31 maggio 2011

Mi fido di te?

Parte da lontano il feeling tra Fulvio Conti e Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti.
Il sodalizio tra Enel e la pop star iniziò nel 2008 quando accettò di farsi patrocinare il tour "Safari", e sotto le note della celebre "mi fido di te", Enel promise di piantare un certo numero di alberi per compensare le emissioni di CO2 provocate dal consumo energetico dei concerti del cantante.
In cambio, grazie all'esposizione in associazione con l'"equo e solidale" Jovanotti, ricava una bella "ripulita" all'immagine. Una dinamica, se mi è concesso, del tutto assimilabile a quella del riciclaggio del denaro sporco.
Non sarebbe stato ben più coerente e meno paradossale, usare elettricità da energie rinnovabili?
Ma si sa, quando si tratta di Enel il paradosso è compreso nel prezzo!
Un comunicato di Enel di quel periodo recitava:
“L'Enel sostiene il Safari Tour di Jovanotti con un progetto ambientale, in collaborazione con AzzeroCO2, che prevede la forestazione di alcune aree urbane per compensare le emissioni prodotte dai concerti e la distribuzione di lampade a basso consumo…"
Ed ecco infatti che spunta il paradosso: Enel che pianta alberi (e pretende anche di farsi una pubblicità positiva) per far assorbire le emissioni che essa stessa produce. 
“Il Safari Tour 2008 – continua il comunicato - è quindi un impegno concreto e tangibile di Enel e Jovanotti alla lotta al cambiamento climatico. Un nuovo modo di fare musica senza dimenticare l'importanza del rispetto per l'ambiente e l'amore per la natura."
Ma jovanotti è a conoscenza che la società elettrica con cui collabora detiene  la MAGLIA NERA come maggior produttore, con la centrale di Brindisi Sud-Cerano, di CO2?
E' a conoscenza dei milioni di tonnellate di carbone che bruciano ogni anno a Brindisi?
Certo che ne è a conoscenza! Non può essere altrimenti.
Jovanotti è un artista colto, informato, che viaggia e conosce bene il mondo. Conoscerà sicuramente le due centrali nucleari Slovacche di proprietà Enel. A lui che piace tanto il vintage piacerà sicuramente la tecnologia  pre-chernobyl che adottano queste centrali!
Lui che ha girato in lungo e in largo la Patagonia in bicicletta, possibile che non si sia accorto delle proteste che da anni si susseguono contro il progetto delle 5 grandi dighe?
Certo che si è accorto!
Ma allora?
Come mai il sodalizio con Enel continua imperturbabile? Mah? Sarà l'ennesimo mistero che ammanta ogni artista, un po' come i paradossi Enel!
Allora non chiediamoci più nulla se in questi giorni rivediamo Jovanotti metterci la faccia in PLAYENERGY, un altro progetto-paradosso di Enel, che  promuove la diffusione di una conoscenza e di una coscienza energetica e ambientale ma parallelamente continua a bruciare tonnellate di carbone, il combustibile nocivo per eccellenza.
G.D.G.

29 maggio 2011

Processo all’ex carbonile Edipower, il pm aggiunge nuove accuse

BRINDISI – “E’ vero che nel triennio 2002-2004 nella centrale di Brindisi Nord sono state bruciate 5mila tonnellate al giorno di carbone?”, è questa la domanda che il pubblico ministero Giuseppe De Nozza ha rivolto ai tecnici chiamati in causa per conto dell’Edipower, nel silenzio surreale dell’aula di giustizia....

27 maggio 2011

RIFIUTI ZERO. Alessio Ciacci a San Pietro Vernotico.

OCCASIONE SPRECATA STAMATTINA PRESSO L'AULA CONSILIARE DEL COMUNE DI SAN PIETRO VERNOTICO, DOVE A FARE DA SPETTATORI ALL'INTERESSANTE RACCONTO DI COME SI PUO' ARRIVARE A PERCENTUALI ALTISSIME DI DIFFERENZIATA, C'ERA UNO SPARUTO GRUPPETTO DI CITTADINI, UN SINDACO E UN CONSIGLIERE REGIONALE DEL PD DISTRATTO DAI SUOI DUE TELEFONI CELLULARI CHE NON HA RESISTITO E PRESO DA "IMPEGNI ISTITUZIONALI" HA ABBANDONATO L'ASSEMBLEA PRIMA DELLA FINE.
QUESTE ASSEMBLEE DOVREBBERO ORGANIZZARSI NELLE PIAZZE INVECE CHE NELLE STANZE VUOTE DELLE ISTITUZIONI, PERDIPIU' ALLE 10 DI UN GIORNO LAVORATIVO!!!

