La centrale termoelettrica Enel situata a Porto Tolle - una delle più grandi d’Europa e nel cuore di una delle aree naturali più importanti delicate quali il Delta del Po - ancor prima del progetto di conversione a carbone è già stata oggetto di condanne penali per gravi episodi di inquinamento attraverso due processi in cui i vertici amministrativi e tecnici dell’Enel sono stati condannati per violazione della normativa in tema di tutela delle risorse idriche e per danno ambientale.
Si tratta di una vicenda grave, poco chiara, in cui ancora una volta a prevalere erano stati gli interessi leciti ma privati di un’azienda l’Enel - che peraltro non ha neanche più il monopolio in Italia sulle questioni energetiche – a grave danno dei ben più rilevanti interessi pubblici – salute, ambiente, scelte energetiche oculate - che dovrebbero essere tutelate dal Governo ad iniziare dal Ministro dell’Ambiente. Neanche la crisi economica (accompagnata dal solito ricatto occupazionale per i dipendenti della centrale) può giustificare una scelta così miope. Ed ancora una volta, solo grazie alla mobilitazione di associazioni ambientaliste (unite ai cittadini ed agli imprenditori locali) si è riusciti a bloccare un progetto nefasto per ambiente, salute ed economia.
I 4 punti ‘dolenti’ della vicenda Porto Tolle secondo il WWF:
- UNA CENTRALE ‘SOTTO OSSERVAZIONE DELLA PROCURA’ - La Procura di Rovigo ha avviato nuove indagini anche sul progetto di riconversione e ha disposto una consulenza-perizia, inviata nel giugno 2008 dalla Procura al Ministero dell’Ambiente. La perizia ha evidenziato numerose e gravi carenze nel progetto in ordine agli impatti ambientali (aria, acque, rifiuti, biodiversità per le ricadute negative sull’area naturale e Parco delta del Po). Il documento critica aspramente la scelta dell’Enel per il carbone, giustificata perché il carbone è “economicamente competitivo” rispetto ad altre scelte possibili (ad esempio al gas-ciclo combinato).
- VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE INEVITABILE: Le perizie della Procura sono così dettagliate e articolate, ed evidenziano tali contraddizioni e lacune da far ritenere sorprendente che la Commissione VIA presso il Ministero dell’Ambiente potesse sostenere argomenti contrari, vista l’evidente incompatibilità ambientale del progetto.
- RISCHIO VIOLAZIONE NORME UE: Il Governo inoltre ben conosceva i problemi che potrebbero sorgere con l’Unione Europea, che potrebbe pronunciarsi se il progetto dovesse essere andare avanti, poiché molte aree del Delta del Po sono vincolate da direttive comunitarie.
- IL CARBONE PULITO NON ESISTE: Il WWF, che segue da anni le vicende processuali e amministrative della centrale Enel di Porto Tolle, ritiene che la riconversione di Porto Tolle a carbone sia del tutto sbagliata perché questo è tra i combustibili fossili quello che presenta le maggiori emissioni di anidride carbonica, il gas ad effetto serra maggiormente responsabile del riscaldamento climatico globale. Occorre infatti rammentare che anche avvalendosi delle migliori tecnologie gli impianti a carbone hanno emissioni più che doppie rispetto a quelle di un ciclo combinato a gas: all’atto pratico per ogni kWh di energia elettrica prodotta da carbone si emettono oltre 770 gCO2 contro i 365 di un ciclo combinato a gas. Il nostro Paese che già sta andando in direzione opposta rispetto al Protocollo di Kyoto e ai nuovi impegni di riduzione delle emissioni (di almeno il 20% entro il 2020) farebbe meglio a investire in efficienza e fonti rinnovabili di energia che non solo ci permetterebbero di affrancarci dalla dipendenza energetica, ma permetterebbero un rilancio dell’economia in chiave sicuramente più sostenibile rispetto al puntare su combustibili fossili e nucleare.
Peraltro tutte le performance ambientali di una centrale a carbone sono estremamente più negative: dalle emissioni di sostanze inquinanti (ossidi di zolfo, ossidi d’azoto, polveri fini, mercurio, arsenico, ecc.), consumi di acqua e materie prime, produzione di rifiuti, ecc., a dimostrazione che il carbone pulito non esiste.
(da comunicato stampa WWF)
17 maggio 2011
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