14 dicembre 2018

PRESENTATO NUOVO ESPOSTO IN PROCURA. PUNTA DELLE TERRARE / SANTA APOLLINARE SONO LUOGHI DA TUTELARE



Pochi giorni fa abbiamo presentato in Procura un nuovo esposto a sostegno ed integrazione di quello depositato il 7 gennaio 2016 dopo la sospensione dei lavori della Security avviati dall’Autorità Portuale disposta dalla Soprintendenza.
Le opere in questione, infatti, ricadono in aree “paesaggisticamente” vincolate per legge (ai sensi dell’art.142 comma 1 lettera a) e c) D.Lgs N.42/2004), pertanto “i proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili ed aree di interesse paesaggistico tutelati dalla legge, non possono distruggerli né modificarli”.


Ma cerchiamo di riprendere il filo del discorso.
Il 28 luglio 2018 a seguito del sequestro dell’area di Punta delle Terrare/S. Apollinare e di richiesta di dissequestro da parte di Patroni Griffi, abbiamo scritto un comunicato stampa denunciando l’arroganza dell’Autorità Portuale chiedendo contestualmente al Sindaco l’apertura di un tavolo affinchè si potesse delineare la revoca di quel progetto e definire la restituzione di quell’area alla città.

23 settembre 2018

SI TORNA A PARLARE DI TAVOLI TECNICI E DI AMBIENTALIZZARE QUANDO INVECE IL TEMA DOVREBBE ESSERE IL PROGRAMMA DI DISMISSIONI E BONIFICA.


La torcia del Petrolchimico è tornata a sfiammare, l'immagine è impressionante, ma ciò che non si vede è assai peggiore. Ancora una volta ARPA ci dirà che i valori sono nella norma ma anche quando si registrano sforamenti non ci risultano né penalizzazioni per l'azienda, né tutele per i cittadini. Intanto i brindisini continuano a vivere (e a morire) con l'ingombrante presenza dei mostri che li avvelenano. E non è una semplice supposizione. Abbiamo un archivio continuamente aggiornato con video e foto di ogni sfiammata, abbiamo presentato un esposto in procura, abbiamo raccolto migliaia di firme per avere un'indagine epidemiologica che confermasse ciò che già si sapeva, che si viveva quotidianamente con il dramma della malattia e della morte di parenti, amici, conoscenti. Abbiamo fatto presidi sotto la ASL per chiedere che venissero resi noti i dati relativi. E finalmente lo studio Forastiere ha sancito in maniera netta la responsabilità delle emissioni del petrolchimico e delle centrali per l'incidenza di patologie e morti ad esse collegate. Emissioni continue, inaccettabili.

29 luglio 2018

PUNTA DELLE TERRARE: LE INDAGINI SMASCHERANO UNA GESTIONE PRIVATA DI UN BENE PUBBLICO SENZA ALCUN CONTROLLO DELLE ISTITUZIONI PREPOSTE

Più volte in passato abbiamo lanciato l’allarme su S.Apollinare (vedi link) arrivando anche a presentare, nel gennaio 2016, un esposto in Procura per i lavori avviati dall’Autorità Portuale, nel quale si chiedeva di accertare il rispetto dei vincoli paesaggistici ed archeologici ricadenti in quell’area, convinti che tutta l’area archeologica di Punta delle Terrare , la storica spiaggia di S.Apollinare e Villa Skirmunt, debbano essere preservate e valorizzate. 

Quei luoghi appartengono alla nostra Storia, all’identità di questa città. Radici che non possono essere soffocate dal cemento di un inutile molo progettato più di dieci anni fa, né da orribili recinzioni che da oltre un anno bloccano il semplice accesso ai cittadini, né tantomeno da atti di incredibile arroganza istituzionale. L’arroganza di chi gestisce un bene pubblico ritenendo di non dover dar conto a nessuno, come fosse casa propria (anzi peggio, perché in casa propria non sverserebbe rifiuti), l’arroganza di chi usa soldi PUBBLICI per deturpare quei beni anziché proteggerli e renderli maggiormente fruibili ai cittadini.

Leggendo le notizie riportate in questi giorni (vedi link) dalla stampa riguardo le motivazioni del sequestro di quella porzione di porto, si rimane basiti di fronte all’emergere di responsabilità gravissime da parte di tutti i soggetti coinvolti in questa indagine. Dai rappresentanti dell’Autorità Portuale ai responsabili del Comune, dal direttore lavori alle ditte e persino da chi (la soprintendenza archeologica) aveva l’unico compito di sorvegliare che i lavori fossero rispettosi dei vincoli archeologici e paesaggistici ricadenti in quella zona. Riguardo quest’ultima vogliamo inoltre evidenziare che una nostra PEC inviata in data 4 agosto 2017, con la quale chiedevamo informazioni su cosa avvenisse all’interno di quel cantiere, non ha MAI avuto risposta, nonostante un ente pubblico abbia l’obbligo di rispondere entro 30 gg.

