25 febbraio 2012

Plastica nel sangue e malformazioni nei neonati, questa è Brindisi

BRINDISI – Nella città del petrolchimico che fu tra i più importanti in Italia, e che oggi è sotto inchiesta per aver utilizzato – chissà per quanto tempo – le torce di sicurezza come termodistruttori di scorie e gas, i medici di Neonatologia dell’ospedale Perrino trovano nel sangue prelevato dai cordoni ombelicali dei nascituri e dal latte delle madri  gli ftalati, prodotti del decadimento del Pvc, il cloruro di polivinile. E allora si è più convinti di prima che le decine di operai morti che hanno lavorato in quella fabbrica hanno preso il cancro proprio lì, anche se la procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione di un procedimento iniziato anni fa perché non vi sarebbe prova scientifica della relazione tra il cloruro di vinile monomero e il tipo di tumori che hanno fatto strage tra gli ex dipendenti di quella fabbrica.

20 febbraio 2012

NON PIÙ DISPOSTI A VIVERE COME "POLLI D'ALLEVAMENTO".

È inutile girarci intorno: ci sono città prescelte per diventare colonie industriali e Brindisi, suo malgrado, è stata una di queste.
Città "cavia" e territorio di conquista per colossi economici come Enel o Eni, che da decenni "operano" anche e soprattutto sulla decrescita culturale dei cittadini.
Portare nelle strade, quindi, l'iniziativa "io ci metto la faccia", rappresentava per noi una sfida molto difficile. Come avrebbe reagito Enel-city  a tale provocazione? Quanti brindisini sarebbero stati  disposti  a schierarsi contro il carbone mettendoci  addirittura la faccia?
Nei due giorni dell'iniziativa il gran numero di persone che si sono fermate a farsi fotografare, sono state  la risposta a tutti i nostri dubbi iniziali. Sono state la dimostrazione che qualcosa lentamente sta cambiando, che il germe della verità  si sta insinuando  nella testa dei cittadini di oggi, ma ancora di più in quelli di domani. Quelle decine di ragazzi e ragazze appena ventenni che si sono fermati a partecipare, a chiacchierare  e chiedere informazioni, sono quei  brindisini di domani che non saranno più disposti a vivere come "polli d'allevamento".
Decine e decine di volti immortalati rappresentano una protesta civile difficile da ignorare, ma soprattutto la risposta più netta e chiara alle parole dell’Ing. Leone, responsabile ENEL per la comunicazione, che in questi giorni aveva dichiarato che l’unico criterio con il quale si produce e vende energia è il criterio economico, e che quindi occorre produrre al più basso costo possibile, oggi ottenibile con il carbone.
Un ragionamento  allucinato  che non tiene in considerazione i costi sanitari,  che un recente studio dell’Agenzia Europea sull’Ambiente ha quantificato in circa 700 milioni di euro all’anno a Brindisi dovuti alla centrale ENEL di Cerano.
La battaglia contro il carbone continua e da oggi è più decisa e determinata che mai.

13 febbraio 2012

Ai manager Eternit 16 anni di reclusione

l tribunale di Torino condanna Schmidheiny e il barone De Cartier a 16 anni di reclusione per disastro doloso e omissione di cautele. Lunghissima la lista dei risarcimenti. A ciascuno parente delle vittime andranno 30 mila euro di risarcimento. Le lacrime dei familiari durante la lettura del verdetto.     di FEDERICA CRAVERO e SARAH MARTINENGHI

 "Colpevoli dei reati a loro contestati". Queste le prime frasi lette dal giudice del processo Eternit. La lettura della sentenza è tuttora in corso. Il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni, sono stati condannati a 16 anni di reclusione per disastro doloso e omissione dolosa di misure infortunistiche.

La condanna vale per i reati commessi negli stabilimenti piemontesi di Casale e Cavagnolo, dal 13 agosto 1999 in avanti. Quelli precedenti risultano invece prescritti, come i reati contestati negli stabilimenti di Bagnoli (in provincia di Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). Lunghissimo l'elenco dei risarcimenti: ai sindacati andranno 100 mila euro, 4 milioni al Comune di Cavagnolo, 15 milioni all'Inail (da revisionare in sede civile), 5 milioni all'Asl. Alla Regione Piemonte andranno 20 milioni, mentre il Comune di Casale sarà risarcito con 25 milioni.

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11 febbraio 2012

INQUINAMENTO ILVA E "SUPER PERIZIA" : CLAMOROSA SVOLTA.

LA DOTT.SSA PATRIZIA TODISCO SCEGLIE UN POOL DI "SUPER ESPERTI", CONDUCE LE INDAGINI PRELIMINARI E, PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DELLA PIU' GRANDE ACCIAIERIA DI EUROPA, RIESCE A INCHIODARE PESANTEMENTE L'ILVA CON PROVE CHE DIFFICILMENTE POTRANNO ESSERE SMONTATE. INTERVISTA ALL'ING.BUFFO DELL'ILVA CHE FA DICHIARAZIONI NON VERITIERE (10 febbraio 2012)

5 febbraio 2012

Giornata mondiale sul cancro: la lettera della dott.ssa Gentilini.

