30 novembre 2011

Tuo figlio soffre di asma? Potrebbe essere per via della centrale a carbone!

Chiunque viva in questa nostra città, e abbia occhi per vedere e orecchie per ascoltare, sa che la diffusione dell'asma nei bambini a Brindisi sta raggiungendo livelli epidemici: i dati ufficiosi (quelli ufficiali non è dato purtroppo conoscerli!!) parlano di un bambino ogni 3 con patologie respiratorie - un numero davvero impressionante!
Perchè così tanti bambini soffrono di asma, allergie e problemi respiratori? 
Ebbene, studi recenti, che confermano quello effettuato dal prof. Dubnov nel 2006, hanno dimostrato che l’inquinamento dell’aria causato da una centrale a carbone, sebbene nei limiti di legge, ha un effetto negativo sulla maturazione e la crescita polmonare dei bambini che vivono nella stessa area. Il tessuto polmonare dei neonati è sin da subito in via di accrescimento e rimodellamento e gli inquinanti prodotti dalla combustione del carbone potrebbero inibirne lo sviluppo completo con  una riduzione del tessuto polmonare, indispensabile per un corretto scambio di ossigeno ed anidride carbonica.

Non sarebbero le centrali a carbone comunque, affermano i responsabili della salute pubblica, a causare queste problematiche, ma si limiterebbero solo ad essere un fattore scatenante. Questo non ci convince e non ci tranquillizza affatto!

Problemi polmonari, disturbi respiratori, asma: a volte le parole non rendono come le immagini e i suoni. Questo il respiro affannoso di un bambino asmatico, ascoltatelo:


Credo che ognuno di noi, dopo aver ascoltato il video, convenga che chi ne ha la responsabilità dovrebbe fare tutto il possibile perchè i nostri bambini non si ammalino in questo modo nell'indifferenza generale. Politica, medicina, media dovrebbero investire in questo tutte le loro energie, con indagini condivise sulla qualità della nostra aria, sui tassi di diffusione, sulle possibili cose da fare per fermare l'epidemia. Invece, i politici glissano come non fosse affar loro, i giornalisti si limitano – nelle migliori delle ipotesi – a pubblicare i comunicati stampa dei movimenti che eroicamente continuano con energia a lottare per il nostro ambiente, i medici (tranne rare eccezioni) si limitano a prescrivere farmaci su farmaci.

QUALCOSA sta distruggendo la salute di una generazione di bambini e, nonostante sia stato finalmente riconosciuto il legame con l'ambiente, ci costringono a sopportare ancora e ancora silenzi o peggio ancora dati che vorrebbero convincerci del contrario.
Il diritto alla salute è riconosciuto dalla Costituzione e lo rivendichiamo per tutti: i genitori non staranno a guardare inerti troppo a lungo. Nessuno ci conti più: una corretta e diffusa informazione farà cambiare il vento!

Ornella Tarullo


Referenze
Environ Res. 2007 Jan;103(1):87-98. Epub 2006 Apr 17. Estimating the effect of air pollution from a coal-fired power station on the development of children's pulmonary function.Dubnov J, Barchana M, Rishpon S, Leventhal A, Segal I, Carel R, Portnov BA.
Gauderman WJ, Avol E, Gilliland F et al. The effect of air pol-lution on lung development from 10 to 18 years of age. N Engl J Med 2004; 351(11):1057–1067.
Bateson TF, Schwartz J. Children’s response to air pollutants. J Toxicol Environ Health Part A 2008; 71(3):238–243.

Trasande L, Thurston GD. The role of air pollution in asthma and other pediatric morbidities. J Allergy Clin Immunol 2005; 115(4):689–699.

Children at Risk. How Air Pollution from Power Plants Threatens the Health of America’s Children. Clean Air Task Force. Levy et. Al 2000,  http://clnatf.org
Early Childhood Lower Respiratory Illness and Air Pollution. I. Hertz-Picciotto, R.J. Baker, P-S. Yap, M. Dostal, J. Joad, M. Lipsett, T. Greenfield, C.E.W. Herr, I. Benes, R.H. Shumway, and K.E. Pinkerton,  Environ Health Perspect. 2007.
Tolbert, P.,et al. 2000. Air quality and pediatric emergency room visits for asthma in Atlanta, Georgia. American Journal of Epidemiology, vol. 151, no. 8 p. 798-810 . 31 Norris, G., Young Pong, N., Koenig, J., Larson, T., Sheppard,
L. and Stout, J. 1999. An association between fine particles and asthma emergency department visits for children in Seattle. Environmental Health Perspectives, vol. 107, no. 6, pp. 489-493.
White, M.C., Etzel, R.A., Wilcox, W.D. and Lloyd, C. 1994. Exacerbation of childhood asthma and ozone pollution in Atlanta. Environmental Research vol. 65, p. 56-68.



25 novembre 2011

Centrale a carbone, mercurio e disordini dello sviluppo nei bambini

Un recentissimo report pubblicato da  Enviroment America sulle centrali elettriche a carbone ha dichiarato che queste ultime emettano nell'atmosfera ben due terzi di tutto il mercurio presente nel nostro ambiente, rivelandosi la più grande e pericolosa fonte di inquinamento da metalli pesanti. Ricordiamo che il mercurio è una potente neurotossina e che un solo grammo può potenzialmente uccidere una persona se vaporizzato direttamente dentro i suoi polmoni.

