23 aprile 2010

RICONVERSIONE DEI TERRENI. IN ARRIVO UNA BARRIERA ARBOREA.

“I superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione dei metalli riscontrati nei terreni sono di origine assolutamente naturale, non riferibili alle attività condotte da Enel”.
Così sintetizzavano le contro-analisi, commissionate da Enel nel 2007 a seguito del sequestro e della distruzione dei prodotti agricoli alimentari coltivati a ridosso dell'asse attrezzato e della Centrale Federico II.
Questo è l'incipit di una querelle che va avanti ormai da tre anni tra Enel che promette il risarcimento danni e coltivatori che aspettano invano.
E' di oggi però la notizia che dovrebbe essere messa in atto nei primi giorni di Maggio la riqualificazione o riconversione dell'area agricola adiacente ai nastri trasportatori e alla centrale di Cerano.
L'accordo è stato siglato dal Comune di Brindisi, Enel, Confcooperative, Coldiretti, Confagricoltura e Assoc. Agricoltura Ambiente Natura. Per la realizzazione del progetto è stato istituito un comitato comitato tecnico composto da un rappresentante del Comune, uno dell' Enel e uno delle organizzazioni che hanno sottoscritto l'accordo.
Gli interventi escludono la coltivazione di prodotti alimentari e prevedono la coltivazione di colture arboree. Tra l'altro lungo l'asse dei terreni incriminati verrà realizzata una barriera arborea (!) che servirà  a migliorare l'impatto visivo.

21 aprile 2010

ENEL... E LA FAVOLA DELL'ASPARAGO

Da mesi ormai Enel e il suo fantomatico comitato del “Si al carbone”, con la collaborazione di qualche
audace giornalista cercano di far passare come notizia la favola del carbone pulito.
In questi giorni è stato raddrizzato il tiro e la campagna promozionale di Enel ha un
nuovo protagonista : il carbone “amico” dell’agricoltura.
Il responsabile delle relazioni territoriali dell’Azienda, in gita in Germania, con un colpo di magia da
farci restare tutti senza parole e con gli occhi sgranati, tira fuori dal cilindro due
meraviglie: l’asparago d.o.p . e il mirtillo garantito; osando quindi un azzardato confronto tra Cerano e Colonia!!!

Ma, vediamo un po' più nel dettaglio il confronto tra queste due realtà.

In Germania, a Niederaussem (vicino Colonia) convivono un polo energetico e l’agricoltura di qualità.
La centrale a lignite a 30Km. da Colonia, è in funzione dal 1963 e la RWE Power (equivalente della nostra Enel) pensa anche a restituire la terra una volta esaurita l’estrazione della lignite. Duemila ettari sono stati selezionati, riempiti, livellati e riconsegnati alle aziende agricole della zona.

In Italia, a Cerano (vicino Brindisi), invece, tre anni fa le coltivazioni agricole attorno alla centrale
furono bloccate e il raccolto distrutto da una ordinanza del sindaco di Brindisi. Motivo i risultati delle
indagini chimico-fisiche eseguite da Sviluppo Italia per conto del commissario straordinario ambientale in
Puglia e i dati dell’Arpa. A Cerano alcuni contadini ancora oggi aspettano il risarcimento per i danni subiti
e si sono dovuti costituire parte civile nei processi in cui Enel è accusata di aver inquinato il territorio.

In Germania, a Niederaussem (vicino Colonia) l’asparago d.o.p. cresce accanto alla centrale a lignite le cui emissioni di fumi e polveri sono sottoposte a costanti e meticolosi controlli (come solo i tedeschi sanno fare!).
La rete di monitoraggio si estende su un’area di 400 Km quadrati e i valori delle emissioni sono bene al di sotto dei limiti di tolleranza prescritti.

In Italia, a Cerano (vicino Brindisi), invece,  il carciofo Brindisino (anch’esso da poco divenuto d.o.p.)
non si coltiva più. Le emissioni in aria e in acqua della Federico II superano le soglie consentite per legge
e di conseguenza l’azienda è costretta a  inserire i dati nel registro INES delle emissioni.
Piombo, Nichel, Mercurio e Rame sono alcune delle sostanze emesse nel terreno (tutti i dati sono pubblici e
consultabili in rete) e per quanto riguarda le emissioni in aria le cose non vanno meglio.
A rilevare i dati della qualità dell’aria è Arpa Puglia, il problema però è che mentre la medicina parla
dell’incremento delle nano patologie nella provincia di Brindisi, il PM2.5 dalle centraline non viene nemmeno rilevato.

In Germania, a Niederaussem (vicino Colonia) il carbone (lignite) viaggia all’interno di nastri chiusi ermeticamente e le ceneri  vengono collocate in appositi depositi.

In Italia, a Cerano (vicino Brindisi), invece,  il carbone viene depositato da oltre vent’anni in un carbonile
totalmente scoperto. In quanto alle ceneri non ci rimane che sperare di essere tornati alla normalità e cioè che le ceneri radioattive siano stoccate in modo adeguato. E’ ancora fresco il ricordo del Maggio 2009 quando in seguito ad un'indagine del Corpo Forestale dello Stato, è stato scoperto che i rifiuti provenienti dalla centrale a carbone di Brindisi Sud (ceneri tossiche e altri materiali pericolosi) venivano smaltite illegalmente in Calabria.

