25 maggio 2011

STRAGE NEL SALENTO: 2000 MORTI PER CANCRO

(fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it)
Più di duemila morti all’anno per cancro nella provincia di Lecce. È così dal 2004 e a rilevarlo è la sezione provinciale della Lilt, la Lega contro i tumori, che ha elaborato gli ultimi dati forniti dall’Istat sulle cause di morte negli anni 2006, 2007 e 2008. La mappa aggiornata della mortalità per tumore vede il Salento guadagnare ancora una volta un triste primato: nel 2006 a Lecce e provincia si sono registrati 1965 decessi, saliti a 2034 nel 2007 e a 2096 nel 2008. Nello stesso arco temporale, il tasso grezzo di mortalità (calcolato su 10 mila abitanti) è passato da 24,3 a 25,8 e nel 2008 risulta di ben 2,6 punti percentuali superiore rispetto alla media regionale pugliese (23,2). Ciò significa che, rispetto a quelli attesi, nel 2008 si sono verificati 215 decessi in più. 
Le tabelle contenute nel dossier della Lilt di Lecce sono anche la fotografia di un Grande Salento ancora soffocato dai suoi antichi veleni: a Brindisi, nel 2006 si registrano 884 decessi, saliti a 931 nel 2007 per poi raggiungere quota 960 nel 2008, passando da un tasso di mortalità di 21,9 a 23,8 punti percentuali; la storia si ripete a Taranto, nella terra del colosso siderurgico Ilva, dove i morti per cancro nel 2006 sono 1304, diventano 1348 nel 2007 per poi aumentare a 1387 nel 2008, anno in cui il tasso di mortalità si attesta a quota 23,9, arrivando a superare nettamente la media regionale pugliese. 
Ma il caso più preoccupante è quello della provincia di Lecce. L’indagine non lascia spazio a dubbi, conferma le preoccupazioni e i timori già emersi in precedenti attività di studio ed evidenziati più volte dagli ambientalisti. Le province di Brindisi e Taranto sono a rischio per la presenza di insediamenti industriali come il Petrolchimico o l’Ilva, ma la situazione più grave è a Lecce, dove è stato riscontrato il più alto numero di decessi per tumori ai polmoni: ben 513 nel 2008 (in tutta la Puglia i decessi registrati sono 1961). Nel 2007, i decessi registrati per la stessa neoplasia sono 436, e nel 2006 sono 488. Numeri drammatici «riconducibili con ogni probabilità a fattori ambientali», secondo gli esperti della Lega contro i tumori di Lecce. 
Il quadro tracciato dalla Lilt prende in esame l’arco temporale che va dal 1990 al 2008 e mostra per la provincia di Lecce, un tasso di mortalità per cancro sempre superiore negli anni rispetto alla media regionale: nel 2000, ad esempio, Lecce contava 1880 decessi per cancro, con un tasso di mortalità pari a 24, contro 926 della provincia di Brindisi (il tasso è 22,6) e 1291 in quella di Taranto (22,1), mentre la media regionale si attestava a quota 21,6. Un dato che è aumentato, rispetto agli anni precedenti. Nel 1990, ad esempio, la mortalità registrava un tasso di 19,8 a Lecce, 19,1 a Brindisi e 18,3 a Taranto, contro una media regionale di 17,9.


E INTANTO A TARANTO 30 OPERAI DELL' ILVA MUOIONO DI CANCRO. INDAGATI RIVA E IL FIGLIO
(di  M. Mazza)   www.lagazzettadelmezzogiorno.it

TARANTO - Morti di cancro contratto sul posto di lavoro. Le malattie professionali costituiscono una dura e amara realtà per la provincia di Taranto, da anni e anni. E periodicamente la Procura della Repubblica avvia inchieste per fare chiarezza su cause e origini e dare giustizia alle vittime, dipendenti della grande industria che hanno contratto malattie durante il lavoro quotidiano in fabbrica, e ai loro familiari. 








L'ultima iniziativa giudiziaria porta la firma del sostituto procuratore Raffaele Graziano che ha fatto notificare l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a 30 indagati, tra i quali spiccano Emilio e Fabio Riva, oltre al direttore dello stabilimento Ilva di Taranto Luigi Capogrosso.

Nell'elenco ci sono molti dirigenti ex dirigenti del gruppo Riva. Per tutti l'accusa è pesante: concorso in omicidio colposo e si riferisce a 15 decessi che si sarebbero verificati tra gli ex dipendenti del siderurgico a causa dell'attività lavorativa svolta nell'Ilva.
I decessi sono avvenuti tra il 2004 e il 2010 per mesotelioma pleurico e peritoneale e per cancro ai polmoni.

La Magistratura, insomma, sospetta che ci sia un rapporto di causa-effetto tra il lavorare nell'acciaieria e poi morire per patologie tipiche di quell'attività, prendendo in esame un periodo che parte da quando la famiglia Riva ha acquistato dallo Stato lo stabilimento siderurgico di Taranto (maggio del 2005) ed arriva sino a qualche anno fa, anche sulla scorta delle denuncie presentate dalle famiglie delle vittime.

Gli indagati hanno ora 20 giorni di tempo per presentare memorie, chiedere di essere interrogati e fare copie degli atti. Poi, spetterà al pm Graziano tirare le somme dell'inchiesta e decidere se chiedere o meno il rinvio a giudizio per gli indagati.

Sono 19, invece, gli imputati per cooperazione in omicidio colposo, cooperazione in omissione colposa di cautele o difese contro gli infortuni sul lavoro e per disastro ambientale, finito sotto processo a seguito dell'inchiesta condotta dal sostituto procuratore Italo Pesiri e riguardante un periodo che parte da metà degli anni '80 e giunge sino alla privatizzazione dell'Italsider. In questo procedimento parti civile si sono costituiti i familiari delle vittime e la Fiom Cgil (il sindacato dei metalmeccanici) tramite l'avvocato Massimiliano Del Vecchio.

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