Non crediamo che Brindisi faccia eccezione, anzi,  e, da madri, da padri, da persone che hanno a cuore la salute dei bambini, spaventate dal riconosciuto ruolo neurotossico del mercurio, ci poniamo alcune semplici domanda a cui pretendiamo una risposta da chi ha la responsabilità della salute pubblica: in che modo queste emissioni di mercurio influenzano lo sviluppo della  gravidanza, influiscono sul feto prima e sui bambini poi? E ancora, che tipo di impatto ha il livello delle emissioni sullo sviluppo del cervello e del sistema nervoso dei nostri bambini? Il rischio di soffrire di disordini  neurologici, dello sviluppo, dell'apprendimento e dell'attenzione è maggiore per i bambini che vivono vicino alla fonte di inquinamento?

Gli studi scientifici a disposizione purtroppo non ci consolano, anzi. Potremmo elencarne a decine, primo fra tutti quello svolto presso il Centro Universitario  per la Salute a San Antonio, in Texas, che ha dimostrato un legame statisticamente significativo tra il rilascio di mercurio e i disordini dello sviluppo infantile. Questo studio, per la prima volta nella letteratura medica, ha anche evidenziato come il rischio di soffrire di tali disordini sia collegato proporzionalmente alla distanza dalla fonte di mercurio.  Questo significa che più vicini si è alla fonte dell'emissione, maggiori sono le probabilità di avere questi disordini.

La definizione che scienziati e uomini di medicina usano, “disordini dello sviluppo”, forse non rende bene quello che realmente queste parole significano, la gravità che nascondono, il terribile e devastante impatto che hanno sulle famiglie, non ci descrivono esattamente il rischio che i nostri bambini corrono. La gravità della malattia è variabile e va dai più leggeri problemi nel linguaggio e nell'attenzione, all'iperattività, dislessia, fino ai casi più gravi di handicap con quoziente intellettivo ridotto, problemi nella comunicazione (i bambini non parlano e non socializzano), problemi motori. Tutto questo è spesso accompagnato da sintomi fisici, anche in questo caso di intensità variabile che vanno da disturbi gastrointestinali (allergie e intolleranze alimentari, reflusso, dolori addominali, ecc), disturbi del sonno e immunitari. Parliamo quindi di qualcosa di molto serio che è compito di una società civile non solo curare, ma anche prevenire.

Stiamo facendo pagare ai nostri bambini (i dati ufficiali facilmente verificabili sono di 1 bambino su 100) il prezzo di uno sviluppo che poi tale non è!
Chiediamo delle risposte e che anche per i disordini dello sviluppo ci sia una indagine epidemiologica che possa verificare un nesso causale con l'ambiente!

Ornella Tarullo
ot.fromitaly@gmail.com

24 novembre 2011

Il Registro dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni. Convegno a Brindisi.

I tumori professionali o da lavoro secondo alcune stime di qualche decennio addietro rappresentano il 4% di tutti i tumori. Stime più recenti parlano del 10-15%.
La consapevolezza sulla possibilità che in ambienti di lavoro si venga a contatto con sostanze cancerogene è cresciuta negli anni e questo permette di difendersi dal pericolo.
Quindi, a differenza dei tumori nella popolazione non lavorativa, specifiche attività di prevenzione impiantistica e di sorveglianza ambientale e sanitaria possono ridurre gli eventi futuri.
Il Registro dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni (previsto dall'articolo 70, comma 1, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni) deve essere istituito dal datore di lavoro e inviato agli organi preposti alla prevenzione e alla sicurezza.
Questo prevede il comma 3 dell’articolo 2 del DM 155/07 che istituisce il Registro dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni: “Il datore di lavoro invia in busta chiusa, siglata dal medico competente, la copia del registro di cui al comma 1 all'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL) e all'organo di vigilanza competente per territorio entro trenta giorni dalla sua istituzione”.
L'ISPESL, è stato recentemente sciolto e incorporato nell'INAIL, e tuttavia il DM 155/07 andava e va attuato. La Regione Puglia ha introdotto uno strumento per la ricerca attiva dei tumori professionali che incrocia i dati ospedalieri con quelli INAIL ed INPS (OCCAM: OCcupational Cancer Monitoring).
Le ASL sono state chiamate a realizzare questa attività.
La Procura della Repubblica di Torino dal 1992 ha attivato un osservatorio sui tumori professionali ed ha individuato aziende in cui era necessario intervenire per ridurre il rischio cancerogeno. I dati epidemiologici disponibili a Brindisi ci dicono che gli eccessi di alcuni tumori, come il polmone, la vescica ed i linfomi, sono soprattutto a carico del sesso maschile e gli esperti spiegano questo fenomeno con una componente occupazionale.
L'attivazione dei registri dei lavoratori esposti ai cancerogeni permetterebbe anche di verificare eventuali eccessi in situazioni non adeguatamente protette e faciliterebbe i riconoscimenti previdenziali che oggi costringono i lavoratori malati e le loro famiglie ad autentici “tour de force” dagli esiti incerti.