Si potrebbe andare ancora avanti sviscerando le tante differenze tra i tedeschi e noi ma, non lo facciamo, perché sappiamo benissimo che quella di Enel è solo l’ennesima campagna promozionale, e sappiamo anche che, come in tutte le campagne pubblicitarie pur di vendere un prodotto si è pronti a tutto.

g.d.g.

20 aprile 2010

Ok del ministero a Petroceltic Elsa. Potrà cercare petrolio alle Tremiti.

Sondaggi nel mare tra il Gargano e le isole: parere positivo dell’ufficio Valutazione impatto ambientale.

Ancora impianti in black-out: si accende la torcia d’emergenza del Petrolchimico

di M.O. www.brindisireport.it
(foto di Patrizio Polmone)
BRINDISI – 19 Aprile Ore 9,20 : la torcia di emergenza collegata all’impianto di cracking del petrolchimico consortile di Brindisi spara in atmosfera una nuova, prolungata fiammata di gas combusti. Polimeri Europa provvede alle comunicazioni previste dal protocollo concordato in prefettura in sede coordinamento per la protezione civile. E spiega ancora una volta la ragione del ricorso alle torce. Un nuovo black-out ha mandato in blocco il compresso K2001 dell’impianto di produzione dell’etilene.

Si è aperto un interruttore dei circuiti ausiliari in cabina, e automaticamente dall’impianto le sostanze in lavorazione sono state immesse nelle condotte che portano alla torcia di emergenza, una di quelle -scrisse l’Arpa di Brindisi in una relazione del 2009 sulla catena di incidenti- che non è provvista nè di misuratore dei flussi nè di analizzatore delle sostanze bruciate, nè tanto meno di sensori per l’analisi delle sostanze di ricaduta. Una fabbrica chimica alla mercè delle interruzioni di energia cotinua ad essere una anomalia. la difficoltà a conoscere obiettivamente cosa finisce in torcia anche.

Su tutto questo la procura della Repubblica ha incaricato mesi addietro la Digos della questura e un consulente tecnico di condurre una indagine accurata, dopo quelle dell’Arpa e gli accertamenti del Comitato tecnico regionale. Sia la polizia che il perito hanno concluso il lavoro, il pm ha letto le relazioni ed ora si attendono le determinazioni conseguenti. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale aveva comunque già misurato più volte le ricadute al suolo di sostanze a rischio, come gli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), rilevandone picchi di concentrazione rispetto alla media giornaliera senza incidenti, e aveva anche utilizzato a comparazione valori di fondo della qualità dell’aria di un’area agricola presso Ostuni.

Preoccupati, nei mesi scorsi, i sindacati di categoria del settore chimico. Le difficoltà di mercato, i problemi che Eni sta incontrando in Puglia, il caso Basell, sono tutti elementi che potrebbero risultare aggravati da un clima di sospetto sulla fabbrica. E allora il sindacato si dichiarò certo che Polimeri Europa, disponendone certamente, avrebbe impiegato tecnologie più avanzate per risolvere i problemi, a partire da quello dell’assenza di una rete di alimentazione elettrica di emergenza. Non si sa se passi di questo genere siano stati poi concretamente compiuti. Se si dovesse giudicare solo dal ricorso alle torce di emergenza, la risposta sarebbe negativa.

Intervento del Dr. Portaluri al sit-in Edipower

18 aprile 2010

Benzo(a)pirene: allarme a Taranto.

Ing.Biagio De Marzo e Prof. Alessandro Marescotti (Peacelink)
E' stato superato per il terzo anno consecutivo il valore obiettivo di 1 nanogrammo a metro cubo per uno dei più potenti cancerogeni a Taranto: il benzo(a)pirene.
Il benzo(a)pirene è un genotossico e può modificare il DNA trasmesso dai genitori ai figli.
PeaceLink ha ottenuto i dati ambientali con apposita richiesta scritta e allega a questo comunicato il fax del'Arpa.
Nonostante la riduzione della produzione di coke dell'Ilva nel 2009 il benzo(a)pirene rimane a 1,3 nanogrammi a metro cubo nel quartiere Tamburi, ossia il 30% oltre il valore obiettivo fissato dalla legge che è di 1 nanogrammo.
Respirare per un anno un simile quantitativo di questo cancerogeno equivale per un bambino a respirare l'equivalente di mille sigarette all'anno.
Le analisi ventoselettive hanno dimostrato inquivocabilmente che il benzo(a)pirene proviene in quantità preponderante dall'area industriale.
Diverse sono le sorgenti di questo inquinante. Tuttavia una percentuale significativa è attribuibile all'Ilva.
Dato che buona parte del benzo(a)pirene è emesso dalla cokeria Ilva, PeaceLink chiede che non venga concessa l'Autorizzazione Integrata Ambientale all'Ilva se riamangono in funzione le batterie obsolete della cokeria. O si acquistano le migliori cokerie del mondo nuove di zecca e le si piazzano nel punto più lontano dalla città oppure nessuna autorizzazione può essere concessa.
PeaceLink richiede al sindaco di Taranto un deciso intervento a tutela della salute pubblica di fronte ai gravi dati dell'inquinamento ambientale emersi con le misurazioni dell'Arpa Puglia.
In particolare al Sindaco di Taranto richiediamo un'ordinanza che prescriva all'Ilva un'immediata drastica riduzione delle emissioni.Richiediamo inoltre che sia installato entro un mese attorno alla cokeria Ilva un sistema ad alta risoluzione temporale di rilevazione istantanea e continuativa delle emissioni di IPA,di cui il benzo(a)pirene è il componente più pericoloso.
Non possiamo aspettare i dati del benzo(a)pirene del 2010: occorre agire subito.