Ieri , 4 Febbraio, si è celebrata la giornata mondiale sul cancro e la dott.ssa Gentilini dell’ISDE, da sempre impegnata contro i danni provocati dagli inceneritori, ci ha invitato ad una riflessione in una lettera che pubblichiamo di seguito insieme al testo di Ambiente e Tumori, dove si trova il contributo del dott. Paolo Franceschi, referente ISDE di Savona, da sempre impegnato contro l’utilizzo dell’uso del carbone nella centrale di Vado Ligure.

Questa la lettera della D.ssa Patrizia Gentilini.

"Il 4 febbraio è una giornata speciale per noi forlivesi, è infatti il giorno in cui si festeggia la Madonna del Fuoco, nostra Patrona, ed anche il giorno in cui, a livello internazionale, si celebrerà quest’anno la “Giornata mondiale contro il cancro”. Una buona occasione quindi per riflettere su una patologia che, secondo dati ufficiali, nel 2011 è stata diagnosticata in 360.000 italiani, ne affligge 2.243.953 ed ha causato 176.000 decessi (http://www.epicentro.iss.it/temi/tumori/aggiornamenti.asp).
Alla diagnosi e alle terapie del cancro vengono destinate anche nel nostro paese ingenti risorse: è stato calcolato che nel 2009 il costo per la sola chemioterapia sia ammontato mediamente per ogni centro italiano a 2,2 milioni di euro, in aumento del 90% rispetto al 2004.( http://salute24.ilsole24ore.com/articles/6738-oncologia-in-italia-bene-lassistenza-ma-raddoppia-la-spesa).  Anche per quest’anno, il 2012, si punta l’attenzione sui fattori di rischio individuali e sul  potenziamento di nuove terapie, studiando ad esempio il microbioma, ovvero i miliardi di batteri che il nostro corpo ospita  fin dalla nascita, nell’ipotesi che possa essere correlato allo sviluppo del cancro, specie del colon retto http://www.edott.it/Specialisti/SanitaQuotidiana/01-02-2012/Sabato-e-la-Giornata-mondiale-contro-il-cancro.aspx.
Ma siamo davvero convinti che tutto ciò sia utile? Stiamo davvero vincendo questa guerra o siamo ancora lontani dal traguardo?
Credo sia utile ricordare una lettera del 2005 – ma più che mai attuale – “Come vincere la guerra contro il cancro”, che abbiamo distribuito agli intervenuti alla presentazione del volume “Ambiente Tumori ” il 26 gennaio scorso a Forlì. Questa lettera è stata scritta da Samuel S. Epstein , Professore Emerito di Medicina Ambientale e del Lavoro presso l’Università dell’Illinois di Scuola di Sanità Pubblica  e Presidente della Cancer Prevention Coalition ( http://www.world-wire.com/news/0510050001.html) : in essa, facendo un paragone fra la guerra contro il cancro e la guerra in Iraq, l’ Autore constata che entrambe sono condotte “in modo sorprendentemente maldestro ed ingannevole”. 
Di fatto i “generali che conducono la guerra al cancro richiedono miliardi di dollari – oltre ai 50 miliardi di dollari già spesi – al fine di sconfiggere il flagello del nemico. Ma, in modo crescente, esperti indipendenti stanno riferendo che le strategie di questi generali sono palesemente sbagliate e che costoro coscientemente travisano gli insuccessi al fine di fornire falsi, rosei scenari….. Ma dopo trent’anni di reclamizzate ed ingannevoli promesse di successi, la triste realtà è infine affiorata: stiamo infatti perdendo la guerra al cancro, in un modo che può essere soltanto descritto come una sconfitta. L’incidenza dei tumori – in particolare della mammella, dei testicoli, della tiroide, nonché i mielomi e i linfomi, in particolare nei bambini – che non possono essere messi in relazione con il fumo di sigaretta, hanno raggiunto proporzioni epidemiche………C’è una forte evidenza scientifica che questa moderna epidemia sia dovuta all’esposizione a cancerogeni industriali in tutti gli ambienti – aria, acqua, suolo, posti di lavoro e prodotti destinati al consumo, in particolare cibi, articoli da toeletta, cosmetici e prodotti per la casa – e persino in farmaci di uso comune. …..Trascurando la prevenzione – il principio basilare che la medicina ci ha insegnato nel corso dei secoli e la necessità di ogni scienza ancora una volta sottolineata nella guerra contro il cancro – i nostri generali del cancro hanno abbracciato la strategia del “controllo del danno”, simile al trattamento dei soldati feriti, invece di cercar di impedire l’avanzata del nemico. Il semplice fatto – più il cancro viene prevenuto e meno c’è da curare – continua a non essere presente nei piani di battaglia de! i genera li”. 
Ed Epstein termina con queste parole che devono assolutamente farci riflettere:”Quasi tutti gli americani conoscono le pene causate dal cancro a parenti e amici. Il crimine è che molti di questi tumori sarebbero evitabili”.