25 maggio 2011

STRAGE NEL SALENTO: 2000 MORTI PER CANCRO

(fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it)
Più di duemila morti all’anno per cancro nella provincia di Lecce. È così dal 2004 e a rilevarlo è la sezione provinciale della Lilt, la Lega contro i tumori, che ha elaborato gli ultimi dati forniti dall’Istat sulle cause di morte negli anni 2006, 2007 e 2008. La mappa aggiornata della mortalità per tumore vede il Salento guadagnare ancora una volta un triste primato: nel 2006 a Lecce e provincia si sono registrati 1965 decessi, saliti a 2034 nel 2007 e a 2096 nel 2008. Nello stesso arco temporale, il tasso grezzo di mortalità (calcolato su 10 mila abitanti) è passato da 24,3 a 25,8 e nel 2008 risulta di ben 2,6 punti percentuali superiore rispetto alla media regionale pugliese (23,2). Ciò significa che, rispetto a quelli attesi, nel 2008 si sono verificati 215 decessi in più. 
Le tabelle contenute nel dossier della Lilt di Lecce sono anche la fotografia di un Grande Salento ancora soffocato dai suoi antichi veleni: a Brindisi, nel 2006 si registrano 884 decessi, saliti a 931 nel 2007 per poi raggiungere quota 960 nel 2008, passando da un tasso di mortalità di 21,9 a 23,8 punti percentuali; la storia si ripete a Taranto, nella terra del colosso siderurgico Ilva, dove i morti per cancro nel 2006 sono 1304, diventano 1348 nel 2007 per poi aumentare a 1387 nel 2008, anno in cui il tasso di mortalità si attesta a quota 23,9, arrivando a superare nettamente la media regionale pugliese. 
Ma il caso più preoccupante è quello della provincia di Lecce. L’indagine non lascia spazio a dubbi, conferma le preoccupazioni e i timori già emersi in precedenti attività di studio ed evidenziati più volte dagli ambientalisti. Le province di Brindisi e Taranto sono a rischio per la presenza di insediamenti industriali come il Petrolchimico o l’Ilva, ma la situazione più grave è a Lecce, dove è stato riscontrato il più alto numero di decessi per tumori ai polmoni: ben 513 nel 2008 (in tutta la Puglia i decessi registrati sono 1961). Nel 2007, i decessi registrati per la stessa neoplasia sono 436, e nel 2006 sono 488. Numeri drammatici «riconducibili con ogni probabilità a fattori ambientali», secondo gli esperti della Lega contro i tumori di Lecce. 
Il quadro tracciato dalla Lilt prende in esame l’arco temporale che va dal 1990 al 2008 e mostra per la provincia di Lecce, un tasso di mortalità per cancro sempre superiore negli anni rispetto alla media regionale: nel 2000, ad esempio, Lecce contava 1880 decessi per cancro, con un tasso di mortalità pari a 24, contro 926 della provincia di Brindisi (il tasso è 22,6) e 1291 in quella di Taranto (22,1), mentre la media regionale si attestava a quota 21,6. Un dato che è aumentato, rispetto agli anni precedenti. Nel 1990, ad esempio, la mortalità registrava un tasso di 19,8 a Lecce, 19,1 a Brindisi e 18,3 a Taranto, contro una media regionale di 17,9.


E INTANTO A TARANTO 30 OPERAI DELL' ILVA MUOIONO DI CANCRO. INDAGATI RIVA E IL FIGLIO
(di  M. Mazza)   www.lagazzettadelmezzogiorno.it

TARANTO - Morti di cancro contratto sul posto di lavoro. Le malattie professionali costituiscono una dura e amara realtà per la provincia di Taranto, da anni e anni. E periodicamente la Procura della Repubblica avvia inchieste per fare chiarezza su cause e origini e dare giustizia alle vittime, dipendenti della grande industria che hanno contratto malattie durante il lavoro quotidiano in fabbrica, e ai loro familiari. 