 

17 aprile 2010

Picchi di inquinamento? Più morti e più ricoveri

Lo evidenzia uno studio condotto da Asl, Cnr e Università di Pisa 
di Valeria Cordella Arcangeli (La Gazzetta del Mezzogiorno 17/04/10) 
 

Più morti e più ricoveri quando l’inquinamento atmosferico, nel capoluogo e nel resto della provincia, sfiora picchi da allarme. Lo afferma uno studio che stima l’impatto degli inquinanti urbani sulla mortalità e sui ricoveri ospedalieri per determinate patologie dei cittadini residenti nella città di   Brindisi, nel periodo 2003 - 2006. Che conferma la relazione causa-effetto tra la concentrazione di inquinanti, ricoveri per cause respiratorie e decessi. Sono gli anziani e le persone con situazioni cardiovascolari e respiratorie compromesse a finire in ospedale e a rimetterci la   vita. Gli esiti della ricerca permettono di quantificare e orientare gli interventi di sanità pubblica. L’indagine rientra in un filone internazionale ed è stata commissionata, alla fine del mandato, dall’ex presidente della Provincia Michele Errico che dell’Ambiente aveva fatto uno dei punti cardine del suo pro   gramma. La ricerca è stata condotta dall’Istituto di fisiologia clinica, Cnr di Lecce, dall’istituto di scienze dell’atmosfera e del clima, Cnr di Bologna e di Lecce, dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, unitamente all’Unità operativa di Radioterapia, Asl Brindisi (vi hanno collaborato Maria Serinelli, Emilio Antonio Luca Gianicolo, Marco Cervino, Cristina Mangia, Maurizio Portaluri e Maria Angela Vigotti). Ormai alle battute finali sarà stampata a giorni. È il primo studio che si basa sull’acquisizione e l’analisi congiunta di dati sanitari e ambientali finalizzate a valutare, attraverso un disegno analitico, gli effetti acuti dell’inquinamento atmosferico. L’indicazione che ne scaturisce è inquientante. Si descrive, infatti, una situazione giornaliera di rischio dovuta all’inquinamento dell’aria per la quale. secondo gli studiosi, sarebbe opportuno prendere misure cautelative. Non è certo la prima volta che a Brindisi vengono condotte indagini epidemiologiche descrittivi che hanno rilevato eccessi di mortalità. «Potenzialmente attribuibili all’esposizione ambientale e occupazionale», si legge nello studio. Ma è certamente il primo studio che si fonda sull’ac   quisizione e l’analisi congiunta di dati sanitari e ambientali finalizzata a valutare, attraverso un disegno analitico, gli effetti acuti dell’inquinamento atmosferico.     
IL METODO DI RICERCA 
- «L’associazione tra le due serie temporali di   dati giornalieri   di mortalità (2003 - 2005) e di ricovero ospedaliero (2003 - 2006) e la serie delle concentrazioni giornaliere degli inquinanti è stata analizzata mediante il metodo “case- crossover” (si tratta di un disegno particolare caso-controllo, in cui ogni soggetto deceduto (caso) è “matchato” con se stesso, dove i controlli sono giorni in cui   l’evento di interesse non si è verificato) e il modello di regressione logistica condizionata» si legge nella relazione. Come variabili sono state considerate: la temperatura media, l’umidità relativa, l’epidemie influenzali, il decremento estivo della popolazione residente e le festività. L’analisi è stata condotta adattando modelli specifici per causa di decesso o di   ricovero, genere, età e stagione.     
DATI DI PARTENZA
Sono stati presi in considerazione i dati di mortalità relativi alle cause di morte non accidentali, per cause cardiovascolari e per cause respiratorie.   Oltre che i dati relativi ai ricoveri ospedalieri non programmati, per cause cardiache, cerebrovascolari e respiratorie.     
INQUINANTI 
Come variabili di esposizione sono state considerate le concentrazioni dell’inquinante nel giorno stesso e fino a cinque giorni precedenti il decesso o il ricovero.     
I RISULTATI 
Incrementi della concentrazione di Pm10 (particolato) risultano associati ad incrementi percentuali del rischio di morte sia per le cause naturali che per le patologie cardiovascolari. Gli effetti sono immediati. Se si considerano i ricoveri ospedalieri gli effetti sono statisticamente significativi per le malattie cerebrovascolari tra le donne e gli anziani, considerando la concentrazione media di inquinanti fino a tre giorni precedenti il ricovero.

16 aprile 2010

La protesta Anti-Rigassificatore si sposta allo SNIM

Proseguendo nell’azione di sensibilizzazione e controinformazione nei riguardi della popolazione, le associazioni precedentemente presenti su corso Garibaldi, vicino all’info point della LNG, da ieri e fino a Sabato si ritroveranno dalle 17 in poi davanti all’ingresso dello SNIM, dove saranno messe in atto anche attività collaterali tendenti a ribadire la contrarietà ad installazioni industriali che contrastino con il naturale e armonico sviluppo del nostro porto, e che mal si conciliano con la vocazione turistica e le ricadute economiche che lo stesso SNIM vuole promuovere.
Gli ingannevoli paragoni con Barcellona sono da considerare fuorvianti e tendenti a generare confusione e false speranze nella popolazione. 
 
