2 ottobre 2013

ENEL: GUERRIERI DAVVERO? La compagnia energetica e le cessioni per ridurre i debiti

La comunicazione di ENEL basata sullo storytelling collettivo
e sul coinvolgimento cross-mediali degli utenti con la campagna Guerrieri ha avuto vasta eco sui social media.  Il tono del messaggio proposto  da ENEL intendeva proporre una condivisione del fardello di impegno e carico sopportato dalla gente comune in una situazione di generalizzata difficoltà economica, dando la voce ai protagonisti di vite quotidiane  in cui l’unico imperativo categorico è rispondere con azioni concrete alle situazioni di sfida che si presentano quotidianamente. Lo scopo era quello di aprire in modo bidirezionale la comunicazione tra il promotore dell’iniziativa e i 'guerrieri' sparsi per l’Italia, supportati, come da claim della campagna, nelle proprie sfide quotidiane dall’energia di ENEL.
L’escamotage pubblicitario è stato fiutato presto dagli utenti 3.0 e le potenzialità messe a disposizione dalla comunicazione multicanale many-to-many basate su  Interne hanno finito per fare il resto: basta vedere le associazioni tra l’hashtag ufficiale  #guerrieri  della campagna di ENEL e l’hashtag  #epicfail, che indica l’insuccesso clamoroso di una iniziativa in rete, segnalato dagli utilizzatori di social media.

Associando il secondo concetto a quello proposto dalla campagna di comunicazione della multinazionale, il popolo della rete ha approfittato a costo zero di una pubblicità milionaria di ENEL per dirottare il senso della comunicazione. L’iniziativa si è formata spontaneamente su Twitter ed è stata poi gestita da Wu Ming Foundation , l’atelier creativo di narrativa collettiva, che ha invitato gli utenti dei social media a denunciare gli aspetti meno graditi dell’operato dell’impresa: sono così emersi  l’alto costo dell’energia elettrica venduta, le pratiche anti-ecologiche realizzate in Italia, e nel mondo, l’impossibilità di investire in energie alternative e ogni altro aspetto sgradito al pubblico dell’azione dell’impresa., come emerge da questo storify che raccoglie i tweet degli utenti ribelli. Come ha notato sul suo blog Matteo Flora, importante social reputation manager: «La risposta Twitter a sfavore del brand è stata decisamente superiore a qualunque risultato positivo del brand, e gli utenti non sollecitati l’hanno fatta da padrona.»

Insomma, mentre si verifica uno dei pochi casi di partecipazione collettiva ad una campagna di comunicazione pubblica realizzata da una grande impresa, con il risultato di ribaltare il senso del messaggio e di inviare segnali chiari circa la reale percezione della identità del brand, ENEL si preoccupa di disinvestire nella rete gas, con l’annunciata cessione di una quota di quasi il 15% a F2I, i fondi italiani per le infrastrutture, amministrati da Vito Gamberale, uno dei più noti e controversi manager italiani, e gestito grazie alle risorse di sponsor come Cassa Depositi e Prestiti, Unicredit, Intesa San Paolo, Merrill Lynch – BoA e un network di Fondazioni bancarie e di Casse di Previdenza. 
Non solo. Come riportato da 'Sole 24 Ore' , la stagione delle dismissioni in ENEL ha prodotto di recente altri risultati: la cessione del 19,6% di Sever Energia, sempre attiva nel settore gas,  per una cifra di 1,8 miliardi e la vendita di 3000 immobili a maggio 2013, con gli incerti di un mercato immobiliare particolarmente difficile. Il piano per la riduzione dell’indebitamento della compagnia elettrica ha delle cifre di primo piano: si parla di dismissioni per 6 miliardi di euro, come annunciato da Fulvio Conti, Amministratore Delegato e Direttore Generale della compagnia, nel corso di una comunicazione sui risultati dell’impresa, svolta lo scorso 1 agosto.  Conti ha affermato che lo scopo del vasto  programma di vendite sul mercato, che coinvolge un ampia serie di asset del gruppo industriale, è: «la riduzione dell’indebitamento entro il 2014».