Le Associazioni "Salute Pubblica" e "Medicina Democratica" hanno organizzato una tavola rotonda con dibattito sul tema "Il registro dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni"
La manifestazione si terrà Venerdì 2 Dicembre 2011, alle ore 17.30, nel Salone della “Brindisi Multiservizi”, in Via Provinciale San Vito, 187.
Interverranno: Dott. Giuseppe De Nozza (Sostituto Procuratore della Repubblica di Brindisi)
Dott. Vinicio Pagano (Dirigente medico Centro medico legale INAIL Brindisi)
Dott. Bruno Totano (Dirigente medico SPESAL ASL Brindisi)
Dott. Gabriele D'Ettorre (Dirigente medico SPP ASL Brindisi)
Modera: Dott. Maurizio Portaluri (Primario di RadioTerapia all'Ospedale Perrino di Brindisi)

22 novembre 2011

Oltre 9 milioni di italiani vivono in aree inquinate.

Lo affermano Greenpeace e una ricerca dell' Istituto superiore della sanità.
Le aree non bonificate all'origine di  malformazioni congenite e tumori.

Non c'è regione che non abbia le sue aree a rischio. Il record spetta alla Lombardia con sette aree, ma le regioni con la maggiore estensione sono Campania (345mila ettari) e Sardegna (445mila ettari). Lo afferma Francesco Russo, vice presidente dell' Ordine dei geologi della Campania pochi giorni prima dell'evento I Siti di interesse nazionale - la bonifica, che si terrà a Castel Volturno il 25 novembre, aggiungendo che oltre 9 milioni di italiani vivono in zone inquinate.
Quello di Francesco Russo è un allarme che a ottobre aveva già lanciato Greenpeace nel documento SIN Italy - La bonifica dei Siti di Interesse Nazionale.(DOCUMENTO SCARICABILE NELL'AREA DOWNLOAD DEL BLOG)
I SIN (sigla per Siti di Interesse Nazionale), come scrive Greenpeace, "sono in generale zone industriali dismesse, aree in cui l’attività industriale è ancora attiva, porti, ex miniere, cave, discariche non conformi alla legislazione, discariche abusive". Nel nostro Paese ci sono 57 SIN perimetrati dal 1998. “Ad oltre dieci anni dall’adozione del dm 471/99", ricorda Russo, "che fissava le procedure per l’effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti. La questione bonifiche non può prescindere dal più ampio concetto di ‘danno ambientale’ causato dagli inquinanti localizzati nelle aree di cui è nota la contaminazione e l’esigenza di una pronta bonifica”.

Recentemente è stata pubblicata una ricerca sull'argomento - i cui risultati erano stati anticipati nel documento di Greenpeace -, lo studio Epidemiologico sui Siti Nazionali Inquinati del progetto Sentieri,
coordinato dall'Istituto superiore della sanità. Secondo la ricerca, l'inquinamento del suolo e delle falde acquifere sarebbe all'origine di malformazioni congenite ed eccessi di mortalità per tumore. Per il governo, è tempo, come ha concluso Russo, di "decisioni coraggiose e impopolari", che chiariscano le cause e gli effetti di questi siti per un'attuazione reale della loro bonifica.

fonte:  http://life.wired.it/news/salute/2011/11/21/oltre-9-milioni-di-italiani-vivono-in-aree-inquinate.html

20 novembre 2011

Columbia Energy Center N.° 1 per emissioni di mercurio.

Traduzione dall'articolo Lyn Jerde [leggi l'articolo in inglese]

"Tra pochi anni, il Columbia Energy Center potrebbe trasformarsi dal più grande emettitore di inquinamento da mercurio in esempio di come le centrali a carbone possono bruciare in maniera più pulita", ha detto un portavoce di un'organizzazione ambientalista giovedì.
Per ora, tuttavia, la centrale, situata nella città di Columbia County del Pacifico appena a sud di Portage, conserva il triste primato di maggiori emissioni di mercurio in aria e in acqua, di qualsiasi altro impianto del wisconsin.
Scott Thompson, membro dell'associazione energia pulita per l'ambiente Wisconsin ha riconosciuto, per l'impianto del columbia, un miglioramento per il 2010  delle emissioni di mercurio nell'aria rispetto al 2009 da 627 a 472 chili.
I numeri sono basati sui rapporti dell'Agenzia Federale di Protezione Ambientale. Nel 2009, la Columbia Energy Center ha registrato anche le emissioni di mercurio.

Scott Reigstad, portavoce di Alliant Energy, uno dei proprietari dello stabilimento della Columbia, ha dichiarato un investimento di 627 milioni di dollari in un progetto rivoluzionario, previsto per la prossima primavera, per ridurre del 90 per cento le emissioni di mercurio dagli impianti di due centrali a carbone .
Il progetto, inoltre studiato per ridurre le emissioni di biossido di zolfo, è costituito da un sistema di iniezione di carbone attivo. Gli scarichi del carbone bruciato sarebbero iniettati con particelle di carbone attivo, poi incanalati in una manica, dove sarebbero raccolti in sacchetti di tela che avranno assorbito il mercurio prima che il gas di scarico venga rilasciato in atmosfera.