COMUNICATO STAMPA ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE

14 aprile 2010

LNG GO HOME. Il contro info point si sposta a sant'apollinare

Il presidio giornaliero (contro info point LNG) da corso garibaldi si sposta a sant'apollinare proprio di fronte allo SNIM.
Le nostre associazioni organizzano un punto informativo all’esterno dello SNIM al fine di esporre le varie tematiche ambientali che assediano in maniera poderosa il nostro territorio: dal polo energetico che movimenta quasi OTTO milioni di tonnellate annue di carbone – e per il quale si chiede una drastica e inequivocabile riduzione -, ad un sito industriale pesantemente inquinato tanto da essere dichiarato area ad elevato rischio ambientale, al deposito di GPL della Costiero Adriatica (53.000 tonnellate di GPL), sino ad arrivare alla gravissima minaccia costituita dal progettato impianto di rigassificazione che la Brindisi Lng vuole costruire a Capo Bianco, all’ingresso del porto, nella pancia della nostra città e a strettissima vicinanza con altri impianti ad elevato rischio di incidente rilevante.
Una situazione divenuta insostenibile per la quale occorre immediatamente mobilitarsi per riportarla alla normalità ma soprattutto per impedire che la situazione peggiori e si permetta di continuare a perseguire logiche che cozzano contro i reali interessi del territorio e in contraddizione con quanto le istituzioni locali affermano con i loro programmi di voler perseguire.
Cogliamo l’occasione di questo evento (lo SNIM) per portare all’attenzione generale quanto contrasti questa iniziativa che prelude ad un incremento del turismo della nautica da diporto con l’attuale situazione locale. Il turismo potrebbe essere una delle principali voci della nostra economia e dell’attività del porto di Brindisi per la quale, questo, ha una naturale vocazione è, quindi, necessario incentivare il traffico crocieristico e dare maggiore impulso ad iniziative come lo SNIM la cui locazione nell’aerea di S. Apollinare ci auguriamo sia definitiva.
Ma vogliamo mettere in risalto un altro elemento di contraddizione che appare anche irrazionale: la sponsorizzare da parte della Brindisi LNG del Salone della Nautica. In pratica lo SNIM, con la sua attività, si propone di promuovere ciò che un suo sponsor, La Brindisi Lng, ostacolerebbe con la sua attività industriale. E’ o non è un paradosso?
E’ proprio vero: non c’è limite ai misteri e alle sorprese!
La costruzione del rigassificatore della Brindisi Lng darebbe il via ad un traffico annuale di 100/110 gasiere da 140/180.000 tonnellate (lunghe oltre 300 metri), rendendo impossibile - per ragioni di sicurezza - la navigazione ed ogni altro tipo di attività durante le fasi di avvicinamento, di movimentazione e di carico/scarico di dette gasiere. Un vero e proprio “tappo” per il nostro porto dalla conformazione ad imbuto. Basterebbe leggersi le restrittive norme contenute nell’ordinanza che la Capitaneria di porto di Chioggia ha emanato per il famoso rigassificatore di Rovigo che differenza di quello che si vorrebbe costruire a Brindisi è off-shore e dista dalla costa circa DIECI miglia (c.a. VENTI Km.).
Come può, chi si pone in conflitto con le istituzioni e la popolazione locale per perseguire unicamente i propri interessi, provare a legare il proprio nome ad una iniziativa che si basa sul turismo che qui renderebbe impossibile? Davvero si pensa di imbonire il territorio elargendo sponsorizzazioni varie? Davvero è possibile immaginare che con i soldi è lecito “comprare” tutto?
Quale Brindisi si vuole? Quella che ha già iniziato un percorso teso valorizzare le proprie specificità e potenzialità naturali o una Brindisi asservita agli interessi delle multinazionali ,come avvenuto fino a qualche anno fa, interessi che hanno prodotto danni ambientali e alla salute dei cittadini impedendo uno sviluppo capace di valorizzare le risorse e le vocazioni e impedendo di allargare progressivamente e stabilmente l’area dell’occupazione?
Tutta la cittadinanza è invitata a è partecipare al nostro presidio/sit in già da oggi 14 aprile a partire dalle ore 17,00.
DIFENDIAMO LA NOSTRA CITTà E IL NOSTRO PORTO.

Italia Nostra, Legambiente, WWF, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino

Le foto del Sit In

13 aprile 2010

campagna pubblicitaria No al Carbone

Novembre 2009. Ci sono nell'aria le convenzioni e viene fuori il primo manifesto 6x3
Marzo 2010 in piena campagna elettorale
 
Aprile 2010. Manifesto situato difronte all'uscita dell'aereoporto di Brindisi provoca le ire del presidente di Confindustria Marinò, che attraverso la stampa fa sapere di essere molto indignato per il cartellone all’ingresso dell’aeroporto che dà il benvenuto nella città del carbone, ma non solo è indignato chiede anche punizioni esemplari per gli autori di questo gesto per il bene della comunità. 