L'ultima iniziativa giudiziaria porta la firma del sostituto procuratore Raffaele Graziano che ha fatto notificare l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a 30 indagati, tra i quali spiccano Emilio e Fabio Riva, oltre al direttore dello stabilimento Ilva di Taranto Luigi Capogrosso.

Nell'elenco ci sono molti dirigenti ex dirigenti del gruppo Riva. Per tutti l'accusa è pesante: concorso in omicidio colposo e si riferisce a 15 decessi che si sarebbero verificati tra gli ex dipendenti del siderurgico a causa dell'attività lavorativa svolta nell'Ilva.
I decessi sono avvenuti tra il 2004 e il 2010 per mesotelioma pleurico e peritoneale e per cancro ai polmoni.

La Magistratura, insomma, sospetta che ci sia un rapporto di causa-effetto tra il lavorare nell'acciaieria e poi morire per patologie tipiche di quell'attività, prendendo in esame un periodo che parte da quando la famiglia Riva ha acquistato dallo Stato lo stabilimento siderurgico di Taranto (maggio del 2005) ed arriva sino a qualche anno fa, anche sulla scorta delle denuncie presentate dalle famiglie delle vittime.

Gli indagati hanno ora 20 giorni di tempo per presentare memorie, chiedere di essere interrogati e fare copie degli atti. Poi, spetterà al pm Graziano tirare le somme dell'inchiesta e decidere se chiedere o meno il rinvio a giudizio per gli indagati.

Sono 19, invece, gli imputati per cooperazione in omicidio colposo, cooperazione in omissione colposa di cautele o difese contro gli infortuni sul lavoro e per disastro ambientale, finito sotto processo a seguito dell'inchiesta condotta dal sostituto procuratore Italo Pesiri e riguardante un periodo che parte da metà degli anni '80 e giunge sino alla privatizzazione dell'Italsider. In questo procedimento parti civile si sono costituiti i familiari delle vittime e la Fiom Cgil (il sindacato dei metalmeccanici) tramite l'avvocato Massimiliano Del Vecchio.

23 maggio 2011

Mi armo di parola contro le bestie.

Di seguito la lettera scritta da Flavio e pubblicata sul Quotidiano della Calabria e poi sul suo blog. 
  Da Brindisi un abbraccio a Flavio. Sempre Resistenza con forza e senza paura.