Poiché il progetto ha ottenuto l'approvazione da parte della Commissione Servizi Pubblici del Wisconsin nel mese di febbraio, Reigstad ha detto,che la pianificazione dei siti è in corso presso il Centro Columbia Energia. Quando questa primavera la costruzione inizierà , ha continuato,  porterà circa 500 posti di lavoro per il territorio.
Per quanto riguarda la riduzione nella Columbia delle emissioni di mercurio tra il 2009 e il 2010, Alliant portavoce Steve Schultz ha detto che è stata realizzata in gran parte da un sistema di iniezione di carbonio che è in uso presso una delle due unità dell'impianto.
Il progetto di costruzione si aggiunge ad un sistema di iniezione di carbonio per l'altra unità, ha detto, e darebbero entrambe le unità l'accesso al nuovo filtro a maniche.
Lo Stato ha dato all'impianto un limite fino al 2015 per ridurre le emissioni di mercurio del 90 per cento.
Il progetto alla Columbia Center Energy, previsto per il 2014, è un ottimo inizio, ha detto Thompson.
"In un paio d'anni", ha detto, "essi [la centrale Columbia] sarà l'esempio  di come ridurre le emissioni di mercurio nel modo giusto."
Nel frattempo, la lode di Thompson per il progresso della centrale nella riduzione delle emissioni è più moderata.
"Continuo a dire che c'è qualcosa di sbagliato quando stanno ancora rilasciando centinaia di libbre di mercurio in aria", ha detto. "basta solo una goccia di mercurio per contaminare un 25-acri lago". 
Il Mercurio, secondo Thompson, è una "pericolosa neurotossina", alla quale i bambini e i feti sono particolarmente vulnerabili. L'esposizione al mercurio (dalla madre, nel caso di un feto) può portare a deficit nelle abilità verbali, il controllo motorio, capacità di attenzione e intelligenza.Centrali elettriche che bruciano carbone, petrolio o gas sono la principale fonte di mercurio nell'ambiente, due terzi del mercurio nell'ambiente deriva da centrali a carbone, ha detto Thompson.
Il mercurio va in aria quando il carbone viene bruciato, precipitando poi in corpi idrici quali laghi, fiumi e torrenti, dove viene ingerito dal pesce. Il pesce contaminato in seguito contamina le persone che lo mangiano.
Thompson ha detto che non c'è  corpo di acqua in Wisconsin che non sia contaminato da mercurio.
Il Dipartimento delle Risorse Naturali del Wisconsin avvisa sulla quantità massima di pesce, pescato in acque contaminate, che è possibile ingerire  per evitare contaminazione da mercurio.
"E 'davvero una sfortuna", ha detto, "dover fare una cosa ridicola come contattare il DNR per vedere se è sicuro mangiare ciò che abbiamo pescato la mattina."
Il rapporto, intitolato "I più grandi inquinanti di mercurio d'America", mostra come il Wisconsin sia  classificato 19° tra gli stati per numero di chili di mercurio emessi dalle centrali, con un totale di  1.329 da 13 centrali.
Il Numero uno, di gran lunga, è il Texas, con 11.127 libbre delle emissioni di mercurio, più del doppio delle emissioni di n ° 2 in Ohio, con  4,218.
Le emissioni in alcuni stati sono più strettamente regolamentate di altri, ha detto Thompson, e questo è parte del problema.
Wisconsin Ambiente non sta sostenendo la chiusura totale di tutte le centrali a carbone , ha detto Thompson. Piuttosto, sta chiamando per l'attuazione delle norme sulle emissioni EPA che sarebbe vincolante in tutta la nazione. 
"Il problema è che l'inquinamento non rispetta i confini dello stato", ha detto, notando che i corpi idrici del Wisconsin sarebbero ancora contaminati con il mercurio, anche se la Columbia e altre centrali elettriche, hanno ridotto significativamente le emissioni di mercurio.
I Legislatori federali devono rispettare i regolamenti proposti dell'EPA, per "non permettere ai grandi inquinatori di cavarsela "  distruggendo il  potere dell'agenzia, ha detto.

13 novembre 2011

Appello ai rappresentanti politico-istituzionali della Regione Puglia

(comunicato stampa "No Petrolio, Si Rinnovabili")

Il  Comitato “No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili” insieme alle Associazioni e ai Comitati pugliesi che si interessano della salvaguardia e della promozione del territorio in una prospettiva di sviluppo economico eco-sostenibile, denunciano l’intollerabile pressione che aziende e compagnie, a vario titolo interessate all’estrazione di idrocarburi, stanno operando sui nostri mari.

Mentre di concerto con esponenti della Giunta Regionale si è in piena fase organizzativa finalizzata a una grande mobilitazione contro le imminenti prospezioni geosismiche da parte di alcune multinazionali, l’Eni riapre i propri pozzi al largo di Brindisi .

Riteniamo grave ed inaccettabile restare a guardare l’ulteriore, inutile e  pericoloso attacco al nostro mare nel momento in cui il sistema economico e imprenditoriale pugliese si è indirizzato verso politiche di sviluppo che hanno nella qualità dell’ambiente il proprio punto cardine.

Chiediamo al Pres. Vendola, al Pres. Introna, all’Ass. Nicastro, ai Pres. delle Province, alle forze politiche, ai sindacati e a tutte le categorie economiche della regione, di mobilitarsi secondo le forme che lo stesso presidente Vendola vorrà intraprendere.

