamente non va meglio con la politica nazionale che tra Ilva, Tap, mancate bonifiche e l'ultimo "decreto emergenze agricoltura", sta distruggendo il Salento.
Cosa fare è difficile da dire ma una cosa è sicura, se questa terra è sotto assedio l'unica cosa da non fare è isolarsi, e magari scrivere post incazzati sui social, buoni solo per la propria coscienza.
"Quando la propria terra è in vendita ribellarsi è la cosa più normale".
Cominciò così 10 anni fa. E nulla è cambiato.

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