La situazione economica di ENEL è del resto complicata dalla fine del 2012, quando è stato registrato un calo dell’utile netto dell’impresa del -79% rispetto al 2011. L’intero settore delle public utilities elettriche è in difficoltà a causa della recessione economica globale, ma la cifra dell’indebitamento netto di ENEL, arrivato a fine 2012 a 42,9 miliardi di euro sembra davvero rilevante.  Ma critiche serrate, oltre ai non brillanti risultati di mercato, riguardano anche le strategie di produzione energetica: esse giungono dal mondo ambientalista, ma anche da parte di utenti dell’impresa non soddisfatti dalle scelte strategiche operate e attivi su tutti i social media (a prescindere dalla campagna Guerrieri). In questo senso, tutto comincia con Greenpeace, la principale organizzazione ecologista italiana, che denuncia dal 2012 con la campagna 'Facciamo luce su ENEL', l’eccessivo impiego del carbone come fonte di creazione di energia scelta dalla strategia energetica dell’impresa italiana. In una serie di dichiarazioni a 'Fatto Quotidiano', i responsabili di Greenpeace hanno sottolineato come l’Amministratore Delegato «Conti sta facendo del carbone un primato assoluto e nefasto per la sua azienda, nella quale la produzione e gli investimenti sulle nuove rinnovabili rimangono marginali. Greenpeace chiede che venga quanto prima rimosso il management ENEL e che l’azienda cambi radicalmente rotta». Insomma, con un piano di dismissioni quasi forzate per ridurre i debiti troppo alti, con i ricavi in calo nelle due aree geografiche tradizionalmente più importanti come Spagna e Italia, con le serrate critiche di importanti organizzazioni come Greenpeace sullo sbilanciamento verso la produzione a carbone invece di prevedere investimenti in energie alternative e rinnovabili, la questione degli errori nella comunicazione pubblica sembra il minore dei problemi di un gruppo industriale che sembra ancora oggi molto affine alla visione del capitalismo politico elaborata da Max Weber. Il noto sociologo tedesco affermava che un eccessivo rapporto con la  burocrazia statale avrebbe reso fragile ogni forma di capitalismo, vanificando il ruolo dell’imprenditorialità come ricerca della innovazione, diminuendo il dinamismo indotto da una effettiva e reale concorrenza e annacquando la capacità di fornire risposte e idee nuove a fronte delle crisi emergenti. Tutte doti dei veri guerrieri.


fonte: - L'indro.it

La comunicazione di ENEL basata sullo storytelling coll - See more at: http://www.lindro.it/politica/2013-10-01/102059-enel-guerrieri-davvero#sthash.Jewtj39q.DkbwZ6J7.dpufLa comunicazione di ENEL basata sullo storytelling collettivo e sul coinvolgimento cross-mediali degli utenti con la campagna Guerrieri ha avuto vasta eco sui social media.  Il tono del messaggio proposto  da ENEL intendeva proporre una condivisione del fardello di impegno e carico sopportato dalla gente comune in una situazione di generalizzata difficoltà economica, dando la voce ai protagonisti di vite quotidiane  in cui l’unico imperativo categorico è rispondere con azioni concrete alle situazioni di sfida che si presentano quotidianamente. Lo scopo era quello di aprire in modo bidirezionale la comunicazione tra il promotore dell’iniziativa e i 'guerrieri' sparsi per l’Italia, supportati, come da claim della campagna, nelle proprie sfide quotidiane dall’energia di ENEL.
L’escamotage pubblicitario è stato fiutato presto dagli utenti 3.0 e le potenzialità messe a disposizione dalla comunicazione multicanale many-to-many basate su  Interne hanno finito per fare il resto: basta vedere le associazioni tra l’hashtag ufficiale  #guerrieri  della campagna di ENEL e l’hashtag  #epicfail, che indica l’insuccesso clamoroso di una iniziativa in rete, segnalato dagli utilizzatori di social media.