                                                                                                      Monopoli,  10 novembre 2011


                                                                                                                  Silvia  Russo

                                                                           Portavoce  Comitato “No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili”

                                                                                                 e-mail:  nopetroliopuglia@gmail.com







 



COMUNICATO STAMPA  (4.11.2011)
Il  Comitato “No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili” di Monopoli, in costante vigilanza su quanto accade nei mari di Puglia, avuto conferma dell' imminente avvio di prospezioni nello specchio di mare a partire dalla zona antistante la città di Ostuni fino oltre Brindisi (permessi F.R39.NP e F.R40.NP), denuncia l'ennesima gravissima offesa alla volontà delle popolazioni, delle forze politiche e delle istituzioni della nostra Regione, che si sono già ampiamente espresse contro qualsiasi iniziativa tesa all'estrazione di petrolio nell’Adriatico meridionale.
Da un anno a questa parte, sulla base di uno schema di documento elaborato dal Comitato, sono state presentate interrogazioni e risoluzioni parlamentari da parte di deputati e senatori pugliesi, in più città sono stati approvati documenti e delibere di Consiglio Comunale ed è stato assicurato l’interessamento attivo e costante da parte di alcuni Europarlamentari.

Con la proposta di legge alle Camere "Divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi", pubblicata sul BURP n°126 dell'11/08/2011, al fine di salvare l'Adriatico dalla speculazione delle società petrolifere, la Regione Puglia ha assunto una posizione chiara, forte e precisa.
Di fronte a questa mobilitazione ampia e trasversale delle genti di Puglia, nata due anni fa a Monopoli, oggi si continua a disquisire su eventuali autorizzazioni pregresse, quando la volontà popolare e istituzionale dei nostri territori si è già espressa in modo assolutamente contrario.

Come in occasione della manifestazione del 23 gennaio 2010 a Monopoli -corteo di settemila persone con la partecipazione del Presidente Vendola, di una gran parte degli Assessori e Consiglieri Regionali, di quattordici Sindaci e numerosi Consiglieri Comunali in rappresentanza di tutto il territorio del sudest barese- il Comitato oggi rilancia una nuova massiccia mobilitazione di tutte le forze scese in campo a difesa del nostro mare.
Dal gennaio di due anni fa in altre città costiere meridionali ci sono state mobilitazioni e manifestazioni di protesta.
Oggi il Comitato “No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili”, in sinergia con la Regione Puglia e in collaborazione con le Associazioni impegnate sul territorio a difesa dell’ambiente, invita tutte le Forze Politiche a un impegno comune per una grande manifestazione generale a brevissimo termine, che raggiunga dimensioni regionali ed extraregionali, nei luoghi e nelle forme che saranno insieme concordate.

10 novembre 2011

La zona morta alle pendici della centrale.

Articolo tratto integralmente dal sito del quotidiano locale "Senza Colonne".
www.senzacolonne.it

Foto archivio Nac
BRINDISI - “Da anni qui il cielo è sempre più coperto”. A parlare la signora Spedicato, solo una delle tante persone che vivono da anni sotto una cappa di nuvole e fumo da far dimenticare di trovarsi a poca distanza dalle coste salentine. La famiglia Spedicato è la prima in cui ci s’imbatte inoltrandosi nell’area sottoposta a divieto di coltivazione nelle zone agricole, che si trovano tra Brindisi e Cerano. A condannare le circa 150 famiglie, di cui almeno un terzo residenti sul posto, è quello che ormai da molti viene definito un ecomostro: la centrale Enel Federico II. Entrata in funzione nel 1990, la centrale termoelettrica si trova a 12 Km da Brindisi ed occupa un imponente spazio di 270 ettari. E’ collegata tramite quattro elettrodotti da 380 KW alla stazione elettrica di Tuturano, da cui si dipartono le linee nazionali. Con una canna fumaria di 200 metri, la centrale arriva a produrre  fino a 60 GW al giorno, disperdendo i suoi fumi inquinanti su gran parte del territorio circostante, per questo motivo dal 28 giugno del 2007 il Comune di Brindisi ha imposto con un’ordinanza il divieto di coltivazione e la distruzione delle colture erbacee, compresi i frutti pendenti originati dalle stesse colture e la distruzione di produzioni rivenienti da impianti arborei. In particolare le aree agricole interessate dal divieto hanno la sfortuna di trovarsi a poca distanza dal passaggio del nastro trasportatore, che parte nei pressi del porto di Brindisi, dove arriva per mezzo di navi, e che è in grado di trasferire oltre 2000 tonnellate per ora, di combustibile alla centrale. Sul totale della lunghezza di 13 Km, sono sette i Km su cui è stato imposto il divieto di coltivazione, in un’ area agricola del Comune stesso, su un’estensione di circa 400 ettari, ovvero la località S. Lucia – Cerano, motivando il provvedimento con la presenza di presunte contaminazioni lungo il percorso dei nastri trasportatori che collegano la centrale Enel di Cerano al porto di Brindisi.
Da quattro anni ormai questa situazione costringe intere famiglie a fare a meno dell’unica loro risorsa per vivere, produrre e in diversi casi dare lavoro ad altre decine di operai. Una di queste è proprio la famiglia Spedicato, che oltre a vivere da anni nella zona, ha fondato e mandato avanti un’impresa agricola nota in tutta la zona del tuturanese. Nella grande casa di campagna degli Spedicato si confondono attrezzi per la campagna con gli arredi e i giochi dei nipotini, oggetti della quotidianità che, oltre l’attività lavorativa, sono segnati ormai da tempo dalla vicina presenza della centrale.
"Leggi l'articolo completo sull'edizione di Senzacolonne oggi in edicola"

9 novembre 2011

I risultati dell‘analisi della mortalità in 44 siti inquinati italiani.

