9 novembre 2017

BRINDISI: LA (IL) CAPITALE INDUSTRIALE … DEL NORD.

BRINDISI: LA  IL CAPITALE INDUSTRIALE … DEL NORD.

di Diana Miraglia

Spesso capita di leggere sulla stampa, soprattutto locale, di Brindisi e della sua “indiscussa vocazione industriale; di una sua, quindi, naturale predisposizione ad un’attività industriale.
Ma, “naturale predisposizione” di cosa? Del territorio o della popolazione? Ma non eravamo un popolo di agricoltori e pescatori? La nostra non era una delle terre più fertili ed uno dei mari più ricchi? Come mai dopo 30 di industrializzazione continuiamo a primeggiare nelle classifiche delle città più povere?


Si ha la sensazione che più che parlare di “naturale vocazione industriale” si debba parlare di naturale vocazione all’insediamento del mega comparto industriale. Le caratteristiche le abbiamo tutte: assenza di una classe politica e dirigente forte; elevati tassi di disoccupazione; assenza di una popolazione attiva e critica capace di far valere i propri diritti; posizione strategica per il trasporto navale; ampi terreni situati vicino al mare di proprietà di piccoli contadini facilmente “schiacciabili”.


Cosa abbiamo avuto da questi insediamenti industriali? 



Lavoro: la maggior parte dell’incremento occupazionale (e non si parla di grandi cifre)  ha riguardato soprattutto il settore operaio con bassi livelli retributivi e condizioni lavorative pessime, con forti cadute occupazionali nel settore agricolo. Come mai non si sono formate forti professionalità nel settore industriale? Ma soprattutto, gli utili e  i capitali  dove sono finiti? Dove vengono reinvestiti? E le sedi e le classi dirigenziali di queste “industrie”, dove sono?

A Brindisi sicuramente no…se ne guarderebbero bene.

A Brindisi c’è però il così tanto decantato indotto indiretto, ma pur sempre indotto (il più delle volte operante nel settore terziario dei servizi e, come tale, facilmente adattabile ad un mercato in cambiamento).  Da qui una domanda ovvia: solo l’industria ha la fortuna di avere l’indotto? Perché l’agricoltura, la pesca ed il turismo non hanno questa grande fortuna? E se l’indotto è così importante, come mai il numero dei disoccupati è in continua crescita?


La verità è che a Brindisi questi mega impianti hanno dato solo le briciole ed in cambio si sono presi tutto. Hanno sfruttato i nostri territori, le nostre terre, il nostro mare; hanno distrutto i nostri paesaggi, la nostra salute e soprattutto le nostre “teste” e la nostra dignità . Ma la cosa peggiore è che lo hanno fatto e continuano a farlo con la collaborazione di chi, fiero di partecipare al tavolo degli avanzi, ne difende con convinzione l’operato: l’operaio terrorizzato al pensiero di perdere il salario mensile, l’ “industriale locale” che in assenza di un vero sviluppo rimane pur sempre l’industriale  dei poveri (vedi la scarsa propensione all’innovazione) , "l’aspirante politico”, per professione e non per ideologia, che ovviamente si guarda bene dal dire o fare qualcosa di “politicamente sconveniente”.


E queste briciole sono ormai diventate più importanti della stessa vita umana (vedi i recenti studi e la posizione dei tanti medici sull’argomento). C’è addirittura chi afferma a sostegno della sua tesi l’assenza di prove concrete dei danni ambientali o addirittura adduce gli studi che imputano tali danni alle emissioni dei camini di Torchiarolo, tesi che, per rispetto verso l’intelligenza umana, non vale la pena neanche confutare salvo invitare Cenerentola e Biancaneve a dire la loro.

C’è chi adesso auspica una conversione a gas del mega impianto energetico, ma anche in questo caso restiamo sempre nel campo dei mega impianti di sfruttamento di combustibili fossili. (lo sfruttamento estremo fino all’esaurimento da parte della grande industria).

Come mai in una terra in cui abbondano le tre fonti principali di energia rinnovabile (sole, mare e vento), non si è mai pensato ad uno sviluppo di questo tipo? La risposta è semplice : le energie rinnovabili comporterebbero una redistribuzione di reddito pro-capite che cozzerebbe con l’accumulo di capitali nelle mani dei grandi.

Fare chiarezza su questi punti era ed è lo scopo dell’attività delle associazioni ambientaliste il cui obiettivo principale è quello di risvegliare le coscienze e di infondere CORAGGIO nella popolazione affinché inizi a contrastare tali soprusi illegali. Un popolo ignorante e silente è il miglior complice dell’avidità e del malaffare.

Lo scenario ed il numero dei decessi registrati negli ultimi 30 anni è infine l’ultimo stadio della cupidigia umana.

Per l’operaio disperato che, nel timore di perdere il suo salario, è pronto a sfoderare la fatidica frase “vengo a mangiare a casa tua”, l’alternativa è quella di un nuovo e più dignitoso lavoro (basti pensare, nel breve, alla domanda di forza lavoro per le necessarie e auspicate opere di  bonifica dei terreni e, nel medio-lungo periodo, alla domanda di lavoro di un’economia sana basata principalmente sull’agricoltura, sulla pesca e sul turismo). Ed è a questo stesso operaio che chiedo quale “alternativa”, invece, prospetterebbe lui al padre che ha perso la figlia di 25 anni per leucemia..


Le azioni di  tutela dell’ambiente sono finalizzate alla tutela del diritto alla salute di TUTTI (operai, industriali e aspiranti politici compresi) e sono azioni portate avanti senza alcuno scopo di lucro.

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