Associando il secondo concetto a quello proposto dalla campagna di comunicazione della multinazionale, il popolo della rete ha approfittato a costo zero di una pubblicità milionaria di ENEL per dirottare il senso della comunicazione. L’iniziativa si è formata spontaneamente su Twitter ed è stata poi gestita da Wu Ming Foundation , l’atelier creativo di narrativa collettiva, che ha invitato gli utenti dei social media a denunciare gli aspetti meno graditi dell’operato dell’impresa: sono così emersi  l’alto costo dell’energia elettrica venduta, le pratiche anti-ecologiche realizzate in Italia, e nel mondo, l’impossibilità di investire in energie alternative e ogni altro aspetto sgradito al pubblico dell’azione dell’impresa., come emerge da questo storify che raccoglie i tweet degli utenti ribelli. Come ha notato sul suo blog  Matteo Flora, importante social reputation manager: «La risposta Twitter a sfavore del brand è stata decisamente superiore a qualunque risultato positivo del brand, e gli utenti non sollecitati l’hanno fatta da padrona.»

Insomma, mentre si verifica uno dei pochi casi di partecipazione collettiva ad una campagna di comunicazione pubblica realizzata da una grande impresa, con il risultato di ribaltare il senso del messaggio e di inviare segnali chiari circa la reale percezione della identità del brand, ENEL si preoccupa di disinvestire nella rete gas, con l’annunciata cessione di una quota di quasi il 15% a F2I, i fondi italiani per le infrastrutture, amministrati da Vito Gamberale, uno dei più noti e controversi manager italiani, e gestito grazie alle risorse di sponsor come Cassa Depositi e Prestiti, Unicredit, Intesa San Paolo, Merrill Lynch – BoA e un network di Fondazioni bancarie e di Casse di Previdenza. Non solo. Come ricordato da 'Sole 24 Ore', la stagione delle dismissioni in ENEL ha prodotto di recente altri risultati: la cessione del 19,6% di Sever Energia, sempre attiva nel settore gas,  per una cifra di 1,8 miliardi e la vendita di 3.000 immobili a maggio 2013, con gli incerti di un mercato immobiliare particolarmente difficile. Il piano per la riduzione dell’indebitamento della compagnia elettrica ha delle cifre di primo piano: si parla di dismissioni per 6 miliardi di euro, come annunciato da Fulvio Conti, Amministratore Delegato e Direttore Generale della compagnia, nel corso di una comunicazione sui risultati dell’impresa, svolta lo scorso 1 agosto.  Conti ha affermato che lo scopo del vasto  programma di vendite sul mercato, che coinvolge un ampia serie di asset del gruppo industriale, è: «la riduzione dell’indebitamento entro il 2014».
La situazione economica di ENEL è del resto complicata dalla fine del 2012, quando è stato registrato un calo dell’utile netto dell’impresa del -79% rispetto al 2011. L’intero settore delle public utilities elettriche è in difficoltà a causa della recessione economica globale, ma la cifra dell’indebitamento netto di ENEL, arrivato a fine 2012 a 42,9 miliardi di euro sembra davvero rilevante.  Ma critiche serrate, oltre ai non brillanti risultati di mercato, riguardano anche le strategie di produzione energetica: esse giungono dal mondo ambientalista, ma anche da parte di utenti dell’impresa non soddisfatti dalle scelte strategiche operate e attivi su tutti i social media (a prescindere dalla campagna Guerrieri). In questo senso, tutto comincia con Greenpeace, la principale organizzazione ecologista italiana, che denuncia dal 2012 con la campagna 'Facciamo luce su ENEL', l’eccessivo impiego del carbone come fonte di creazione di energia scelta dalla strategia energetica dell’impresa italiana. In una serie di dichiarazioni a 'Il Fatto Quotidiano', i responsabili di Greenpeace hanno sottolineato come l’Amministratore Delegato «Conti sta facendo del carbone un primato assoluto e nefasto per la sua azienda, nella quale la produzione e gli investimenti sulle nuove rinnovabili rimangono marginali. Greenpeace chiede che venga quanto prima rimosso il management ENEL e che l’azienda cambi radicalmente rotta». Insomma, con un piano di dismissioni quasi forzate per ridurre i debiti troppo alti, con i ricavi in calo nelle due aree geografiche tradizionalmente più importanti come Spagna e Italia, con le serrate critiche di importanti organizzazioni come Greenpeace sullo sbilanciamento verso la produzione a carbone invece di prevedere investimenti in energie alternative e rinnovabili, la questione degli errori nella comunicazione pubblica sembra il minore dei problemi di un gruppo industriale che sembra ancora oggi molto affine alla visione del capitalismo politico elaborata da Max Weber. Il noto sociologo tedesco affermava che un eccessivo rapporto con la  burocrazia statale avrebbe reso fragile ogni forma di capitalismo, vanificando il ruolo dell’imprenditorialità come ricerca della innovazione, diminuendo il dinamismo indotto da una effettiva e reale concorrenza e annacquando la capacità di fornire risposte e idee nuove a fronte delle crisi emergenti. Tutte doti dei veri guerrieri.