Mi armo di parola contro le bestie. 
Erano lì, sedute comodamente a tavola in una pizzeria nei pressi dell’Università, le bestie che una settimana fa mi hanno massacrato per strada senza motivo, in tre.
I delicatoni ordinavano un’insalata, ben pettinati, curati, uno di loro di certo lampadato. Io ho il naso fratturato, me lo hanno rotto con pugni e gomitate, e da poco ho rimosso i punti all’arcata sopraccigliare. Mi trovavo lì solo per prendere una pizza da portar via. Dopo avermi visto ed aver sussurrato qualcosa sottovoce tra loro, ghignando, il lampadato si è alzato venendo fuori, nei pressi del forno a legna dove stavo aspettando la mia pizza. Lentamente mi è passato vicino, ha dato un’occhiata fuori dalla pizzeria, dove era parcheggiata la mia macchina, come a dirmi che la stava tenendo d’occhio, dopo di che è tornato al tavolo.
Li ho denunciati, sono stati identificati, e credo che non abbiano apprezzato granché la cosa. Di ritorno a casa, tra rabbia e paura, mi sono chiesto se è ancora il caso di restare qui, vivendo fianco a fianco con questi guappetti da quattro soldi ma talmente vigliacchi da poter fare qualsiasi cosa se solo hanno la certezza di poter vincere facilmente o di poter scappare al momento giusto.
Funziona così: ti massacrano e tu passi i giorni seguenti tra ospedali e caserme, a lavare il sangue dalla macchina, a tranquillizzare chi ti sta vicino mentre allo specchio tranquillizzi te stesso. Loro nel frattempo vanno dall’estetista, spacciano coca e mangiano insalate.
Non c’è una volante a proteggerti in ogni luogo. Gli angoli deserti e bui nelle città ad immagine di questa società, fatte di lustri in centro e giungle in periferia, sono tanti. Ricordo che ci abbiamo provato, tempo fa, a spiegare che non servono le telecamere e gli eserciti per garantire sicurezza, ma servono luoghi vivi e sociali, colmi di discussioni e di vigili occhi umani, non di inutili occhi elettronici nel deserto. Ricordo che parlavamo proprio del luogo in cui sono stato picchiato per una ventina di minuti, senza che passasse nessuno per aiutarmi in qualche modo. Ricordo che lo abbiamo fatto invano.
Io non ho il denaro per permettermi una scorta, figuriamoci, e neanche una porta blindata. Non ho il porto d’armi per autodifesa e dovrei comunque essere davvero incazzato per sparare a qualcuno.
E allora ti dici: quasi quasi me ne vado, per paura o per quieto vivere. Hanno vinto, perché non sei stato il primo, e non sarai l’ultimo, e sulle piccole vigliaccherie impunite, le violenze di strada, le sopraffazioni di quartiere e le conseguenti paure ed omertà, si costruiscono le grandi mafie e questa società di sudditi e sovrani.
Allora non me ne vado più. Mi armo di parola. Non conosco nomi e cognomi, ed in verità non voglio conoscerli. So che i vili sanno di esserlo, e dovranno guardarsi allo specchio per quello che sono, e saranno riconosciuti e derisi per quello che sono. Non parlo solo di quei tre, ma di tutti quelli come loro.
Si aggirano per le città come saprofagi, ma a differenza di questi non hanno nè un’utilità naturale nè una dignità sociale.
Io non mi credo né Falcone né Impastato, non state leggendo “l’Idea Socialista”, anche perché non ho a che fare con Rina e Badalamenti, ma con poveretti che la società ha trasformato in aspiranti tronisti con troppi film di Tomas Milian alle spalle. E del resto se potessi scegliere, non li metterei in galera, mi basterebbe che si guardassero allo specchio schifati.
Tanta gente in questi giorni, per strada o nei negozi, mi confessa la propria disavventura, esperienza diretta o da genitori, fratelli, amici, quasi come se solo chi ha vissuto qualcosa di simile avesse la pazienza di ascoltare. La mia gente, che avrebbe dovuto avere uno sguardo rabbioso e determinato nei confronti di chi deturpa e condanna con la propria bassezza la nostra terra, che amo più di ogni altra cosa, invece mi guarda con occhi rassegnati e compatenti. No, non me ne vado più.
In pizzeria sono passato quasi tre ore fa, due ore fa mi sentivo debole, mentre ora, pur avendo letto solo io ciò che ho scritto, mi sento forte e circondato da miei simili.
Allora a voi tre ed a tutti quelli come voi, dico: venite a massacrarmi ora, anche in dieci contro uno. Potete spaccarmi tutte le ossa, potete sfigurare il mio volto e sfasciare la mia auto, potete accoltellarmi o spararmi, ma non farete neanche un graffio a quello che ho scritto, a quello che penso, e resterete comunque delle ignobili bestie senza dignità.
A tutti gli altri, alla mia gente, imploro di non avere paura, di non restare in silenzio nei confronti delle ingiustizie e delle violenze, di avere il coraggio di vivere liberi, di essere Uomini.
Flavio Stasi

18 maggio 2011

Porto Tolle....un po' di storia.