 
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4 febbraio 2012

Brindisi Bene Comune sulla questione bonifiche.

Negli ultimi giorni si è riacceso il dibattito sulla questione delle bonifiche a Brindisi a seguito di una richiesta che il Consorzio ASI ha prodotto al ministero dell’Ambiente e dopo l’Audizione che lo stesso Ministro Clini ha tenuto il primo febbraio dinanzi la commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.


Di bonifiche si parla da anni a Brindisi e su di esse si gioca una partita importante che avrà un forte impatto nel bene o nel male sul futuro di Brindisi. E’ più che opportuno per noi di Brindisi Bene Comune fare e pretendere chiarezza su tale vicenda. 

Un primo punto da monitorare attentamente è la vicenda delle bonifiche connessa agli impianti del gruppo ENI. Da tempo ENI ha proposto al Ministero dell’Ambiente di chiudere la vicenda delle bonifiche ambientali con una transazione globale che riguarda complessivamente i nove siti italiani in cui è presente, compresa Brindisi, del valore di circa 2,3 miliardi di euro. Il settimanale Espresso in una sua inchiesta dello scorso ottobre segnala come il Ministero dell’Ambiente accettando tale proposta cancellerebbe con un colpo di spugna ogni contenzioso ed ogni possibilità di risarcimento a fronte di una cifra ridicola. 

Un cifra ridicola perché in realtà ci vorrebbero 20 miliardi di euro. A titolo di esempio solo a Crotone una perizia del Ministero dell’Ambiente valuta in 1,9 miliardi di euro i danni nell’ ex fabbrica di Pratola Sud, danni che con le richieste di risarcimento porterebbero il conto a circa 3 miliardi di euro. 
Situazione che si ripeterebbe in ognuno dei nove siti. Anche qui a Brindisi ENI non può pensare di cavarsela con 200 milioni di euro, pochi spiccioli a confronto dei danni che probabilmente si possono quantificare vista l’estensione degli impianti in circa 2 miliardi di euro.

Occorre quindi vigilare e pretendere che le Regione, Provincia e Comune non accettino questa umiliazione che porrebbe una pietra tombale sul futuro della zona industriale di Brindisi. 

Nessun colpo di spugna, nessun condono è ammissibile. L’ENI deve integralmente farsi carico dei costi di bonifica e dei danni che abbiamo subito. Una partita che non si può chiudere con 200 milioni di euro. Occorre quindi formulare una valutazione dei costi per la bonifica e chiedere i danni. Noi di Brindisi Bene Comune pensiamo che occorra una cifra vicina ai due miliardi di euro, una cifra importante che consentirebbe di far ripartire l’economia del nostro territorio. 

Vogliamo fare chiarezza anche su un secondo punto legato alla vicenda delle bonifiche. 

Ci riferiamo alla vicenda della zona Micorosa, 40 ettari di discarica a cielo aperto situata a sud del petrolchimico nei pressi dell’oasi naturale delle Saline. Questa zona è interessata anche da un ordinanza sindacale emessa dal Sindaco Mennitti che ne vieta la fruizione per alto tasso di inquinamento. In quell’area sono infatti stati sversati immense quantità di fanghi provenienti dal petrolchimico e dalle caratterizzazioni dell’area, costate quasi un milione di euro, si è evidenziata la presenza di benzene, arsenico, dicloroetilene, cloruro di vinile in quantità impressionanti. 
Nell’ultima assemblea ASI, in cui erano presenti anche Comune e Provincia, in preparazione di un incontro con il Ministero dell’Ambiente, si è deciso di chiedere che le risorse stanziate siano impiegate per bonificare l’area Micorosa. 

Noi invece chiediamo che la Provincia che ha la competenza sull’ambiente chiami al risarcimento dei danni la società Micorosa che possiede i terreni e la discarica in questione. 

Da una visura camerale risulta tra i soci della società oggi in liquidazione il signor Massimo Ferrarese. Chiediamo se è lo stesso Massimo Ferrarese Presidente della Provincia? 

E se si, non pensa il Presidente che ci sia un conflitto di interessi, visto che la Provincia dovrebbe insieme al Ministero dell’Ambiente chiamare la Micorosa srl al risarcimento del danno? 

Perché nessuno ha fatto questa richiesta? Chi deve pagare i danni procurati nella zona Micorosa? Forse al solito lo Stato ovvero tutti noi? Sulla vicenda delle bonifiche noi vigileremo affinchè né Eni né i privati che hanno inquinato possano scaricare i costi dei danni inferti alla nostra comunità sulla collettività.