7 agosto 2013

MULINI A VENTO di A.Martina

di Andrea Martina 

La pianura non ti frega più di tanto, l'unico suo appiglio è l'orizzonte. Nessuna collina che può nascondere un pascolo o una discarica, nessun fiume che scende a valle, nessuna casa che sbuca se cambi la prospettiva. È tutto lì, se ti va di vedere.
Ma io abitavo in paese ed è tutta un'altra storia. Case, chiese, viali, tombini, palazzetti... è tutta un'altra storia in paese, lì le cose non sono sincere.
La festa estiva del santo patrono (perdonate le lettere minuscole, ma io non so ancora se ci credo) era ormai pronta, le persone sembravano più gentili, ma il caffè dei bar era sempre la solita storia.


Ho un po' la fissa per i bar, portano con se tante storie e tante contraddizioni. Un negozio di abbigliamento verrà preso sempre per quello che è, mentre se il bar avrà 50 clienti fissi quei 50 clienti fissi diranno all'unico barista come dovrebbe andare il bar secondo loro (un po' come quando la Nazionale gioca i mondiali e tutti diventano allenatori). Ma sta a vedere se adesso facciamo della filosofia sui bar.
Comunque in quei posti si ascolta meglio, c'erano 35 gradi e avevo bisogno di qualcosa di fresco. Non ero il solo. Davanti al bancone due signori discutevano dandosi ragione l'uno con l'altro.
“stai tranquillo, quando c'è da mangiare una chiamata mi devi fare”
“ma infatti. Tanto che siano campetti da tennis, terreni o camion che devono portare cose...cosa mi interessa? Tu mi devi dire quanto devo prendere io e quanto gli amici”
Mi vedono, abbassano la voce perché sanno che io vado a sbattere contro i mulini a vento. Allora dico a loro: “Signori, fate pure...”
“Ci pigli per il culo per caso?”

Non rispondo, consumo la mia bevanda, pago ed esco dal bar. Non riesco a rispondere a persone che si spartiscono anche la madre pur di far soldi. Viaggiano da un'attività imprenditoriale all'altra. Oggi sono imprenditori, domani fanno gli ambientalisti, dopodomani diventano sponsor di inceneritori, tra cinque giorni pubblicheranno una frase di Borsellino per commemorarne la scomparsa, tra sette giorni daranno una bustarella per edificare dove non si poteva, tra otto un tiro di coca e tra dieci diranno ad un camionista di andare in una fossa o su una spiaggia poco frequentata per scaricare qualcosa. Sono le puttane moderne.
Capite perché non rispondo, pago ed esco dal bar? Potrei parlare ore ed ore con una tavola di compensato e avere un colloquio più costruttivo.
Ok, io non parlo con questa gente. Però mi pulsa la vena, mi viene il formicolio e quando succede questo mi rifugio nella pianura. Almeno lei è sincera, vedi tutto chiaro.
Avevo deciso di correre, mi piace vedere la terra che si prepara alla vendemmia e affrontare quelle strane curve a gomito che rilanciano l'andatura.
Dopo un chilometro mi immetto in una stradina che a destra vede alberi di ulivo impazziti e a sinistra tanta vigna, qui vogliono costruire una centrale che brucia merda. Chi sta appoggiando tutto questo lo chiama “impianto” e non centrale, che è come trovarsi davanti ad un centro commerciale di tre piani e dire: “tò, che bella villetta!”.
Parlate voi con questa gente disposta a girare con la mascherina per la puzza e dichiarare in pubblico che dalla centrale esce cipria. Provateci, perché hanno le risposte pronte.
Provate a dire: “quella centrale ci inquina e ci sta ammazzando”, vi diranno: “tu con la scusa della centrale vuoi fare politica”. Provate a denunciare che: “ci sono mafiosi che stanno avvelenando quello che ci appartiene”, ti risponderanno: “stai zitto, non fare pubblicità cattiva al paese... con la scusa della mafia vuoi fare il protagonista e quindi vuoi fare politica”. Oppure dite: “la tua camicia non sta tanto bene con quei pantaloni”, la risposta sarà: “con la scusa delle belle camicie vuoi fare politica”.
La buttano in politica, l'unica cosa che sanno fare oltre a contare le banconote da 50 (sui tagli da 100 non garantisco). Sono così: guardate loro e pensate ad una tavola di compensato di media qualità.
Rientro verso casa, Cerano sta fumando e il maestrale tira forte. Oggi saremo di più a firmare una cambiale con i nostri polmoni.
Sotto la doccia penso sempre ai mulini a vento e a Don Chisciotte che voleva sconfiggerli. Me lo immagino che prova a fermare pale di cinque metri con una spada, cade e ricomincia.
Quando si prova a dire di “NO” si è consapevoli che non c'è spazio per altro. Anzi forse dire quella parola vuol dire guadagnarsi o riprendersi uno spazio che è di tutti. Ci mangeranno in 10? Ci vivono in 1000. L'acqua calda ora mi rilassa ed io ai mulini a vento ci penso sempre. Molti potranno intendere che combattere contro crimini ambientali e mafie vuol dire combattere contro dei mulini a vento, utopie.
Proprio come Don Chisciotte.
Sciocchi.
Siamo noi i mulini a vento.

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