Tra le tante nostre iniziative volte ad attirare l’attenzione su questa tematica, ci sono state intere giornate dedicate alla pulizia della spiaggia in abbandono; la successiva “Mellonata di fine agosto” con musica, poesie, canzoni, fotografie e tanti cittadini ad ammirare la stupenda visuale del castello e della città; gli incontri con Regione, Provincia, Comune; una mostra con le immagini, la storia, il progetto di cementificazione e ciò che invece vogliamo che diventi quel luogo; una raccolta di firme per bloccare il progetto dei nuovi accosti dell’Autorità Portuale e per riqualificare l’intera area; l’esposto già citato e l’ultima nostra azione lo scorso anno, quando già l’intera zona era stata recintata e solo grazie alla collaborazione con i Vogatori Remuri Brindisi siamo riusciti a “sbarcare” sulla mitica spiaggia, un gesto simbolico per ribadire che quel luogo appartiene ai brindisini e a loro deve tornare.

Questa città deve finalmente decidere se continuare a guardare ad un passato con un modello industriale ed economico fallimentare, velenoso e con un approccio aggressivo al proprio territorio, oppure alzare finalmente lo sguardo ad un futuro che è oggi, attraverso la propria storia, identità e incredibile bellezza. Insomma credere in sé stessa e non in progetti come sempre calati dell'alto, avulsi dal contesto. Il recupero della spiaggia di Sant'Apollinare e di Punta delle Terrare rappresenta un punto di svolta anche culturale per questo territorio dopo circa 60 anni di industrialismo selvaggio e ansia cementificatoria.

Fiduciosi nell'azione intrapresa dalla magistratura, confidiamo nel BLOCCO TOTALE di ogni altra opera ed IL RIPRISTINO dei luoghi con l’ELIMINAZIONE di quanto illecitamente costruito e il RISPETTO dei vincoli già esistenti. Ma non solo. Chiediamo al Sindaco e alla nuova Amministrazione Comunale di aprire URGENTEMENTE un tavolo in cui si definisca con l’Autorità Portuale la RESTITUZIONE alla città di quell’area, la valorizzazione dell’area archeologica di Punta delle Terrare, la ristrutturazione di Villa Skirmunt per adibirla a museo, il recupero della storica spiaggia di S.Apollinare con un concorso di idee che la renda fruibile ai cittadini e ai turisti, la restituzione di tutte le altre aree che ricadono nella competenza della AP ma sono di tutti, come l'ex capannone Montecatini.

Questa città deve decidere da che parte andare. Se continuare a guardare al passato, a quel modello di sviluppo che ha ormai mostrato tutti i suoi aspetti negativi, oppure se aprire davvero una fase nuova. Cominciando col proteggere ciò che ancora non è stato totalmente distrutto, salvandolo dall’incuria, dagli abusi, dalla mancanza di rispetto.

20 luglio 2018

SFIAMMATE VERSALIS-ENI -- MORIRE A NORMA DI LEGGE E CON PRE-AVVISO.

In questi giorni le torce del petrolchimico hanno ripreso a sfiammare. L’ultima volta lo avevano fatto il mese scorso (precisamente nella prima settimana di giugno), quando la consueta fuoriuscita di fumo nero aveva creato una colonna che insieme alla fiamma erano ben visibili sia dalla superstrada che collega Brindisi a Lecce, che dalle spiagge del litorale sud della provincia, in particolare nei pressi di Cerano, piene di bagnanti.
Anche ieri, come tutte le volte, i cittadini allarmati hanno segnalato questo evento con filmati attraverso i profili social perché, nonostante la sfiammata faccia parte dell'assurdo finale di un regolare ciclo produttivo di una azienda, la preoccupazione è tanta visto che il prodotto finale, le emissioni di questo ciclo produttivo, vanno a finire nell’aria che noi tutti respiriamo. Una preoccupazione giustificata dai tanti studi scientifici e in particolar modo dalla recente indagine epidemiologica che individua l’industria petrolchimica come uno dei responsabili dell’aumento di morti e malattie sul nostro territorio. Che fare? 

