(tratto dall'articolo di Sonia Gioia pubblicato sul Quotidiano di Brindisi sabato 15 Gennaio)
Decisione shock del pubblico ministero De Nozza. Si aggravano le accuse nei confronti dei tre imputati nel processo per danni provocati al suolo e al sottosuolo della città dal carbonile scoperto dell' Enel a partire dal 2005.
Le ipotesi di reato suppletive, che si sommano a quelle di "getto pericoloso di cose" per aver versato "quantitativi imprecisati di polvere di carbone" non avendo adottato misure idonee a coprire il parco di raccolta del combustibile e i camion, sono frutto di un supplemento di indaginedisposto dal pubblico ministero. Nello specifico il capo d'imputazione di nuovo conio contesta:" la mancata adozione di misure idonee e adeguate, quali la impermeabilizzazione del piano di stoccaggio del carbone, atti a prevenire la contaminazione delle matrici ambientali di suolo e sottosuolo, e il deposito e/o abbandono incontrollato nelle stesse, di rifiuti liquidi come conseguenze dirette e immediate dello stoccaggio del parco carbone di grandi quantità di combustibile a cielo aperto". Secondo il magistrato inquirente, i tre imputati concorrevano, "unitamente al gruppo Enel", a causare una contaminazione " del suolo e del sottosuolo dell'aria destinata allo stoccaggio del carbone, matrici ambientali nelle quali finivano per essere abbandonati e o depositati in modo incontrollato, rifiuti liquidi, nella specie percolato prodotto dal contatto fra il carbone e l'acqua derivante sia dalle precipitazioni meteoriche che dalla pratica di inumidire con getti d'acqua sui cumuli per provare a ridurre l'aerodistrazione".
Ipotesi di reato che c'entrano con la qualità del suolo e del sottosuolo, ma anche con la qualità della vita e della salute pubblica nella città di Brindisi. Ipotesi che appesantiscono enormemente il teorema accusatorio a carico dei tre imputati, ai quali il collegio presieduto dal giudice Gabriele Perna ha concesso due mesi di tempo per le controdeduzioni del caso. Il processo Coke, nato dall'inchiesta avviata nel 2005 dalla Procura di Brindisi partendo dall' esposto di due titolari di auto della zona industriale, contava inizialmente ben 55 indagati. Il 21 Novembre 2009, l'inchiesta si chiude per ben 52 degli imputati con una parola sola "prescrizione", manna salvifica per vecchi dirigenti delle società Enel ed Edipower e titolari di aziende di trasporto, i cosiddetti "padroncini", di Brindisi.
Il nuovo fronte di indagine scoperchia una verità difficile per la città prima ancora che per gli imputati, sempre che le ipotesi acquisiscano sostanza di prova nel corso del dibattimento. Per tanti questo è un fatto, lo scenario di danni ambientali e inquinamento provocato dal carbonile è segreto di Pulcinella. Ma non fa ridere:
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