In questi giorni si sono succeduti due importanti avvenimenti che riguardano le società elettriche presenti sul territorio. Uno riguarda Edipower e l'altro l'Enel.
Edipower ha presentato un piano industriale che prevede ingenti investimenti finanziari per la copertura del carbonile e la realizzazione di desolforatori per utilizzare carbone ad alto contenuto di zolfo e quindi più inquinante. L’Edipower avrebbe dovuto invece, secondo le convenzioni firmate nel 1996, essere riconvertita a gas avendo ottenuto i permessi necessari. Chiediamo quindi all’Edipower di utilizzare quelle risorse per convertire la centrale al gas. Brindisi non può sopportare ancora più carbone; o l’Edipower passa al gas oppure chiude con il trasferimento dei lavoratori presso la centrale di Cerano (o qualunque altra sistemazione). Brindisi non può avere 2 centrali a carbone.
Il secondo punto riguarda l'Enel sotto un duplice aspetto. Il primo è relativo ad un intervento del Ministero dell'Ambiente che suggerisce all'amministrazione comunale di ritirare la denuncia per inquinamento dei terreni circostanti il nastro trasportatore (di carbone), per poter beneficiare di un compenso economico elargito da Enel, in favore dei coltivatori interessati, ma non di tutto il resto della cittadinananza, che comunque ha subito i danni dell’inquinamento.
A seguito di questo Accordo il Comune non otterrà nient’altro come risarcimento dei danni subiti dal territorio; d’altro canto Enel, stabilendo la quantificazione del danno commesso e quindi il prezzo da pagare, ha implicitamente ammesso la propria resposabilità nell’aver inquinato i terreni per anni.
Tutto questo procedimento che ha interessato Comune, Enel e Ministero è avvenuto all’oscuro della cittadinanza, con un provvedimento della giunta comunale che ricorda tanto il modo di fare di un decennio fa quando le decisioni più importanti che riguardavano le aziende energetiche presenti sul territorio (o prossime ad esserlo) venivano prese "in privato" piuttosto che alla luce del sole in Consiglio Comunale.
L'ultimo riflessione è rivolta a coloro i quali, da qualche mese a questa parte, si affannavano ad auspicare la firma immediata delle convenzioni onde evitare la perdita dei finanziamenti per l'ambientalizzazione degli impianti. La loro lungimiranza non supera il proprio naso: è chiaro infatti, così come da noi più volte affermato, che le opere di ambientalizzazione come il carbonile coperto, l’installazione di desolforatori e quant’altro, vengono avviate pur non essendo state firmate le convenzioni: ciò dimostra che la progettazione di tali opere non poteva nè doveva essere utilizzata strumentalmente come contro-partita per la riduzione del carbone.
I rappresentanti di Confindustria, dei sindacati e più di qualche rappresentante politico farebbero bene a seguire il consiglio di Mark Twain per cui è meglio tenere la bocca chiusa e passare per stupidi, piuttosto che aprirla e darne conferma.
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