26 dicembre 2009

foto e video BRINDISI SOTTO ASSEDIO

"Quattromila persone hanno manifestato contro l'uso eccessivo di carbone per alimentare le centrali elettriche brindisine e contro l'ipotesi di realizzazione di un impianto di rigassificazione. L'iniziativa organizzata dal comitato "no al carbone", ha visto l'adesione di decine di associazioni ambientaliste e singoli cittadini....."
(F.Gioffredi  dal Quotidiano di Brindisi)



"...I ragazzi del No al Carbone nati da una costola del Gruppo Anti Cerano dopo la famosa fischiettata contro Renzo Arbore salito mesi addietro sul palco dell' Enel, hanno fatto il miracolo. Pochi mezzi e tanta buona volontà, giorni e giorni di tam tam in rete grazie all'ormai "indispensabile" Facebook, sono riusciti a trascinare in piazza migliaia di cittadini, stop volontario e inaspettato anche per gli stessi organizzatori, allo shopping prenatalizio..."
(S.Gio.  dal Quotidiano di Brindisi)

"...I ragazzi del no al carbone non credono ai loro occhi: "Tutto-spiega Daniele Pomes- è partito dal basso e questo ci fa capire che la città non è morta, anche se è sotto assedio. Se abbiamo apprezzato la presa di posizione del sindaco? Certo. Ma avremmo preferito vedere i rappresentanti politici presenti non solo a titolo personale. Dalle istituzioni non so quali mosse dobbiamo aspettarci, adesso conta la presa di coscienza della gente."
(S.Gio.  dal Quotidiano di Brindisi)

 

Centrali a carbone e rigassificatore. Brindisi in corteo dice no.
Articolo di Daniele Nalbone pubblicato dal Quotidiano "Liberazione" il 24/12/2009

Una città "sotto assedio" contro la centrale a carbone di Cerano, in funzione da quindici anni, e il rigassificatore di Capobianco, ormai alle porte. Questa era Brindisi ieri.
Migliaia di cittadini, oltre cinquemila, hanno sfilato dalla piazza della Stazione fino a piazza Santa Teresa per ribadire che «il nostro territorio non è in vendita». Alla fine del corteo che ha visto, compatte, tutte le realtà ambientaliste e i partiti della sinistra, un megaconcerto ha "assediato" musicalmente la città: tanti gli artisti, i Sud Sound System in prima fila.
«Questa manifestazione - spiegano i cittadini del Gruppo Anti-Cerano - è il modo "popolare" di ribadire le perplessità sulla bozza di protocollo che la Regione Puglia, la Provincia e il Comune di Brindisi stanno per firmare con Enel per quanto riguarda la centrale a carbone "Federico II" di Cerano».
Non solo. «Quando abbiamo lanciato la data del corteo - raccontano gli organizzatori - non ci aspettavamo assolutamente di dover protestare anche contro il rigassificatore di Capobianco, di proprietà della britannica Brindisi Lng».
Ma, come spesso accade in campo energetico, pressioni politiche e lobbistiche hanno prodotto un'accelerazione improvvisa che sta portando gli uffici tecnici del ministero dell'Ambiente a rilasciare la Valutazione di impatto ambientale necessaria per avviare i cantieri del rigassificatore.
Due centrali a carbone e un rigassificatore in pochi chilometri, a ridosso del porto. Ecco cosa sarà Brindisi fra qualche anno.
«La risposta della cittadinanza è fondamentale - spiega Gino Gianfreda, segretario provinciale Prc di Brindisi - non solo per salvaguardare l'ambiente ma per voltare pagina verso un nuovo modello di sviluppo. E' necessario che la centrale Edipower di Brindisi Nord venga chiusa».
I ragazzi del movimento No Coke brindisino si augurano che questa piazza, così colorata e unita, «scateni una presa di coscienza "popolare" e crei un movimento di opinione forte.
Gli amministratori, gioco forza, dovranno prendere in considerazione le espressioni e le perplessità della gente». Dal palco chiedono di rivedere il protocollo di intesa, discusso lo scorso 26 ottobre e oggi in via di approvazione che, salvo proroghe o rinvii, avrà durata decennale. Fino al 2019. Dieci anni per distruggere definitivamente un intero territorio. «Per questo, intanto, sarebbe opportuna una scadenza più breve, di 3-5 anni».
Per quanto concerne, invece, la realizzazione (entro 36 mesi) della copertura carbonile, «qui si passa dall'assurdo al paradossale: quest'opera doveva essere realizzata prima dell'entrata in funzione della centrale e non a quindici anni di distanza».
Nel protocollo si parla anche di riduzioni, nell'ordine del 25-30%, delle emissioni. «Peccato, però, che queste riduzioni percentuali siano conteggiate rispetto ai valori della convenzione del 2002», una convenzione "mortale" per quanto concerne i limiti di emissione degli inquinanti, e non su quella del 1996, ottenuta dopo mesi di lotte cittadine e resa "inutile" dai decreti bipartisan Bersani del 1999 e Marzano del 2001 (cosiddetto "sblocca centrali").
Ma la vera "ciliegina sulla torta" riguarda l'impiego di combustibile da rifiuti, il famoso CdR, che porterà in quel di Cerano fino a 400mila tonnellate di rifiuti da bruciare ogni anno. «Chiediamo che, come prima cosa, venga immediatamente ridotto del 30% il quantitativo del movimentato totale» denuncia Giovanni dei No Coke di Torchiarolo, mentre i portavoce di Medicina democratica e Salute pubblica spiegano come, oggi, «è necessario iniziare un ampio monitoraggio sulla situazione sanitaria dei lavoratori della centrale e della popolazione esposta alle emissioni della "Federico II" attraverso studi di epidemiologia sia descrittiva (diffusione di malattie e malformazioni) sia biomolecolare (ricerca di markers di contaminazione nell'uomo) da attivare con il concorso di Asl ed enti pubblici di ricerca».
Due centrali e un rigassificatore alle porte «stanno contribuendo ad abbattere l'economia brindisina» denunciano i cittadini in piazza. Con loro, anche l'associazione delle Agenzie di Viaggi: «noi immaginiamo una Brindisi e un porto diverso» denunciano «e non intendiamo sostenere l'idea di riempire le nostre banchine, oltre che con navi carboniere, con immense gasiere». Quindi, un avvertimento alle istituzioni locali: «ci facciano sapere se dobbiamo continuare con i nostri progetti e investire per la promozione del turismo o se possiamo abbandonare le nostre attività, evitando di coinvolgere un territorio dove il turismo non si può programmare».
 





















Intervista a Radio Popolare