22 giugno 2010

19 GIUGNO -UNITI CONTRO IL CARBONE-

MENTRE A BRINDISI SI SFILAVA ALLA TIRRENO POWER SI MANIFESTAVA CON UN SIT-IN

Manifestazione alla Tirreno Power: tra Digos e Diluvio

di VALERIA ROSSI – Prima considerazione: a forza di allarmismo (questo sì) sulla “sicurezza”, oggi come oggi annunciare pubblicamente e chiedere regolare autorizzazione per una manifestazione pacifica significa arrivare lì al mattino (mezz’oretta prima dell’ora stabilita, giusto per organizzare un po’ di “posizionamento striscioni”) e trovare più Forze dell’ Ordine che manifestanti e visitatori messi insieme.


Noi arrivavamo tranquilli e sereni, alla spicciolata, con le nostre borse della spesa piene di volantini e manifestini, un po’ stampati e un po’ fatti a mano, molti  fatti dai bambini: loro erano schierati in forze, con auto di pattuglia e facce perfino un po’ preoccupate. Carabinieri, Polizia Municipale, Digos… la prima cosa che ho detto scendendo della macchina è stata: “Ecche è!!!”
Manco avessimo annunciato una manifestazione delle BR.
Poi, per carità, tutti gentilissimi, perfino collaborativi e in molti casi anche solidali (“Se solo potessi, mi metterei in mezzo a voi e indosserei la vostra maglietta -  mi ha confessato uno di loro – visto che abito in questa Provincia…”).
E niente da recriminare sulla loro presenza, a parte il fatto che ovviamente vanno dove li mandano:  se qualcuno avesse aggredito “noi”, sarei stata felicissima di avere le Forze dell’Ordine a disposizione!
Però è il “clima” che è preoccupante.
E’ il fatto che una manifestazione tranquillissima e pacifica metta in moto tutto  ’sto ambadaran, quando poi mancano i mezzi e il personale per tenere protetta questa provincia dai delinquenti veri.


Ma questo è il mondo in cui  viviamo, quindi prendiamo atto e stiamo zitti.
Seconda considerazione: ammesso e non concesso che invece che pacifici cittadini noi fossimo disturbatori professionisti, provocatori, picchiatori e  affini…che sarebbe potuto succedere?
Qualche scontro con la polizia? Qualche pugno, qualche randellata?
Ma mettiamoci pure UN morto, toh… che è proprio la sciagura più terribile che può capitare durante una manifestazione?
Bene: una centrale a carbone – dati alla mano – provoca TRENTA MORTI OGNI ANNO. Senza contare tutti quelli che si ammalano e che magari non muoiono (o non muoiono subito), ma fanno una vita infame e la fanno fare alle loro famiglie.
Eppure nessuno fa irruzione dentro alla centrale a carbone intimando l’ALT.
La polizia stava lì a sorvegliare NOI per proteggere LORO.
Anche questo è il mondo in cui viviamo. E prendiamo atto anche di questo…ma zitti ci stiamo un po’ meno.
IL CARBONE UCCIDE. NO AL CARBONE. Questo il significato degli slogan dei manifestanti, espresso in modi diversi e in forme diverse – dalla più seria a quella più  ironica – e che i visitatori dell’ “Open day Tirreno Power” osservavano con curiosità, molti accettando i volantini esplicativi,  altri ringhiando fra i denti “Sono un dipendente dell’azienda, i volantini ve li potete tenere”.
A dire il vero, sembravano essere MOLTO numerosi i dipendenti in visita: ma che visitavano a fa’? Se sono dipendenti la conosceranno, la centrale: o no? A me è venuto il  flash di un telefilm dei Simpson, col direttore che annuncia: “Oggi pomeriggio alle 14 riunione aziendale: non è obbligatorio intervenire, ma siete gentilmente pregati di farlo. Chi non viene si consideri licenziato dalle 14,30″.
Ma forse sono troppo maligna. Comunque…
erza, terribile, considerazione sul mondo in cui viviamo: il terrore che qualcuno attenti al “posto di lavoro”  va oltre ogni considerazione sulla salute. Lo stipendio, ovvero i SOLDI, vanno difesi con le unghie e con i denti anche da chi si sta sbattendo per TE e per i tuoi figli. Per non farvi crepare di infarto o di cancro.
Ricordate il caso-amianto?
I lavoratori morivano come mosche – addirittura PIU’ che col carbone,  il che è tutto dire, e con un rapporto causa-effetto (ovvero, con la relazione tra amianto e malattia) sicuramente dimostrata al di là di ogni ragionevole dubbio.
Eppure anche chi manifestava contro l’amianto era malvisto, inviso e addirittura preso a male parole dagli stessi lavoratori che cercava di tutelare: perché il terrore di “perdere il lavoro” faceva chiudere gli occhi, le orecchie, la ragione.
Senza lavoro non c’è vita:  meglio rischiare la morte – anzi, meglio morire quasi sicuramente, nel caso dell’amianto – che restare senza un posto da operaio magari sfruttato e spremuto fino all’osso.
Per fortuna, nel caso della Tirreno Power, questo problema NON ESISTE: i cosiddetti “ambientalisti” (etichetta che non amo e che non mi piace, perché io non sono “ambientalista”: sono soltanto una persona che vorrebbe respirare ARIA e non merda allo stato gassoso) non vogliono assolutamente distruggere la centrale, né lasciare per strada chi ci lavora. Non siamo mica dei pazzi fanatici.
Però, evidentemente, qualcuno ha messo in giro la voce che invece vogliamo proprio la chiusura della centrale.
E’ FALSO. Quello che si vorrebbe, al momento,  è  SOLO la chiusura dei gruppi obsoleti 3 e 4, che NON rispondono ai requisiti minimi richiesti dalla Comunità Europea (ed accolti anche dal nostro governo) e la loro sostituzione con impianti a metano, che impiegherebbero lo stesso identico numero di lavoratori.
Nel tempo, ovviamente, si vorrebbe ANCHE che la TP investisse di più e meglio nelle energie rinnovabili, quelle che non inquinano e che possono dare lavoro a MIGLIAIA di persone in più, come avviene regolarmente in tutto il mondo, laddove si fa questo tipo di progressivo miglioramento energetico (ma non ve lo dicono, eh… per trovare i dati bisogna ravanare in rete). Ma tutto questo col tempo, con calma, con metodo. 

(l'articolo completo e il reportage del sit-in su  www.savonaeponente.com)

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