La centrale termoelettrica Enel situata a Porto Tolle - una delle più grandi d’Europa e nel cuore di una delle aree naturali più importanti delicate quali il Delta del Po - ancor prima del progetto di conversione a carbone è già stata oggetto di condanne penali per gravi episodi di inquinamento attraverso due processi in cui i vertici amministrativi e tecnici dell’Enel sono stati condannati per violazione della normativa in tema di tutela delle risorse idriche e per danno ambientale.
Si tratta di una vicenda grave, poco chiara, in cui ancora una volta a prevalere erano stati gli interessi leciti ma privati di un’azienda l’Enel - che peraltro non ha neanche più il monopolio in Italia sulle questioni energetiche – a grave danno dei ben più rilevanti interessi pubblici – salute, ambiente, scelte energetiche oculate - che dovrebbero essere tutelate dal Governo ad iniziare dal Ministro dell’Ambiente. Neanche la crisi economica (accompagnata dal solito ricatto occupazionale per i dipendenti della centrale) può giustificare una scelta così miope. Ed ancora una volta, solo grazie alla mobilitazione di associazioni ambientaliste (unite ai cittadini ed agli imprenditori locali) si è riusciti a bloccare un progetto nefasto per ambiente, salute ed economia.
I 4 punti ‘dolenti’ della vicenda Porto Tolle secondo il WWF:

- UNA CENTRALE ‘SOTTO OSSERVAZIONE DELLA PROCURA’ - La Procura di Rovigo ha avviato nuove indagini anche sul progetto di riconversione e ha disposto una consulenza-perizia, inviata nel giugno 2008 dalla Procura al Ministero dell’Ambiente. La perizia ha evidenziato numerose e gravi carenze nel progetto in ordine agli impatti ambientali (aria, acque, rifiuti, biodiversità per le ricadute negative sull’area naturale e Parco delta del Po). Il documento critica aspramente la scelta dell’Enel per il carbone, giustificata perché il carbone è “economicamente competitivo” rispetto ad altre scelte possibili (ad esempio al gas-ciclo combinato).

- VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE INEVITABILE: Le perizie della Procura sono così dettagliate e articolate, ed evidenziano tali contraddizioni e lacune da far ritenere sorprendente che la Commissione VIA presso il Ministero dell’Ambiente potesse sostenere argomenti contrari, vista l’evidente incompatibilità ambientale del progetto.

- RISCHIO VIOLAZIONE NORME UE: Il Governo inoltre ben conosceva i problemi che potrebbero sorgere con l’Unione Europea, che potrebbe pronunciarsi se il progetto dovesse essere andare avanti, poiché molte aree del Delta del Po sono vincolate da direttive comunitarie.

- IL CARBONE PULITO NON ESISTE: Il WWF, che segue da anni le vicende processuali e amministrative della centrale Enel di Porto Tolle, ritiene che la riconversione di Porto Tolle a carbone sia del tutto sbagliata perché questo è tra i combustibili fossili quello che presenta le maggiori emissioni di anidride carbonica, il gas ad effetto serra maggiormente responsabile del riscaldamento climatico globale. Occorre infatti rammentare che anche avvalendosi delle migliori tecnologie gli impianti a carbone hanno emissioni più che doppie rispetto a quelle di un ciclo combinato a gas: all’atto pratico per ogni kWh di energia elettrica prodotta da carbone si emettono oltre 770 gCO2 contro i 365 di un ciclo combinato a gas. Il nostro Paese che già sta andando in direzione opposta rispetto al Protocollo di Kyoto e ai nuovi impegni di riduzione delle emissioni (di almeno il 20% entro il 2020) farebbe meglio a investire in efficienza e fonti rinnovabili di energia che non solo ci permetterebbero di affrancarci dalla dipendenza energetica, ma permetterebbero un rilancio dell’economia in chiave sicuramente più sostenibile rispetto al puntare su combustibili fossili e nucleare.
Peraltro tutte le performance ambientali di una centrale a carbone sono estremamente più negative: dalle emissioni di sostanze inquinanti (ossidi di zolfo, ossidi d’azoto, polveri fini, mercurio, arsenico, ecc.), consumi di acqua e materie prime, produzione di rifiuti, ecc., a dimostrazione che il carbone pulito non esiste.
(da comunicato stampa WWF)
17 maggio 2011

17 maggio 2011

Porto Tolle, Prestigiacomo bocciata

(fonte:  gualerzi.blogautore.repubblica.it)