 

Aprile 2010. Centrali senza filtro? digli di smettere



12 aprile 2010

No al Carbone dopo il sit-in Edipower

L’altro giorno dinanzi ai cancelli dell’Edipower oltre duecento brindisini hanno ribadito con forza che occorre cambiare, che occorre fare in quella centrale investimenti veri per convertirla a gas e non continuare a prendere in giro i lavoratori e la cittadinanza con piani industriali che già sappiamo che mai verranno attuati. Con il carbone non c’è futuro né per la città di Brindisi né per quei lavoratori che tra ferie forzate e corsi di formazione aspettano che la produzione riprenda magari bruciando carbone più inquinante per garantire lauti guadagni all’azienda.
Ma la notizia del giorno è data dall’esternazione del Presidente di Confindustria Brindisi Marinò che attraverso i giornali ci fa sapere di essere molto indignato per il cartellone all’ingresso dell’aeroporto che dà il benvenuto nella città del carbone, ma non solo è indignato chiede anche punizioni esemplari per gli autori di questo gesto per il bene della comunità.
Evidentemente il modo più semplice per risolvere i problemi della comunità per Marinò è rimuoverli, nascondendoli come si fa con la polvere sotto il tappeto.
Anche noi siamo indignati ed oltraggiati dai 500 morti all’anno per tumori registrati in provincia di Brindisi, per i tanti malati che si sottopongono a chemioterapie, ai viaggi della speranza, vittime certamente non solo del carbone ma anche di quel carbone che a Brindisi si brucia a milioni di tonnellate.
Siamo indignati dal comportamento di aziende affiliate a Confindustria quali l’Enel, L’Edipower , la Britannica LNG che continuano ad imporre un modello di sviluppo che condanna al degrado il nostro territorio. Siamo indignati dal comportamento dell’Alenia che intende chiudere lo stabilimento di Brindisi. Siamo indignati da una Confindustria che non crea posti di lavoro senza ricorrere a centrali elettriche e cemento. Siamo indignati dai dati dell’Ufficio Provinciale del Lavoro di Brindisi che ci dice che il tasso di occupazione a Brindisi è inferiore al 20% una città in cui i disoccupati ormai superano in numero gli occupati.
Siamo indignati dalle Istituzioni mute ed in silenzio, assenti ieri dinanzi ai cancelli dell’Edipower, incapaci di dare risposte sia ai manifestanti che ai lavoratori , una classe politica oggi tutta tesa a dibattere se fare un nuovo palazzetto o allargare quello esistente.
Allora all’indignazione di padron Marinò che ci vorrebbe punire perché “sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re”, rispondiamo che lui rappresenta il vecchio sistema che non vuol lasciare il passo al nuovo, ma oggi questa città si sta svegliando e della sua indignazione che sa di arroganza padronale non sa che farsene.

COMUNICATO STAMPA GRUPPO NO AL CARBONE

11 aprile 2010

Sit-in di rabbia alla centrale ma la città è ancora assente.

 testi tratti dagli articoli di Valeria Cordella Arcangeli  (La Gazzetta Del Mezzogiorno del 11 Aprile 2010)  

Edipower, braccio di ferro tra gli ambientalisti e gli operai in ferie forzate che vogliono tornare al lavoro .
 
Confronti serrati. Parole grosse. Rabbia. In alcuni momenti i toni del sit-in che nel complesso è stato pacifico sono saliti oltre le righe. Ma a riportare la calma è stato sufficiente un      energico abbraccio dei poliziotti, pronti ad intervenire.    «No al carbone, si deve passare al gas perchè a parità di kilovattora, os  sia producendo la stessa energia elettrica, si produce però la metà di inquinanti e zero anidride solforosa. Non lo dico io, lo dicono i testi di chimica - parte in quarta Ric - cardo Rossi del gruppo «no al carbone» -. L’unico che ci perde è il padrone di questa centrale. Così non si difende il lavoro, ma il profitto dell’Edipower». 


Erano un paio di centinaia a manifestare davanti ai cancelli della centrale Edipower di Costa Morena. Tra tamburi e slogan, non c’era - no però solo i rappresentanti del «Comitato No al carbone», promo   tori della protesta. Diversi, una quindicina, anche i lavoratori dell’impianto fermo per manutenzioni ma soprattutto per esigenze di mercato. Operai allarmati, messi in ferie forzate. Erano sul posto per esprimere il loro «si al carbone»    ripetendo fino   all’esaurimento: «non è vero che inquina, le emissioni sono nei limiti di legge».    La partecipazione era appena significativa, data l’impor tanza   della vertenza in atto. Malgrado i cartelloni pubblicitari e il tam tam dell’informazione, la città si tiene fuori. Perchè?    «Brindisi ha vissuto spesso il ricatto lavorativo e si sono accettate queste violenze e si continuano ad accettare - ha affermato Lorenz o C a i o l o, consigliere regionale (Idv) -. Ma al di là della presenza alle manifestazioni i cittadini hanno espresso con il loro voto la volontà di tutela del territorio. L’esperien - za Errico va in quella direzione».    Che pensa del progetto Edipower?    «A mio avviso bisognerebbe fermare tutto e rivedere. Come è accaduto a Taranto. La Regione è riuscita a ridurre    drasticamente      l’inquinamento. Credo che anche a Brindisi, Regione, Provincia e Comune dovrebbero fermare tutto e ripar   lare, per ribaltare la logica della rassegnazione e della accettazione del dato di fatto. Le convenzioni vanno riviste, ma gli impegni già assunti rispettati». 


