Enel risponde alle nostre proposte di convenzione presentate nella conferenza stampa di mercoledì 15, e lo fa con un comunicato stampa a firma dei "rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza".
Contestano i contenuti delle proposte -grazie alle convenzioni passate Enel ha già versato a Brindisi 75 milioni di euro-, e continuano -perchè mai si dovrebbe ridurre la produzione se sono rispettati i limiti delle emissioni?- e infine con la solita "tiritera" dei posti di lavoro, sostenendo che il gruppo No al carbone vorrebbe togliere il lavoro a 1300 famiglie.
Vorremmo dire ai signori Carlo Depunzio, Angelo Melacca e Angelo Petraroli che dicono di aver firmato tale comunicato, che i 75 milioni di euro che Enel avrebbe già versato sono briciole in confronto agli enormi profitti conseguiti quintuplicando la produzione attraverso convenzioni vergognose e criminali, in cui per ogni tonnellata di carbone movimentato scattava la tangente per l'amministratore colluso.
Ai "rappresentanti per la sicurezza" che sventolano la bandiera della legalità vorremmo ricordare che amministratori della loro azienda nel 2009 sono stati arrestati per organizzazione mafiosa dedita al traffico di rifiuti pericolosi.
Circa 100.000 le tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente nel 2006 e 2007 per un profitto di oltre 6 milioni di euro l’anno, mentre si aggira intorno ai 20 milioni di euro la spesa stimata per lo smaltimento del materiale in discariche idonee.
Vorremmo ricordare che nello stesso anno la Procura di Brindisi ha notificato 12 avvisi di garanzia ad altrettanti dipendenti Enel tra manager, responsabili di settore e di impianto per rispondere all'accusa di getto pericoloso di cose (art. 674 cp) e danneggiamento di piante e di viti (art. 635 cp): ipotesi di reato che si riferiscono alla possibilità che i terreni e le piantagioni adiacenti alle aree adibite alla movimentazione del carbone siano state contaminate dallo stesso.
Potremmo continuare citando altre inchieste ed esposti presentati per danni all'ambiente e alla salute.
Enel chiede -perchè ridurre la produzione se vengono rispettati i limiti delle emissioni?-
Semplice. Perchè i limiti non vengono rispettati,e a dirlo non sono gli "ecoterroristi" ma per esempio il Registro INES sulle emissioni di inquinanti in acqua e in mare.
Ma non è solo una questione di quantità. Il carbone bruciato a Cerano è di pessima qualità, ad alto contenuto di zolfo. Ma il problema si aggrava perchè il carbone è radioattivo, quindi si ha una radioattività in atmosfera che subisce chi vive nell'ambito delle centrali a carbone.
Il 90% degli elementi radioattivi emessi dalle centrali a carbone è costituito dal Polonio-210 e dal Piombo-210. Il primo impiega più di quattro mesi a dimezzare la propria radioattività, il secondo 22 anni.
Il che significa che quando una particella di Piombo-210, trasportata dalle polveri emesse dalle centrali, si deposita nei polmoni o in qualsiasi parte del nostro organismo, irradierà le nostre cellule per buona parte della nostra vita. Enel dice di possedere la tecnologia per abbattere la gran parte delle emissioni di questi materiali, ma si ferma lì e non dice che fine fanno le ceneri residue.
Perchè ammesso che gli abbattitori funzionino, il problema si sposta ma non si elimina.
Questo si chiama morire a norma di legge.
L’uso del carbone è conveniente per le aziende elettriche che si ingrassano con gli enormi profitti, ma non per le popolazioni che risiedono vicino alle centrali.
Gli studi sulla salute della popolazione brindisina sono pochi ma ci sono. La mortalità è più alta che nelle zone vicine. Negli ultimi decenni ci sono stati circa 30 morti in più all’anno rispetto a quelli attesi se avessimo rispettato la stessa tendenza delle altre zone della regione. Inoltre ci sono degli studi condotti da ricercatori, dell’Arpa e del CNR di Lecce, sui dati di Brindisi che dimostra come certi tipi di ricoveri e di decessi aumentino quando si innalza, all’interno di quei limiti di legge che sono rispettati, la concentrazione di alcuni inquinanti. Quindi anche i cosiddetti limiti di legge non sono poi così sicuri nel breve periodo e la combustione del carbone partecipa a questi innalzamenti.
L'altro punto messo in discussione nel comunicato dell'Enel riguarda la questione lavoro, ma sebbene le nostre proposte vanno nella direzione della tutela dell'occupazione, non ci sentiamo di ribattere a queste accuse che fanno parte di una oramai logora logica di "ricatto occupazionale" che Brindisi conosce benissimo, alla quale è ormai stanca di sottostare.
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