Si allontana la possibilità che la vecchia centrale Enel di Porto Tolle (Rovigo) venga riconvertita a carbone. Il Consiglio di Stato ha annullato infatti oggi il decreto con cui il 29 luglio 2009 il ministero dell’Ambiente aveva dato parere positivo alla Valutazione d’impatto ambientale del progetto. Atto formale siglato dal ministro Stefania Prestigiacomo, ma che aveva preso il via nel lontano 2005 sotto la gestione di Alfonso Pecoraro Scanio ottenendo dall’esponente verde nel 2007 un ok condizionato ad una serie di migliorie nel controllo delle emissioni di ossido di zolfo e particolato.
La sentenza della Sezione sesta del supremo organo della giustizia amministrativa accoglie il ricorso presentato da Wwf, Greenpeace, Italia nostra, operatori turistici, alberghieri e di stabilimenti balneari, associazioni di pescatori e comitati cittadini, ribaltando il parere dato in primo grado dal Tar del Lazio lo scorso giugno.
La notizia è stata accolta con soddisfazione dagli ambientalisti. “Viene travolto anche il provvedimento del ministero dello Sviluppo economico con cui si autorizza la costruzione dell’impianto”, esulta Matteo Ceruti, l’avvocato che rappresenta tutti i ricorrenti “Siccome – precisa ancora il legale – sulla base del codice ambientale, il presupposto per la costruzione di un progetto è che ci sia il parere favorevole della Via, con l’annullamento di tale provvedimento viene caducato anche quello successivo del ministero dello Sviluppo economico di concerto con il ministero dell’Ambiente emesso a inizio anno” che autorizzava la costruzione della centrale.
E’ stata “battuta quindi la tesi dell’Enel secondo cui la centrale a carbone sarebbe meno inquinante di una equivalente centrale a gas, grazie ai camini più alti che abbassano le concentrazioni al suolo degli inquinanti”, commenta soddisfatta Greenpeace. “Il carbone – ricorda Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia – è il peggior killer del clima del pianeta. Non è possibile ritenerlo ambientalmente compatibile con nulla, men che meno con una zona fragile come il Delta del Po”.
“La tecnologia a “carbone pulito” – sottolinea il Wwf – è così definita perché questi impianti sono dotati di desolforatori e di denitrificatori; si tratta in realtà di sistemi che permettono di abbattere solo una parte delle sostanze inquinanti quali gli ossidi di zolfo e di azoto che comunque continuano ad essere sempre nettamente superiori rispetto a quelle di una centrale di pari potenza a ciclo combinato a gas”.
Recrimina invece l’azienda elettrica: “L’Enel prende atto con stupore della sentenza del Consiglio di Stato”e “in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza ricorda che questa decisione rischia di cancellare un progetto necessario per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici del Paese e per la riduzione del costo finale dell’energia, progetto che vedeva un investimento da circa 2,5 miliardi di euro e oltre 3.000 posti di lavoro per i 5 anni necessari a costruire l’impianto e che avrebbe migliorato di molto l’ambiente con l’utilizzo delle più avanzate tecnologie di abbattimento di fumi e inquinanti”.
La storia dell’impianto di Porto Tolle è lunga è travagliata. Lo scorso gennaio la Corte di cassazione aveva confermato infatti in via definitiva le condanne inflitte agli ex manager dell’Enel LUigi Tatò e Paolo Scaroni per i danni ambientali prodotti dalla centrale durante la sua fase di attività ad olio combustibile.