«La nostra non è solo una protesta è anche una provocazione - afferma Pino Siragusa del Comitato cittadino Brindisi Porta d’oriente - perchè da anni si parla di nuovo modello di sviluppo, le linee sono state tracciate, ma se non si fissano dei paletti, questo è un modello che non si potrà mai avviare. Il progetto Edipower non va certo in questa direzione».    «La città è abbrutita dai problemi che vive ogni giorno - sostiene Giovanni Vonghia che appoggia la protesta del «no» - in primis la disoccupazione. Fin quando ci sarà contrapposizione tra lavoro e tutela dell’ambiente i risultati saranno quelli di una partecipazione scarsa. Penso che il problema sia questo. Chi è presente qui, oltre che a chiedere meno carbone, ha a cuore i problemi dei lavoratori che hanno diritto ad operare in un ambiente più salubre». 



Il chiodo degli ambientalisti (e non solo) è il rispetto delle regole fissate dalle convenzioni ed atti pubblici. L’as - sociazione «No al Carbone» che ha promosso la manifestazione di ieri lo aveva ribadito nei giorni scorsi: «...la centrale si sarebbe dovuta convertire a gas e da circa un anno ha ottenuto i permessi per realizzare tale conversione». Ma i vertici di Edipower, la seconda per dimensioni delle centrali a carbone di Brindisi, ubicata a Costa Morena, ci hanno ripensato. Perché cambiare? Meglio investire. Realizzando un carbonile coperto e im   pianti di desolforizzazione. Sarà così possibile fare uso di carbone con più elevato tenore di zolfo e quindi più inquinante. D’altra parte, la Regione, la vertenza Ilva non l’ha certo conclusa con la chiusura dell’Iva di Taranto. Ha però preteso che si adottassero impianti che riducessero a zero le emissioni. Il presidente Vendola ha sostenuto che il risultato c’è stato. E, pare, di notevole portata sotto il profilo dell’impatto a m b i e n t a l e.    Edipower ha osservato in silenzio e poi ha corretto il tiro. In barba alle convenzioni del ‘96. Che intenda percor   rere una strada analoga?    Gli ambientalisti di «No al carbone» venderanno cara la pelle. Lo hanno gridato forte. È guerra all’uso indiscrimi   nato del carbone, combustibile gravemente nocivo per l’ambiente e la salute dei cittadini: non faranno un solo passo indietro. Si adopereranno, anzi, con tutte le loro forze perché si vada in direzione della riconversione a gas.    E se Edipower non volesse sentire ragioni?    Non esiteranno a chiedere la chiusura della centrale con la ricollocazione dei lavoratori presso la centrale Enel di Cerano. Convinti che sia sempre valido il detto: «Colpirne una per educarne cento».    Perché la mobilitazione non è nei confronti di Edipower ma all’attacco indiscriminato portato al territorio da tutte le aziende «senza scrupoli». 

(Fonte: La Gazzetta Del Mezzogiorno del 11 Aprile 2010  articoli di Valeria Cordella Arcangeli)

No al carbone protesta contro la mancata conversione di Edipower.

di F.C.  www.brindisireport.it

BRINDISI -  E’ stato un sit in pacifico ma in cui si è anche discusso seriamente, tra il comitato No al carbone e gli Rsu di Edipower, sul futuro dei 120 lavoratori impiegati nella centrale di Costa Morena. “Gli enti locali da una parte cercano di promuovere al meglio il nostro territorio a livello internazionale – hanno spiegato i ragazzi del comitato – ma dall’altra dimenticano che siamo conosciuti soprattutto per la produzione energetica alimentata a carbone.
Non è da tutti avere due centrali a carbone in una sola città, non è da tutti avere la più grande, non è da tutti avere la più inquinante. Per questo abbiamo deciso di manifestare”. In particolare, il comitato ha voluto esprimere il proprio dissenso verso il piano industriale presentato qualche settimana fa da Edipower che, non tenendo conto della prevista conversione a gas come si era deciso nella convenzione firmata nel 1996, punta ancora sul carbone e pone una serie di interrogativi occupazionali.
Per i dipendenti dell’azienda infatti, come prevede il piano industriale, è già previsto un programma di ferie forzate che alimenta le preoccupazioni occupazionali. Assenti dalla protesta i rappresentanti del comitato Si al carbone pulito che, pur avendo annunciato la loro presenza e il loro appoggio, hanno preferito non creare imbarazzi.