(tratto da scienzainrete.it Ufficio Stampa ISS)

Sono stati presentati, martedì 8 Novembre al 35° congresso annuale dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, i risultati dello studio "Sentieri" (acronimo di Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Università di Roma La Sapienza, il Centro Europeo Ambiente e Salute OMS, il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio e l’Istituto di fisiologia clinica del CNR, nell’ambito del Programma Nazionale Strategico "Ambiente e Salute" promosso dal Ministero della Salute.
Lo studio ha analizzato i dati di mortalità, in un arco di tempo che va dal 1995 al 2002, in 44 dei 57 SIN, “Siti di bonifica di interesse nazionale”, presenti sul territorio italiano. 

Nel loro complesso, queste aree sono caratterizzate da una mortalità in eccesso rispetto alle medie regionali. Vale a dire che le morti “osservate” sono, in quasi tutte le località, maggiori di quelle “attese”. Sentieri ha definito le esposizioni ambientali sulla base dei decreti di perimetrazione di queste aree di bonifica, caratterizzate dalla presenza di impianti chimici, petrolchimici, raffinerie, industrie siderurgiche, centrali elettriche, miniere e cave di amianto e altri minerali, porti, discariche e inceneritori. Insomma, l'Italia dell'industria pesante e delle pattumiere, dove generazioni di lavoratori hanno prodotto benessere e ricchezza spesso a costo della loro salute.

Quanti i morti da contaminazione industriale?

Delle 63 cause di morte prese in considerazione dalle statistiche, alcune emergono come indubitabilmente legate a contaminazioni ambientali e malattie lavorative.

Il caso più palese è rappresentato dalle 416 morti in eccesso per tumore alla pleura (tipica lesione da amianto) nei siti contaminati da amianto, per la presenza di cave di estrazione del minerale o di impianti di lavorazione 
Nei poli petrolchimici si sono osservati eccessi di morte per tumore polmonare e per malattie respiratorie non tumorali.
Per questo dato l’attribuzione alla contaminazione ambientale pur non essendo certa risulta probabile. Sono stati inoltre individuati incrementi localizzati di mortalità per malformazioni congenite, malattie renali, malattie neurologiche e oncologiche riconducibili, sempre con criteri probabilistici, alle specifiche emissioni considerate. Altri dati significativi riguardano l’incremento di mortalità per linfomi non Hodgkin nei siti contaminati da PCB, mentre nei siti contaminati da piombo, mercurio e solventi organoclorurati è stato osservato un aumento delle malattie neurologiche.

3.508 in otto anni: ecco a quanto ammontano i morti in più per malattie riconducibili alle esposizioni industriali. Un tributo pagato dalle popolazioni locali all'industrializzazione del paese, che ha lasciato un segno pesante nella contaminazione dei suoli e delle falde, dei fiumi e nei tratti di mare antistanti le aree più critiche” E questa è solo la punta dell'iceberg dell'impatto sanitario da cause ambientali, in quanto l'analisi considera solo la mortalità, quindi non misura adeguatamente le malattie non letali.


Se invece si considera il complesso delle cause di morte, l'eccesso sale a 9.969 casi (oltre 1.200 casi all'anno), quasi tutti concentrati nel Sud Italia (8.933 decessi). Come sapere se queste morti non riguardano solo o soprattutto gli operai che hanno lavorato nelle industrie interessate dallo studio?
Ce lo dice il fatto che per quasi tutte le malattie considerate la mortalità ha riguardato sia gli uomini sia le donne e tutte le classi d'età. Tutta la popolazione quindi è stata più o meno interessata dalla contaminazione diffusa.
“Una popolazione che, già penalizzata da condizioni socioeconomiche sotto la media, deve per giunta fare i conti con una maggiore concentrazione di attività inquinanti” aggiunge Francesco Forastiere del Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio. “Loro pagano in prima persona con morti e malattie, mentre le bonifiche, in forte ritardo, le paga tutta la collettività e quasi mai i privati che hanno determinato queste situazioni”.

Oltre la mortalità.
Lo studio condotto fino ad ora estenderà il periodo in alcuni casi fino al 2008, analizzerà le schede di dimissione ospedaliera, i registri tumori, delle malformazioni congenite e di altre malattie per avere un quadro anche del carico di malattie di origine ambientale.

Più in generale, nei prossimi anni partirà una serie di studi di biomonitoraggio umano e analisi di alcuni alimenti proprio per colmare le lacune della ricerca attuale. Lo studio Sentieri è infatti di tipo geografico-descrittivo, e non ha potuto misurare direttamente l'esposizione delle popolazioni ai diversi inquinanti. I morti in più sono un importante campanello d'allarme di una situazione degradata. Manca però la “pistola fumante”, l'individuazione puntuale delle sostanze killer e del modo in cui queste – dal suolo, dalle falde e dai corsi d'acqua – abbiano contaminato le persone. Delle ipotesi, ovviamente, esistono. “Escludendo il consumo di acqua potabile che in tutta Italia è controllata nel rispetto delle soglie di legge, si ipotizza che questi inquinanti in specifiche situazioni possano migrare dai terreni agli ambienti indoor sotto forma di vapori” spiega Loredana Musmeci, dell'Istituto Superiore di Sanità. “Un'altra via importante di contaminazione è attraverso il consumo di alimenti, in particolare verdure e pesce”.
Una caratterizzazione chimica dei terreni inquinati e campagne di analisi del sangue e di altri liquidi biologici della popolazione esposta consentiranno di formulare un quadro preciso della contaminazione ambientale, nonché un piano efficace di risanamento di questa Italia avvelenata.


