Michele Emiliano continua come un bulldozer a stritolare tutti gli
slanci di rinascita della nostra città, indicando Brindisi ogni qual
volta si presentino occasioni per screditarla, per renderla meno
competitiva e attrattiva, o che ne deturpino la bellezza. Di precedenti
ne abbiamo avuti tanti: dal traffico crocieristico all’aeroporto fino
alla richiesta di spostamento dell’approdo TAP in quanto Brindisi, a suo
dire, è ormai una città strainquinata.
L’intesa siglata nella
recente riunione di giunta regionale del 5 aprile con A2A, per la
realizzazione di un mega impianto di compostaggio anaerobico, conferma
questo inspiegabile disprezzo da parte di Emiliano nei confronti di
Brindisi e dei brindisini.
La vecchia ferraglia della Brindisi Nord
piazzata nel porto e a poche centinaia di metri dal centro della città,
avrebbe dovuto essere smantellata già da tempo. Da Dicembre 2013 ha
interrotto la sua attività produttiva unitamente all’emissione dei suoi
inquinanti. I cittadini, che ancora subiscono gli effetti nefasti degli
altri impianti come il petrolchimico e la centrale ENEL di Cerano, hanno
il diritto di vedere i primi segnali positivi per la propria salute,
per lo sviluppo sano di questa città, per la valorizzazione del suo
porto e il recupero di spazi da decenni svenduti all’industria.
E
poi, guardando in faccia la realtà: nessuna multinazionale investirà a
Brindisi se non per depredare il poco rimasto del nostro territorio in
cambio briciole che servirebbero solo a prolungarne l’agonia. Non è
questo che serve alla nostra terra per fermare l’emorragia di giovani
costretti a emigrare per mancanza di futuro. Il business di una grande
azienda del nord che vuole solo usare il porto come scalo per la
spazzatura non rappresenta il mezzo della rinascita di Brindisi. Anzi, è
proprio il contrario. La rinascita sta nel cacciare via questo tipo di
progetti e riprendersi la città bonificando tutte le scorie del passato,
sia quelle materiali che quelle mentali, cacciando via tutti quei tarli
ancora convinti che un modello di sviluppo industriale a grande impatto
può portarci benessere e occupazione. Oggi il risultato sconfortante
di questa visione è sotto gli occhi di tutti ed eventuali tentativi di
scorciatoie lasciano soltanto il tempo che trovano.
I motivi
della nostra contrarietà al progetto A2A sono stati già ribaditi nel
convegno organizzato presso la nostra sede a maggio dell’anno scorso LEGGI QUI , al quale parteciparono l’architetto Geni
Mancarella già componente del gruppo progettazione PUG Brindisi, Roberto
Paladini Presidente Cooperativa InnovAction, Angelo Consoli Presidente
del CETRI-TIRES e Alessandro Cannavale ricercatore e blogger de
Ilfattoquotidiano.
La via da percorrere dunque è solo una: l’ex
impianto Edipower va dismesso e tutta l’area va bonificata. L’evidenza
del danno paesaggistico è palese e per questo chiederemo al Commissario
di non rilasciare alcuna autorizzazione paesaggistica.