SIT-IN EDIPOWER

Reportage a cura della redazione Brindisina di Pugliantagonista.it

Ennesima iniziativa di protesta e sensibilizzazione   a Brindisi indetta dal gruppo No al Carbone e che ha visto la presenza di oltre un centinaio di partecipanti, compresi i "ragazzi" del Centro Sociale Autogestito Cloro Rosso di Taranto con un loro striscione, segno che le lotte per l'ambiente e la salute in Puglia hanno un unico denominatore comune: ribellarsi ai padroni dell'acciaio e dell'Energia Padrona,  resistendo fino all'ultimo respiro.
Nonostante gli occhiali scuri l'abbiamo riconosciuta... E' sempre lei: una delle manifestanti più arrabbiate del gruppo No al Carbone, quella che a dicembre sfilava al grido del -No al carbone, Sì alle patatine! - dimostrando che i giovani d'oggi al contrario della nostra generazione iper-ideologizzata, vanno al concreto.
Così ha fatto nella giornata odierna  quando, giunta con la sua biciclettina rosa sino alla ventosa portineria dell'Edipower , e con l'appetito stuzzicato dall'aria di mare , ha immediato lanciato l'idea di riconvertire la centrale senza cambiare il colore del prodotto: passare dal carbone alla Nutella e rendere felici tutti i bimbi di Brindisi e provincia! 
Di fronte a tanta pragmaticità l'esiguo gruppo del favorevoli al "carbone pulito"l'han lasciata passare per farle suonare con  il trictrac le sue ragioni . Ironia a parte possiamo affermare che nonostante i proclami le temute squadre di tute blu-pro carbone non si sono viste, salvo una decina di pacifici signori con i loro cartelli.
Nessun momento tensione e qualche accenno di dialogo tra i due gruppi contrapposti ha reso inutile la presenza delle forze dell'ordine, mobilitate per paura di possibili tensioni, causate anche dai ricatti occupazionali di Edipower di questi giorni. Gli interventi di Roberto Aprile dei Cobas e del dottor Portaluri, di Medicina democratica, hanno ribadito che rispetto delle regole ambientali, delle convenzioni firmate con il Comune, investimenti nella ricerca su malattie professionali ed epidemiologiche possono far sì che si produca energia in termini ecocompatibili, salvaguardare occupazione e ambiente .
Terminata l'iniziativa  i partecipanti si son dati appuntamento nei prossimi giorni per altre mobilitazioni in città.
LA Redazione  Brindisina della OPenArea di Pugliantagonista
Brindisi 10 aprile 2010





10 aprile 2010

No al Carbone: le motiviazioni del Sit in presso Edipower



Gli enti locali da una parte cercano di promuovere al meglio il nostro territorio a livello internazionale, ma dall’altra dimenticano che siamo conosciuti soprattutto per la produzione energetica alimentata a carbone.
Non è da tutti avere due centrali a carbone in una sola città, non è da tutti avere la più grande, non è da tutti avere la più inquinante.
Per questo abbiamo deciso di manifestare, domani Sabato 10 Aprile 2010 ore 17:00 davanti i cancelli dell'Edipower, il nostro dissenso verso il piano industriale presentato qualche settimana fa dall'azienda che ci fa tornare indietro di 15 anni piuttosto che guardare (come si fece con la Convenzione del ‘96), insieme alla città, ad un futuro più verde dove sia i lavoratori che i cittadini, possano vedere rispettati i più elementari diritti riguardanti salute ed occupazione.
Le vicende che stanno interessando in questi giorni la centrale di Civitavecchia e qualche tempo fa quella di Porto Tolle dovrebbero essere un monito per tutti noi. Il ruolo svolto dalle massime autorità locali risulta, nei casi sopra citati, determinante tanto nel campo ambientale quanto in quello della sicurezza sul lavoro, e ci chiediamo come mai la stessa attenzione non venga posta alle centrali presenti sul territorio, tenendo presente che le medesime, sia in termini di dimensioni che di produzione, non sono seconde a nessuno!

Comunicato stampa NO AL CARBONE

9 aprile 2010

FINALMENTE UNA VITTORIA DEL TERRITORIO SULLE SERVITU’ ENERGETICHE

NEGATIVO IL PARERE ISTRUTTORIO AI FINI DEL RILASCIO DELL'AIA PER IL QUARTO GRUPPO DELLA CENTRALE ELETTRICA DI TVS E RICHIESTO UN PIANO DI DISMISSIONE