8 novembre 2011

PROGETTO AMBIENTE E TUMORI.

Nel box 'Download', nella cartella 'Studi Scientifici e Dossier' è possibile scaricare il Progetto Ambiente e Tumori , dell' Associazione Italiana di Oncologia (www.aiom.it), con il coordinamento di Ruggero Ridolfi.

Riportiamo  solo alcune righe dell'introduzione: "questo progetto su "TUMORI E AMBIENTE" promosso da AXIOM vuole in conclusione favorire le conoscenze su basi scientifiche dei rischi oncogeni ambientali e promuovere la disussione sul difficile equilibrio tra sviluppo sostenibile e rischio accettabile,che sulle misure di controllo in campo oncolgico.
L'importanza dei grandi impianti industriali nell'aumento del rischio oncologico è stato affrontato in relazione agli stabilimenti industrali a maggiore  impatto ambientale: ACCIAIERIE, CENTRALI A CARBONE ED INCENERITORI."

5 novembre 2011

"ALL'OMBRA DELLE CIMINIERE" di Giovanni Borrello.

Tra due settimane finalmente in libreria l'attesissimo libro "ALL'OMBRA DELLE CIMINIERE", l'inquietante storia della centrale a carbone di Vado Ligure, di chi è costretto a viverci sotto da una vita, la storia dei bambini che giocano a pochi metri dagli impianti perché nessuno ha avuto mai il coraggio di raccontar loro la verità. 'All'ombra delle ciminiere' appunto, un ombra scura come il carbone, e che insieme al carbone ti porti dentro, come un’onta.

E' sì la storia di 40 anni di pesante inquinamento a Savona con gravissimi danni all'ambiente e alle persone, ma non solo, anche di omissioni, imposizioni, gravi e compiacenti sottostime, tangenti, indagati !
E' la storia delle tante parole usate per decenni da manager e amministratori accondiscendenti, o perlomeno indulgenti, per giustificare, legittimare e perpetuare lo scempio ambientale di 5.000 tonnellate di carbone bruciate ogni giorno !

3 novembre 2011

Ancora il Petrolchimico, ancora inchieste e sequestri.

E' di oggi la notizia che il Comitato Tecnico Regionale dei Vigili del Fuoco ha predisposto la sospensione preventiva per sei mesi a Polimeri Europa. Giusto un anno fa, il sequestro da parte della Procura della Repubblica delle torce, che per anni avevano avvelenato la salute dei cittadini.
Le rilevazioni dell’Arpa individuarono, in concomitanza delle accensioni di maggiore durata delle torce picchi di ricadute al suolo di sostanze cancerogene. In particolare, un rapporto di 17 pagine dell’Arpa sull’incidente al Petrolchimico di Brindisi, avvenuto il 29 settembre 2008, sottolineò che alle 20, circa due ore dopo l’entrata in funzione della torcia di Polimeri Europa, le concentrazioni nell’aria di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) avevano raggiunto quota 38 nanogrammi per metro cubo, rispetto alle concentrazioni medie giornaliere di luglio e agosto dello stesso anno che non avevano mai superato i 3-4 nanogrammi; e che le polveri sottili avevano raggiunto alla centralina Sisri quota 81 (il limite è 50 microgrammi).
Un uso sistematico e criminale delle torce che sicuramente ha ingrossato le tasche, non solo delle aziende, ma anche di chi continua a difendere l'indifendibile con l'alibi della salvaguardia del lavoro.

1 novembre 2011

ELENCO IMPIANTI IMPATTANTI PRESENTI NEL TERRITORIO DI BRINDISI

ENEL BRINDISI SUD –CERANO-
CENTRALE TERMOELETTRICA A CARBONE E OLIO DENSO
4 gruppi in funzione per un totale di
2640 MEGAWATT Divietodi coltivazione agricola.
(Ordinanza del Sindaco del 20-Giugno-2007)
vale per una fascia di metri 500 lungo tutto il nastro trasportatore carbone ENEL (12 Km. circa sino a Cerano)


POLO PETROLCHIMICO ENI
Ditte insediate :
POLIMERI EUROPA–BASELL-ENIPOWER
CHEMGAS -SYNDIAL

Soc. ex MICOROSA
DISCARICARIFIUTI INDUSTRIALI PERICOLOSI E SOSTANZE CHIMICHE 
ALTAMENTE NOCIVE      -50 ETTARI-
Divieto assoluto di accesso al Sito Inquinato. Divieto di Caccia e Pesca per le aree 
limitrofe fino a 200/300 metri.
(Ordinanza del Sindaco del 22-Febbraio-2011)


ENIPOWER
CENTRALE TERMOELETTRICA A CICLO COMBINATO
GAS METANO + VAPORE   1170 MEGAWATT

EDIPOWER BRINDISI NORD (ex ENEL)
CENTRALE TERMOELETTRICA A CARBONE
2 gruppi in funzione per un totale di 640 MEGAWATT
(autorizzata alla riconversione a gasmetano degli altri 2 gruppiperaltri 430 MW
totale complessivo potenziale 1070 MW)
SANOFI AVENTIS
(EX LEPETIT)
INDUSTRIA CHIMICA FARMACEUTICA

DEPOSITO COSTIERO ADRIATICO ex IPEM 1 e  IPEM 2
DEPOSITO STOCCAGGIO DI OLTRE 20.000 Tonnellate di GPL
 (Gas Propano Liquido di petrolio liquefatto )

