18 settembre 2013

CIVITAVECCHIA E I NUMERI CHE SPAVENTANO

Dopo i dati dei codici di esenzione 048 di Taranto, Brindisi e La Spezia, arrivano altri numeri che spaventano e questa volta riguardano Civitavecchia.
Lo scrive Fulvio Floccari, Medico Chirurgo, in un articolo/intervista su #TerzaStrada.it che riportiamo.

Civitavecchia e la salute: numeri che spaventano.
C’è un documento che scotta, riguardante lo stato di salute della popolazione di Civitavecchia e dintorni. 

Che tipo di studio è?
E’ una analisi condotta sulle cartelle cliniche ospedaliere delle ASL della regione Lazio e sui certificati di morte rilasciati dai Medici di Medicina Generale.

Chi ha riguardato?
Gli assistiti residenti nei comuni di Civitavecchia, Allumiere, Tarquinia, Tolfa e Santa Marinella, dimessi o deceduti nel periodo tra il 1° gennaio 2006 e il 31 dicembre 2010.

Chi lo ha condotto?
Il Dipartimento di Prevenzione della Regione Lazio.

Quali sono stati i risultati?
A Civitavecchia si è osservato:
  • eccesso di mortalità, sia per gli uomini che per le donne;
  • eccesso di mortalità per tumori maligni, per gli uomini (tumori del polmone, della pleura e del fegato) e per le donne (tumori del rene)
  • eccesso di mortalità per infezioni delle vie aeree per uomini e donne.
Lo studio delle ospedalizzazioni ha evidenziato tra gli uomini :
  • un aumento del ricorso alle cure ospedaliere per tutte le cause;
  • eccessi di ricovero per patologie tumorali (+9%), tumore del polmone (+38%), tumore della pleura (+356%), tumore maligno cutaneo (+67%), infezioni delle vie aeree (+284%).
Tra le donne si è osservato :
  • un aumento del ricorso alle cure ospedaliere per tutte le cause (+8%),
  • eccesso di ricoveri per cause tumorali (+11%), in particolare per tumore del colon retto (+28%), del polmone (+29%) e della mammella (+15%).
Tra le cause non tumorali si segnala l’eccesso di ricoveri per scompenso cardiaco (+12%), broncopatia cronica ostruttiva (+41%), asma bronchiale (+49%), malattie dell’apparato digerente (+19%), malattie dell’apparato genito-urinario (+24%) e per traumatismi (+28%).

Con quale metodo si sono raccolti i dati?
Sono state raccolte in maniera automatizzata due tipologie di diagnosi:

  • quelle di dimissione dei pazienti, a fine ricovero, registrate dal Sistema Informativo Ospedaliero (SIO);
  • quelle di morte riportate sui Certificati di Morte e registrate nel Registro Nominativo delle Cause di Morte (ReNCaM).
Quali sono i limiti delle schede di dimissione?
Tutto ciò che avviene nel corso di ogni ricovero ospedaliero viene registrato in cartella clinica. Quando il paziente viene dimesso, un medico ha il compito di riassumere la cartella in una serie sintetica di diagnosi (diagnosi principale + diagnosi secondarie), dalla quale la Regione desume il compenso per i costi sostenuti dalla ASL per gestire il ricovero.

Una neoplasia non diagnosticata o ritenuta ininfluente nella storia clinica può non essere menzionata.
La diagnosi che comporta un compenso maggiore tende inoltre a prevalere.
Esempio: un paziente affetto da carcinoma del rene, che giunge in ospedale per difficoltà respiratorie legate ad una broncopolmonite e che per questa viene correttamente curato e guarito, senza che però ci si renda conto del carcinoma, per l’analisi NON HA alcuna neoplasia.
Quali sono i limiti dei Certificati di Morte?

Il medico che li redige, pur se in assoluta buona fede, spesso è all’oscuro della reale causa della morte dell’assistito. Il decesso inaspettato di tanti pazienti non è preceduto da alcuno studio clinico ed in tal caso la reale causa di morte rimane ignota. La causa riportata in calce al certificato è spesso generica e presunta (arresto cardiaco, infarto del miocardio, ecc…).
Esempio: un paziente decede al domicilio per le complicanze di un carcinoma del fegato, senza eseguire gli opportuni accertamenti e senza giungere alla corretta diagnosi. Anche questa neoplasia non esiste per la valutazione epidemiologica.
Che limiti ha quindi questo studio?
  1. Questa valutazione riconosce come tali solo le malattie che sono state correttamente diagnosticate e codificate in cartella. Al contrario essa non vede tutto ciò che non è stato diagnosticato o non è stato correttamente riportato nella scheda di dimissione.
  2. Per tale motivo essa tenderà a sottostimare l’effettiva frequenza delle malattie e non può pertanto essere ritenuta un’analisi esauriente della effettiva prevalenza delle singole neoplasie sul territorio.
  3. Tra l’esposizione ad agenti cancerogeni, lo sviluppo della eventuale malattia neoplastica, la diagnosi ed il decesso si percorre un arco temporale che può abbracciare diversi decenni. Un’analisi conclusa nel 2010 per tanto tenderà ad analizzare le conseguenze sulla salute dello stato dell’ambiente tra gli anni Ottanta e i primi anni del nuovo millennio. Le conseguenze di ciò che respiriamo, ingeriamo e portiamo sulla pelle oggi saranno evidenti all’epidemiologia nei prossimi decenni.




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