--di Marcello Orlandini www.brindisireport.it--
BRINDISI – La Digos di Brindisi questa mattina ha notificato alle direzioni aziendali di Polimeri Europa e di Basell, le due principali società insediate nel Petrolchimico di Brindisi, decreti preventivi di sequestro emessi dal gip Paola Liaci (procedimento numero 2168/10) su richiesta del pm Antonio Negro, che da due anni coordina le indagini sui ripetuti incidenti e malfunzionamenti del sistema di sicurezza di alcuni impianti, soprattutto del cracker della stessa Polimeri Europa. I sequestri riguardano complessivamente le sette torce di sicurezza in cui vengono dirottati gas e materie prime in caso di black-out o comunque di avarie o blocchi al ciclo di lavorazione. Ciò comporterà la fermata dell’intera fabbrica, dove – i dati sono del 2008 – lavorano circa 110 unità, 300 delle quali dell’indotto, mentre 120 circa sono quelli di Basell, poco più di 100 quelli della centrale termoelettrica a gas Enipower che tuttavia è esclusa dai provvedimenti, e il resto sono personale principalmente di Polimeri Europa, Syndial e Chemgas.
Giunge così ad una svolta l’indagine avviata dagli investigatori della Digos subito dopo il più esteso degli incidenti avvenuto negli ultimi due anni, quello della sera del 17 agosto 2008 quando un corto circuito in una sottostazione della centrale termoelettrica a gas di Enipower, che smista parte dell’energia alle altre aziende insediate nel Petrolchimico, fu la causa del black-out di 15 minuti che fece scattare il blocco automatico degli impianti. Due sbarre di alimentazione entrate in contatto provocarono l’interruzione nell’erogazione. Il sistema di sicurezza degli impianti allora deviò il propilene – circa 50 o 60 tonnellate – utilizzato come materia prima per le lavorazioni, nei bruciatori di una candela di Polimeri Europa e di una nuova candela a raso di Basell, sviluppando fiammate alte alcune decine di metri.
Fu il primo di una lunga serie di eventi che riguardarono però solamente Polimeri Europa e il suo impianto di cracking. Le rilevazioni dell’Arpa individuarono, in concomitanza delle accensioni di maggiore durata delle torce picchi di ricadute al suolo di sostanze cancerogene. In particolare, un rapporto di 17 pagine dell’Arpa sull’incidente al Petrolchimico di Brindisi, avvenuto il 29 settembre 2008, sottolineò che alle 20, circa due ore dopo l’entrata in funzione della torcia di Polimeri Europa, le concentrazioni nell’aria di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) avevano raggiunto quota 38 nanogrammi per metro cubo, rispetto alle concentrazioni medie giornaliere di luglio e agosto dello stesso anno che non avevano mai superato i 3-4 nanogrammi; e che le polveri sottili avevano raggiunto alla centralina Sisri quota 81 (il limite è 50 microgrammi).
La prima notizia dell’esistenza di una indagine arrivò nel febbraio del 2009. Nell’autunno 2008 invece le ripetute accensioni delle torce indussero la Provincia e l’allora presidente Michele Errico ad avviare un’ispezione in fabbrica, ma anche i vigili del fuoco del comando provinciale di Brindisi chiesero e ottennero un sopralluogo di una commissione del Comitato tecnico regionale. Illuminante sempre la relazione dell’Arpa sugli eventi del 2008, in cui furono presentati i dati di 11 monitoraggi di accensioni dal 21 giugno al 3 novembre di quell’anno, ma soprattutto in cui si rilevavano alcuni problemi cruciali.
La fabbrica non disponeva di sistemi di recupero gas in caso di malfunzionamenti, né di sistemi paralleli di alimentazione energetica in caso di interruzioni dell’erogazione di elettricità. Le torce di emergenza non erano dotate di flussometri per misurare quantità di gas e i tempi di smistamento, e questi sensori non erano previsti nella domanda di Autorizzazione integrata ambientale. Le relazioni tecniche trasmesse dalla Polimeri all’Arpa sugli eventi di accensione erano perciò “unicamente dati stimati e non misurati”. Una situazione in cui la procura, per vederci chiaro, non solo incaricò gli uomini del vicequestore Vincenzo Zingaro di effettuare una seri di accertamenti di polizia giudiziaria e di acquisizione di documentazione, ma incaricò anche un super-esperto di svolgere un’accurata perizia sull’intero sistema e di emergenza e sugli impianti ad esso collegati.
Relazione che è stata depositata alcune settimane addietro, e al momento è sfociata nel sequestro in atto stamani. Che comporterà la fermata, come già detto, dell’intera fabbrica. Ma la misura adotta dal gip Paola Liaci lascia alle due società Polimeri Europa e Basell la possibilità del riavvio della produzione se applicheranno ai sistemi sotto inchiesta gli accorgimenti tecnici indicati nella perizia. Se ne saprà di più alle 12, quando il procuratore capo Marco Di Napoli illustrerà i particolari dell’operazione.
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