S.F.I.R.  ZUCCHERIFICIO
PRODUZIONE DI ZUCCHERO E CENTRALE
TERMOELETTRICADA BIOMASSE (rifiuti agricoli dedicati)
39 MEGAWATT

                                                          LNG (ex BRITISH GAS)
RIGASSIFICATORE GAS METANO
STOCCAGGIO MC. 320.000 di GAS METANO
IMMISSIONE IN RETE FINO A 8 MILIARDI DIMC. ANNUI.
Sito (ricavato da un colmamento di specchio d’acqua di circa 15ettari)
 attualmente sotto sequestro per questioni giudiziarie in corso

TERMOMECCANICA SPA –VEOLIA SPA
DISCARICA RIFIUTI PERICOLOSI E NOCIVI
PIATTAFORMA TRATTAMENTO RIFIUTI PERICOLOSI
INCENERITORE RIFIUTI INDUSTRIALI ED OSPEDALIERI
(35.000 T/annue –Energia Termica prodotta 1,4 MW)
Impiantodi proprietà del Consorzio S.I.S.R.I.
attualmente fermo aseguito diquestioni giudiziarie



VINCOLI DI TUTELA AMBIENTALE GRAVANTI SUL TERRITORIO DI BRINDISI.

Vale per tutto il Comprensorio ed altri Comuni limitrofi:
(Legge 349/1986 e successiva dichiarazione specifica con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
del 30-giugno- 1990)
“Area ad elevato Rischio di Crisi Ambientale”, caratterizzata da gravi alterazioni degli equilibri ambientali, nell’atmosfera,nel suolo, nei corpi idrici, che comportano rischio per l’ambiente e per la salute della gente.

Vale per quasi tutta l’Area Industriale fino a Cerano: Area S.I.N.
(Legge 426/1998 e successiva perimetrazione con Decreto del Ministero dell’Ambiente del 10-01-2000)
“Sito di Interesse Nazionale per le Bonifiche” in quanto area soggetta, per quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, a rilevante impatto ambientale in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonchè a pregiudizio per i beni culturali ed ambientali.

Vale per tutto il “Porto Industriale” (fino a Cerano):
(Decreto Min. 293/2001 e Decreto Legislativo 203/2007)
“Soggetti a Rischio di Incidente Rilevante derivante dalle attività svolte nell’ Area Portuale”
... individuazione del possibile grappolo di effetti (effetto domino) di un incidente e conseguenze dirette ed indirette prestando particolare attenzione al rischio di perdite umane ...connessione con altri Impianti.

Vale per diversi Impianti Industriali esistenti in AreaIndustriale:
(Decreto Legislativo 334/1999: legge Seveso, D.M. 9-5-2001,D.Lgs. 238/2005, Direttive Europee Seveso I-II-III)
“Soggetti a Rischio di Incidente Rilevante”, industrie che possono causare eventi di grande entità
(emissioni in atmosfera, incendi , esplosioni) dovuti a sviluppi incontrollati che possono dar luogo a pericolo grave, immediato o differito nel tempo, per la salute umana e per l’ambiente, sia all’interno che all’esterno dell’industria.

Vale per tutta la costa sud, da Fiume Grande compreso a Cerano: area S.I.C.
(Legge Regionale n°28 del 23-12-2002)
“Sito di Importanza Comunitario” per le particolarità naturalistiche del nostro territorio – “Parco Regionale Saline di Punta Contessa”

L'AUTORITA' PORTUALE.
è un Ente del Ministero, che controlla, progetta e gestisce “buona parte” del Porto di Brindisi (sino aCerano), compresa la movimentazione navale ed i notevoli introiti economici derivanti.
Si avvale ancora del “PianoRegolatore Portuale” risalente al 1975.

IL CONSORZIO SISRI
Oggi Consorzio ASI, è un Ente di “diritto pubblico” che gestisce dagli anni 50’ la nostra “Area di SviluppoIndustriale”, destinata a tale uso dal “Piano Regolatore Generale”, che già dagli anni 70’, e ancor prima con qualche surrogato, prevedeva una macchia industriale molto maggioredella stessa città abitata.

Valutazione di Impatto Ambientale:
per realizzare, modificare,o ampliare Industrie e/o Impianti di una certa entità, è necessario presentare una
V.I.A. di competenza, “a seconda dei casi”, della Provincia, della Regione o del Governo Statale. Nell’istruttoria si esprime sempre il Comune attraverso il  Settore Ecologia ed Ambiente (e, ove occorra, l’Organo Politico), le cui Determinazioni vengono rese pubbliche. Per Impianti leggermente “minori” è previsto lo S.I.A., ossia lo “Studio di Impatto Ambientale” che potrebbe, qualora gli Organi competenti lo ritenessero, render necessaria la VIA successiva.

Autorizzazione Integrata Ambientale:
l’esercizio delle stesse Industrie e/o Impianti di una certa entità è subordinato all’ottenimento dell’ A.I.A.
di competenza, “a seconda dei casi”, della Provincia, della Regione o del Governo Statale.
Nell’istruttoria si esprime sempre il Comune attraverso il  Settore Ecologia ed Ambiente. L’Autorizzazione Integrata Ambientale sostituisce e/o integra qualsiasi altra Autorizzazione di tipo Ambientale .