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L’escamotage pubblicitario è stato fiutato presto dagli utenti 3.0 e le potenzialità messe a disposizione dalla comunicazione multicanale many-to-many basate su  Interne hanno finito per fare il resto: basta vedere le associazioni tra l’hashtag ufficiale  #guerrieri  della campagna di ENEL e l’hashtag  #epicfail, che indica l’insuccesso clamoroso di una iniziativa in rete, segnalato dagli utilizzatori di social media.
Associando il secondo concetto a quello proposto dalla campagna di comunicazione della multinazionale, il popolo della rete ha approfittato a costo zero di una pubblicità milionaria di ENEL per dirottare il senso della comunicazione. L’iniziativa si è formata spontaneamente su Twitter ed è stata poi gestita da Wu Ming Foundation , l’atelier creativo di narrativa collettiva, che ha invitato gli utenti dei social media a denunciare gli aspetti meno graditi dell’operato dell’impresa: sono così emersi  l’alto costo dell’energia elettrica venduta, le pratiche anti-ecologiche realizzate in Italia, e nel mondo, l’impossibilità di investire in energie alternative e ogni altro aspetto sgradito al pubblico dell’azione dell’impresa., come emerge da questo storify che raccoglie i tweet degli utenti ribelli. Come ha notato sul suo blog  Matteo Flora, importante social reputation manager: «La risposta Twitter a sfavore del brand è stata decisamente superiore a qualunque risultato positivo del brand, e gli utenti non sollecitati l’hanno fatta da padrona.» - See more at: http://www.lindro.it/politica/2013-10-01/102059-enel-guerrieri-davvero#sthash.Jewtj39q.DkbwZ6J7.dpuf
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Associando il secondo concetto a quello proposto dalla campagna di comunicazione della multinazionale, il popolo della rete ha approfittato a costo zero di una pubblicità milionaria di ENEL per dirottare il senso della comunicazione. L’iniziativa si è formata spontaneamente su Twitter ed è stata poi gestita da Wu Ming Foundation , l’atelier creativo di narrativa collettiva, che ha invitato gli utenti dei social media a denunciare gli aspetti meno graditi dell’operato dell’impresa: sono così emersi  l’alto costo dell’energia elettrica venduta, le pratiche anti-ecologiche realizzate in Italia, e nel mondo, l’impossibilità di investire in energie alternative e ogni altro aspetto sgradito al pubblico dell’azione dell’impresa., come emerge da questo storify che raccoglie i tweet degli utenti ribelli. Come ha notato sul suo blog  Matteo Flora, importante social reputation manager: «La risposta Twitter a sfavore del brand è stata decisamente superiore a qualunque risultato positivo del brand, e gli utenti non sollecitati l’hanno fatta da padrona.»