In questi anni ad ogni sfiammata spesso seguiva un nostro comunicato stampa per sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni, e più volte abbiamo presentato degli esposti in Procura, anche perché in passato non sono mancati episodi in cui l’azienda ha usato queste torce in modo criminale bruciando quello che non doveva. Non sono mancate da parte nostra nemmeno ripetute richieste ad ARPA di conoscere che tipo di emissioni, che tipo di sostanze vengono immesse in aria, ma la risposta è sempre la stessa: c’è una rete di centraline (spesso mal funzionanti, aggiungiamo noi) e i dati sono on-line. Tonnellate di inquinanti immessi in aria ma, a detta di ARPA, tutto a norma di legge.

Ma in questo teatro dell’assurdo (perché questo modello industriale altro non è che un assurdo), in queste repliche che vanno in scena in maniera ciclica è successo un fatto nuovo, un colpo di scena!
Qualche giorno prima dell’accensione delle torce l’azienda ha fatto pubblicare sui giornali un PRE-AVVISO di sfiammate che recitava più o meno così: "Versalis (Eni) informa che da domani inizieranno le operazioni di riavvio delle produzioni, potranno esserci sfiammate…”
Adesso quindi l’azienda prima di scaricare in atmosfera tonnellate di inquinanti ci tiene ad avvisare la popolazione. Un nobile gesto, un atto di trasparenza verso i cittadini ma forse sarebbe anche giusto non fermarsi a questo. Forse sarebbe giusto che VERSALIS pubblicasse anche un POST-AVVISO al termine delle operazioni. Un avviso del tipo: “Versalis (Eni) informa che si sono concluse brillantemente la operazioni di riavvio degli impianti, si avvisa inoltre che sono entrate in torcia n. tonnellate di questa sostanza o di questo materiale…”
Con un pre-avviso e un post-avviso, tutto avrebbe più senso.

SE ATTRAVERSO ARPA NON CI E' DATO SAPERE COSA FUORIESCE DALLE TORCE ALLORA CHE SIA L'AZIENDA A DIRCI COSA CI IMMETTE DENTRO. Azienda, alla quale ricordiamo che esiste un principio di precauzione a cui "dovrebbe" attenersi. 

Altra cosa che ai cittadini sarebbe giusto spiegare meglio riguarda questa notizia di un investimento di 25 milioni di euro per la costruzione di una nuova torcia a terra per la quale è stata chiesta la VIA, in cui però non viene specificato se questa torcia ne sostituirà una vecchia o sarà aggiuntiva. Inoltre essendo le torce a terra non visibili da lontano, ancor più è necessario un controllo serio e costante .
Si continuano a fare investimenti fregandosene di ciò che gli abitanti vogliono per il territorio in cui vivono.
Il famoso “nuovo modello di sviluppo", quando e come potrà partire se si continua a investire su produzioni destinate a non avere futuro?
Mentre in tutto il mondo si cerca di affrontare e risolvere la grande emergenza della produzione della plastica, qui a Brindisi si va in direzione ostinata e contraria, investendo su nuovi impianti che indisturbati continueranno ad avvelenarci ...ma "con preavviso" .





16 maggio 2018

PROGETTO A2A: ESITO DELL'INCONTRO TRA NO AL CARBONE E ISTITUZIONI

Allarmati dalla notizia pubblicata sulla stampa locale di un’intesa Regione/A2A relativa al riutilizzo dell’area portuale in cui insiste la vecchia centrale Brindisi nord, abbiamo inoltrato al Comune una richiesta di incontro col Commissario Prefettizio al fine di ricevere informazioni in merito a tale intesa ed alla richiesta di autorizzazione da parte della commissione paesaggistica del Comune di Brindisi.
L’incontro avvenuto lunedì 14 maggio con il sub commissario Dott. Galeone e l’Ing. Padula ha portato ad un confronto chiaro e interessante riguardo il tema in oggetto ampliandosi a quella che è la nostra idea di città, del porto e della situazione sanitaria ed ambientale legata alle industrie impattanti che hanno segnato il destino del nostro territorio negli ultimi 60 anni.


26 aprile 2018

BICICLETTATA "DALLA VAL SUSA AL SALENTO". TAPPA A BRINDISI.

Un viaggio per incontrare realtà di resistenza sociale e territoriale. Un viaggio per rafforzare i legami tra tutti quelli che lottano contro chi ha massacrato il territorio e la società e ci vuole rubare il futuro.

DOMENICA 29 APRILE il gruppo di attivisti NoTav partiti il 21 da Bussoleno, comune della val di Susa, farà tappa a Brindisi prima di ripartire e concludere il loro viaggio in bici sino a San Foca.
Un gruppo di attivisti No al Carbone li accoglierà sull'antica via Traiana all'altezza del Dolmen di Montalbano per accompagnarli fino a Brindisi spiegando loro le bellezze del territorio e le problematiche delle zone industriali. Chiunque si voglia unire alla carovana può contattare Daniele al 327.5785185
Arrivati a Brindisi li ospiteremo presso la nostra sede in via Antonio Cuggiò, 1 dove avremo modo di discutere e condividere con loro le nostre battaglie in un incontro pubblico. La serata proseguirà con un aperitivo sociale e della musica.
Vi aspettiamo tutti presso la nostra sede intorno alle ore 19.