14 maggio 2011

Movimento no coke Alto Lazio

NO COKE ESULTANO:LA CIMINIERA DEL QUARTO GRUPPO DI TIRRENO POWER DI TVS SARA’ SMANTELLATO

Soddisfazione per il Movimento No Coke Alto Lazio per il rispetto della procedura a cui si è dovuta attenere Tirreno Power per il rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale per la centrale di TVS.
Per due anni abbiamo seguito l’iter burocratico del rilascio dell’Aia, presso il Ministero dell’Ambiente, partecipando più volte alle conferenze dei servizi che per legge devono intervenire prima del rilascio.
Due mesi fa avevamo scritto alla ministra Stefania Prestigiacomo chiedendo i motivi del ritardo nel rilascio dell’AIA, che consentiva a Tirreno Power di utilizzare il quarto gruppo, così inquinante e su cui si chiedeva la dismissione.
Il 20 Settembre, infatti l’assessore all’ambiente Roscioni, del comune di Civitavecchia aveva prodotto in sede di conferenza dei servizi, una delibera del consiglio comunale risalente ad Aprile del 2010 N.5 prescrivendo per motivi sanitari il divieto di funzionamento della sezione TV4 di Tirreno Power, ritenendo pericoloso per motivi sanitari anche il funzionamento seppure per un periodo transitorio della sezione medesima.
 Da oggi, infatti, l'aria che respiriamo avrà una fonte in meno di emissioni inquinanti, ovvero l'antico quarto gruppo di Torre Sud, quello, per intenderci, con il camino più alto.
Secondo il provvedimento ministeriale, entro sei mesi Tirreno Power dovrà presentare un progetto per lo smantellamento di quella parte dell'impianto che da oggi, come si è detto, non è più autorizzata.
L’intervento del comune di Civitavecchia è stato determinante per ottenere questo ottimo risultato in termini di tutela ambientale e sanitaria.
Questo per dare il giusto risalto all’impegno dei cittadini che non hanno mai smesso di pretendere il rispetto della legalità in un territorio aggredito dalle servitù energetiche, ma anche per far riflettere sull’importanza ed il peso che ha un comune nella scelta di tutela di un comprensorio grande come l’ Alto Lazio.
Da oggi, dal camino più alto di Torrevaldaliga Sud non potrà uscire più niente, se qualcuno lo vedrà uscire potrà segnalare alle autorità competenti che il quarto gruppo non è più autorizzato.
I cittadini ringraziano tutti coloro che hanno partecipato a questo importante risultato.


6 maggio 2011

Esplode la Bomba Micorosa. Che farà Ferrarese?!

La società alla quale fu ceduta la patata bollente della discarica di 40 ettari è in fallimento dal 2006. La somma necessaria per la bonifica non è ancora quantificata, i soldi sono da trovare, ma un fatto è certo: lo Stato presenterà il conto
Micorosa, un lago asciutto di veleni e un problema: chi pagherà
di Sonia Gioia » 6 maggio 2011 da www.brindisireport.it

3 maggio 2011

IL DILEMMA NUCLEARE

venerdì 6 maggio · 18.00 
Brindisi: Sala Conferenze "Guadalupi" - Palazzo di città

Il Dilemma Nucleare con Riccardo ROSSI ed Enrico RUGGIERO 
Il neonato gruppo "Dimensione Giovani" organizza un confronto sul tema dell'energia nucleare. Un'analisi dei risvolti della nostra scelta nel campo economico, sociale, tecnico e scientifico. Ne parleremo con due ingegneri, Riccardo ROSSI ed Enrico RUGGIERO, che, seppur in linea con le loro convizioni, analizzeranno pro e contro per cercare di darci qualche strumento in più per effettuare una scelta consapevole nell'eventualità del referendum!
Un evento creato da giovani e rivolto, in particolare, ai giovani, un tema tanto attuale quanto complesso.


sabato 7 maggio · 18.00
Piazza Vittoria Brindisi
Giù Le Mani dai Referendum - Catena Umana in Piazza Vittoria

Il Governo Berlusconi si appresta con decreti legge ad impedire la consultazione referendaria che bloccherebbe i processi di privatizzazione dell'acqua e del ritorno del nucleare in Italia.
Occorre mobilitarsi : Giù Le Mani dai Referendum
Sabato 7 maggio dalle 18,00 in Piazza Vittoria a Brindisi formiamo una catena umana vivace e colorata , manifestiamo in favore dei beni comuni , contro il nucleare
La partecipazione è l'unica nostra forza! 


Torce Petrolchimico, 75 giorni alla scadenza dell’ultimatum ma lavori fermi

di Mar.Orl.
BRINDISI – Solo due mesi e mezzo di tempo, ancora, sino al fatidico 15 luglio stabilito come termine dal pm per la conclusione delle opere di ambientalizzazione prescritte, pena l’attivazione dell’efficacia integrale del sequestro cui è sottoposto dal 26 ottobre scorso il sistema delle torce del Petrolchimico consortile di Brindisi. Ma i lavori sono ancora fermi al palo per problemi legati all’iter autorizzativi.