10 novembre 2014

RESOCONTO CONFERENZA STAMPA - GIUSTIZIA PER LE VITTIME DI BRINDISI-

Si è svolta ieri mattina, presso la sede ACLI di Brindisi, la conferenza stampa organizzata da: ACLI, Cobas, No al carbone, Salute Pubblica, lavoratori e loro familiari; dal titolo: CONTROLLI PER GLI EX ESPOSTI ALL'AMIANTO E AD ALTRI CANCEROGENI, GIUSTIZIA PER LE VITTIME, SORVEGLIANZA SANITARIA PER TUTTI GLI EX ESPOSTI.
 

Nell’ intervento di apertura, Bobo Aprile (Cobas ed Associazione Esposti Amianto) ha voluto sottolineare quanto in questi anni sia stato difficile e irto di ostacoli, il percorso intrapreso (e non ancora concluso) con il patronato Acli, per l’ottenimento da parte dei lavoratori del riconoscimento di esposizione all’amianto. Tutto questo nonostante in Italia sia prevista la sorveglianza sanitaria dal 1991 per i lavoratori ex esposti all’amianto ed altri cancerogeni occupazionali, ed anche in Puglia queste norme non sono state applicate.
 

Il Dott. Portaluri, oncologo, oltre ad esortare il Patronato ad invitare i lavoratori ex esposti, da loro assistiti, di richiedere direttamente al medico di base di effettuare gli esami atti alla prevenzione secondaria dei tumori inerenti con il loro lavoro, ha fatto dichiarazioni importanti in merito alle analogie tra Mantova e Brindisi, riguardanti il petrolchimico, due città che ad oggi hanno vite giudiziarie completamente differenti:  "Dal 2001 al 2013 ho segnalato all'autorità giudiziaria 5 casi di mesotelioma, 9 tumori del polmone, 3 linfomi non Hodgkin e leucemie, 2 angiosarcomi in lavoratori di diversi comparti industriali brindisini. Come me, sono certo, anche altri medici avranno fatto lo stesso per i loro pazienti. Riteniamo allora che se a Mantova per gli stessi tipi di tumore si è celebrato un processo e si sono individuate delle responsabilità, lo stesso si possa fare a Brindisi. La sentenza di Mantova è l'ultima di ordine di tempo a smentire la tesi che per i tumori non sia possibile individuare una responsabilità penale”.
Il nostro intervento si è focalizzato sulla necessità, da parte della cittadinanza, di ottenere risposte semplici ad interrogativi pesanti.
Le nostre sono state considerazioni e riflessioni sul “caso Brindisi”, sulle nostre attività di informazione e di denuncia che da sempre avvengono seguendo l’iter istituzionale e democratico. Oltre a queste, anche attività atte a sensibilizzare le istituzioni attraverso un confronto diretto con le stesse. Solo pochi giorni fa, infatti, abbiamo incontrato i vertici della ASL di Brindisi per sollecitare la produzione di dati sanitari, vedi registro tumori ed indagine epidemiologica; e attraverso vari esposti di destare l’interessamento della magistratura.  
Quello che constatiamo però, nell’analisi del “caso Brindisi”, è un grave corto circuito delle istituzioni, che con il loro immobilismo arrecano un cattivo se non mancato servizio al cittadino.
Da un lato il Ministero dell’Ambiente dichiara Brindisi area SIN chiedendo la caratterizzazione di un territorio pari a più di 11.000 ettari, Brindisi viene anche dichiarata Area ad alto rischio di incidente rilevante; dall’altro, altre istituzioni, che avrebbero la loro ragion d’essere nel monitorare e controllare lo stato di salute e lo stato ambientale di un territorio, parliamo di Asl e Arpa, sono gravemente in ritardo e spesso inefficaci.  Chi dovrebbe inoltre accertare le responsabilità e quantificare i danni, parliamo della Magistratura, non sembra essere fortemente attiva ed impegnata su questi temi, a differenza di altre realtà, dove percorsi giudiziari differenti si sono conclusi con l’accertamento dei danni e dei colpevoli.  
Il nostro sforzo
di persone che sono parte attiva nella vita e nelle problematiche di un territorio, pur seguendo scrupolosamente l’iter costituzionale, viene di fatto vanificato.
Benchè siamo fermamente convinti di vivere in uno Stato di diritto e crediamo fortemente nel rispetto dei ruoli istituzionali, non possiamo non sottolineare questa anomalia, che certamente riguarda un po’ tutto il Paese Italia ma che qui, dove maggiormente lo Stato dovrebbe far sentire la sua presenza, paradossalmente non si  percepisce. Questo senso di impotenza poi, diviene anche rabbia, quando, per fare un esempio, a Brindisi viene chiuso il reparto di Medicina del Lavoro.
 
Ma il momento più incisivo è stato l’intervento di Nadia Stella, il cui padre, lavoratore del petrolchimico, è venuto a mancare pochi mesi fa per un tumore ai polmoni. Con la voce rotta dalla commozione e dalla rabbia, non ha potuto che chiedersi anche lei in che Paese viviamo, un Paese in cui lo Stato non solo non si prende cura dei suoi “figli” ma addirittura non da loro alcuna informazione su come prevenire, uno Stato che non informa.

La considerazione finale  a margine della conferenza stampa - oltre alla grande amarezza che ti lasciano alcune storie di vita – è lo sdegno nei confronti della classe dei giornalisti, assenti quasi al gran completo. Parlare ad una conferenza stampa, senza giornalisti, non ha molto senso, quando poi i temi sono questi, quando sono loro che dovrebbero fare il loro lavoro ed informare la città su cose serie e gravissime, beh allora non esistono giustificazioni. Brindisi e i brindisini meriterebbero ben altra considerazione.

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