11 aprile 2018

A2A - DISMISSIONE E BONIFICA, NON CI SONO ALTRE STRADE PER IL FUTURO DI BRINDISI.

Michele Emiliano continua come un bulldozer a stritolare tutti gli slanci di rinascita della nostra città, indicando Brindisi ogni qual volta si presentino occasioni per screditarla, per renderla meno competitiva e attrattiva, o che ne deturpino la bellezza. Di precedenti ne abbiamo avuti tanti: dal traffico crocieristico all’aeroporto fino alla richiesta di spostamento dell’approdo TAP in quanto Brindisi, a suo dire, è ormai una città strainquinata.
L’intesa siglata nella recente riunione di giunta regionale del 5 aprile con A2A, per la realizzazione di un mega impianto di compostaggio anaerobico, conferma questo inspiegabile disprezzo da parte di Emiliano nei confronti di Brindisi e dei brindisini.
La vecchia ferraglia della Brindisi Nord piazzata nel porto e a poche centinaia di metri dal centro della città, avrebbe dovuto essere smantellata già da tempo. Da Dicembre 2013 ha interrotto la sua attività produttiva unitamente all’emissione dei suoi inquinanti. I cittadini, che ancora subiscono gli effetti nefasti degli altri impianti come il petrolchimico e la centrale ENEL di Cerano, hanno il diritto di vedere i primi segnali positivi per la propria salute, per lo sviluppo sano di questa città, per la valorizzazione del suo porto e il recupero di spazi da decenni svenduti all’industria.
E poi, guardando in faccia la realtà: nessuna multinazionale investirà a Brindisi se non per depredare il poco rimasto del nostro territorio in cambio briciole che servirebbero solo a prolungarne l’agonia. Non è questo che serve alla nostra terra per fermare l’emorragia di giovani costretti a emigrare per mancanza di futuro. Il business di una grande azienda del nord che vuole solo usare il porto come scalo per la spazzatura non rappresenta il mezzo della rinascita di Brindisi. Anzi, è proprio il contrario. La rinascita sta nel cacciare via questo tipo di progetti e riprendersi la città bonificando tutte le scorie del passato, sia quelle materiali che quelle mentali, cacciando via tutti quei tarli ancora convinti che un modello di sviluppo industriale a grande impatto può portarci benessere e occupazione. Oggi il risultato sconfortante di questa visione è sotto gli occhi di tutti ed eventuali tentativi di scorciatoie lasciano soltanto il tempo che trovano.
I motivi della nostra contrarietà al progetto A2A sono stati già ribaditi nel convegno organizzato presso la nostra sede a maggio dell’anno scorso LEGGI QUI , al quale parteciparono l’architetto Geni Mancarella già componente del gruppo progettazione PUG Brindisi, Roberto Paladini Presidente Cooperativa InnovAction, Angelo Consoli Presidente del CETRI-TIRES e Alessandro Cannavale ricercatore e blogger de Ilfattoquotidiano.
La via da percorrere dunque è solo una: l’ex impianto Edipower va dismesso e tutta l’area va bonificata. L’evidenza del danno paesaggistico è palese e per questo chiederemo al Commissario di non rilasciare alcuna autorizzazione paesaggistica.

10 marzo 2018

DAGLI ESPOSTI IN PROCURA ALLE NON-RISPOSTE DELLE ISTITUZIONI E IL RECENTE SEQUESTRO. SANT’APOLLINARE UN LEMBO DI TERRA DA SALVARE.

Apprendiamo dal settimanale brindisino “il7” del sequestro, da parte della procura di Brindisi, di tutta l’ampia porzione di porto in cui insiste l’area archeologica di Punta delle Terrare attigua alla spiaggia di S.Apollinare e villa Skirmunt.
I presunti illeciti di cui si parla nelle motivazioni del sequestro sono la conferma di quanto da anni cerchiamo in tutti i modi di portare all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica locale, quest’ultima da sempre immobile e silente di fronte allo strapotere dell’Autorità Portuale riguardo le sorti del nostro porto.
Le iniziative da parte nostra per accendere i riflettori su questa vicenda iniziarono nel 2014 con la pulizia della spiaggia di S.Apollinare e una giornata in cui i brindisini poterono rivivere con noi la “mellonata” di agosto e ridare vita e dignità a quei luoghi a tutti tanto cari.