Insomma, mentre si verifica uno dei pochi casi di partecipazione collettiva ad una campagna di comunicazione pubblica realizzata da una grande impresa, con il risultato di ribaltare il senso del messaggio e di inviare segnali chiari circa la reale percezione della identità del brand, ENEL si preoccupa di disinvestire nella rete gas, con l’annunciata cessione di una quota di quasi il 15% a F2I, i fondi italiani per le infrastrutture, amministrati da Vito Gamberale, uno dei più noti e controversi manager italiani, e gestito grazie alle risorse di sponsor come Cassa Depositi e Prestiti, Unicredit, Intesa San Paolo, Merrill Lynch – BoA e un network di Fondazioni bancarie e di Casse di Previdenza. Non solo. Come ricordato da 'Sole 24 Ore', la stagione delle dismissioni in ENEL ha prodotto di recente altri risultati: la cessione del 19,6% di Sever Energia, sempre attiva nel settore gas,  per una cifra di 1,8 miliardi e la vendita di 3.000 immobili a maggio 2013, con gli incerti di un mercato immobiliare particolarmente difficile. Il piano per la riduzione dell’indebitamento della compagnia elettrica ha delle cifre di primo piano: si parla di dismissioni per 6 miliardi di euro, come annunciato da Fulvio Conti, Amministratore Delegato e Direttore Generale della compagnia, nel corso di una comunicazione sui risultati dell’impresa, svolta lo scorso 1 agosto.  Conti ha affermato che lo scopo del vasto  programma di vendite sul mercato, che coinvolge un ampia serie di asset del gruppo industriale, è: «la riduzione dell’indebitamento entro il 2014».
La situazione economica di ENEL è del resto complicata dalla fine del 2012, quando è stato registrato un calo dell’utile netto dell’impresa del -79% rispetto al 2011. L’intero settore delle public utilities elettriche è in difficoltà a causa della recessione economica globale, ma la cifra dell’indebitamento netto di ENEL, arrivato a fine 2012 a 42,9 miliardi di euro sembra davvero rilevante.  Ma critiche serrate, oltre ai non brillanti risultati di mercato, riguardano anche le strategie di produzione energetica: esse giungono dal mondo ambientalista, ma anche da parte di utenti dell’impresa non soddisfatti dalle scelte strategiche operate e attivi su tutti i social media (a prescindere dalla campagna Guerrieri). In questo senso, tutto comincia con Greenpeace, la principale organizzazione ecologista italiana, che denuncia dal 2012 con la campagna 'Facciamo luce su ENEL', l’eccessivo impiego del carbone come fonte di creazione di energia scelta dalla strategia energetica dell’impresa italiana. In una serie di dichiarazioni a 'Il Fatto Quotidiano', i responsabili di Greenpeace hanno sottolineato come l’Amministratore Delegato «Conti sta facendo del carbone un primato assoluto e nefasto per la sua azienda, nella quale la produzione e gli investimenti sulle nuove rinnovabili rimangono marginali. Greenpeace chiede che venga quanto prima rimosso il management ENEL e che l’azienda cambi radicalmente rotta». Insomma, con un piano di dismissioni quasi forzate per ridurre i debiti troppo alti, con i ricavi in calo nelle due aree geografiche tradizionalmente più importanti come Spagna e Italia, con le serrate critiche di importanti organizzazioni come Greenpeace sullo sbilanciamento verso la produzione a carbone invece di prevedere investimenti in energie alternative e rinnovabili, la questione degli errori nella comunicazione pubblica sembra il minore dei problemi di un gruppo industriale che sembra ancora oggi molto affine alla visione del capitalismo politico elaborata da Max Weber. Il noto sociologo tedesco affermava che un eccessivo rapporto con la  burocrazia statale avrebbe reso fragile ogni forma di capitalismo, vanificando il ruolo dell’imprenditorialità come ricerca della innovazione, diminuendo il dinamismo indotto da una effettiva e reale concorrenza e annacquando la capacità di fornire risposte e idee nuove a fronte delle crisi emergenti. Tutte doti dei veri guerrieri.
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