Giovedì 8 aprile presso il Ministero dell’Ambiente alle ore 15.00, si è svolta
la Conferenza dei Servizi per la richiesta di rilascio dell’Autorizzazione
Integrata Ambientale (AIA) alla società elettrica Tirreno Power, proprietaria
della centrale di Tvs con 3 gruppi a gas ed un quarto gruppo policombustibile.
La conferenza si è conclusa con l'accoglimento delle osservazioni di Simona
Ricotti del Forum Ambientalista, Alessandro Manuedda, consigliere comunale di
Civitavecchia e Marzia Marzoli del Movimento Nocoke Alto Lazio ,nell'ambito
dello spazio riservato alle audizioni preventive ai fini del parere istruttorio della commissione ippc per il rilascio del'AIA per TVS.
Sono state ribadite le posizione di sempre,ossia che il quarto gruppo di TVS era fuori legge e che non poteva ottenere l'AIA e che andava per questo dismesso.
Torrevaldaliga sud di Tirreno power era autorizzata per una potenza installata,
totale dei soli tre gruppi a gas a ciclo combinato,mentre il quarto gruppo
fuori dai limiti consentiti dalla legge in fatto di inquinanti,continuava
l'esercizio nonostante la commissione VIA avesse a suo tempo espresso un parere
sulla dismissione del quarto gruppo di TVS.
La sorpresa della conferenza dei servizi e' stata la presenza del sindaco di
Civitavecchia e della delibera comunale della mattina stessa,che esprimeva il
suo parere sfavorevole al rilascio dell'AIA del quarto gruppo e la sua completa
dismissione.
Per la prima volta Moscherini si e' trovato sulla stessa linea dei comitati e
associazioni ambientaliste,posizione apprezzata dalle associazioni e dai comitati a meno che,il no, sia un punto fermo e che la posizione sia mantenuta,anche qualora si dovesse costituire un tavolo per un'eventuale convenzione economica tra la società' elettrica e il comune di Civitavecchia.
Grande la soddisfazione dei movimenti che da anni si battono per il rispetto e
la tutela del territorio, preoccupati per la possibile riconversione a carbone
del quarto gruppo di Tvs,di cui si parlava in maniera esplicita anche dai consiglieri comunali di Civitavecchia, dopo la irresponsabile autorizzazione concessa alla
vicina centrale Enel di Torrevaldaliga Nord,sarebbe stata una catastrofe.
Le rappresentanti del Forum Ambientalista e del Movimento Nocoke ed il consigliere Manuedda hanno inoltre denunciato ai tecnici del ministero che la presenza di serbatoi di olio combustibile e ammoniaca all’interno di TVn richiederebbe il ricorso alla
direttiva Seveso che riguarda gli impianti ad alto rischio di incidenti
rilevanti. Pur se la quantità contenuta in tali serbatoi non risulta tale da
dover essere sottoposta a tale direttiva, la sua applicazione sarebbe
giustificata dalla presenza intorno all’impianto di altri serbatoi, della
stessa tipologia, sottoposti a tali legge. Questo ne aumenterebbe la
pericolosità. Sarebbe inoltre auspicabile adottare qualsiasi precauzione possa
contribuire a prevenire incidenti come quello avvenuto il sabato di Pasqua
presso il cantiere Enel.
I sindaci del comprensorio erano assenti alla conferenza dei servizi perché'
non hanno chiesto di essere invitati,come può il sindaco di Tarquinia
lamentarsi proprio di questo?
La legge non prevede la presenza alla conferenza dei servizi di altre
istituzioni oltre al comune ospitante l'impianto in esame,poteva pero'
partecipare come hanno fatto i cittadini (ma era questa l’intenzione?) che hanno chiesto,semplicemente, un audizione ai margini della conferenza.
Invece di ingannare i cittadini con scuse improponibili,se volesse il sindaco
Mazzola protestare per non essere stato invitato,lo facesse ai suoi
riferimenti partitici, proponendogli una legge sulla maggiore partecipazione alle
conferenze dei servizi dei sindaci dei comuni limitrofi.
Il movimento no coke Alto Lazio si rende disponibile a tutti i sindaci del comprensorio che vorranno partecipare alla prossima conferenza dei servizi di TVN,per il rilascio dell’AIA.
Potrebbe essere l’occasione per ribadire il no al carbone e un’adeguamento ambientale piu severo,oppure le compensazioni economiche che stanno incassando da tre anni faranno desistere i sindaci alla partecipazione?.
Speriamo che ci contattino al piu presto,per credere ancora che sia interesse politico dei sindaci difendere la salute dei cittadini e del territorio.

Movimento Nocoke Alto Lazio

8 aprile 2010

Civitavecchia (RM): il documento dell'ispezione ASL alla ENEL.

25 anni fa gli stessi pericoli che hanno ucciso Sergio 

 "Dopo tanti sacrifici, anni di lavoro e qualche vita umana si è costruito questa modernissima centrale dove tutto è controllato e tutto è sicuro" (Claudio Scajola, Ministro Attività Produttive - 29 luglio 2008)
"(...) ridurre ai minimi termini od impedire la diffusione dei vapori di ammoniaca (...)" (Relazione di ispezione della USSL Roma 21 allla ENEL di Torrevaldaliga Sud - Ottobre 1985) 

  Dopo l'ennesimo omicidio sul lavoro di sabato scorso con il quale ha perso la vita Sergio, operaio presso la centrale ENEL di Torrevaldaliga Sud di Civitavecchia, il padronato si è continuamente giustificato ribadendo che "le norme di sicurezza erano attuate come da manuale. Si è trattato di una pura fatalità".
Sergio è stato investito da un getto mortale di vapori di ammoniaca fuoriusciti da uno dei condotti presso il quale si trovava per svolgere il proprio lavoro.

L'odierno numero de "Il Manifesto" pubblica in taglio medio a pagina 3 un verbale della competente ASL, all'epoca USSL Roma 21, con il quale viene riscontrata e sottolineata la carenza di sicurezza dell'impianto: il verbale si riferisce alle tre ispezioni compiute in data 30 settembre, più 2 e 7 ottobre 1985. Il documento si attiene, come specificato in testa, alle "norme di prevenzione infortuni ed igiene del lavoro D.P.R. 27.4.1955 n.547 e D.P.R. 19.3.1956 n.303".


Vengono riscontrate irregolarità rispetto ai testi di legge all'epoca vigenti per le quali vengono segnalati:


-la mancanza di "rivestimenti prefiltri" e la dispersione nell'ambiente di lavoro di "polveri di solfato di ferro" e di "Petron D-90", elementi utilizzati per "la protezione dei tubi di raffreddamento del condensatore"; viene inoltre prescritta "indipendentemente da tali provvedimenti per le suddette operazioni (...) l'uso da parte degli addetti di idonei mezzi di protezione individuale";


-la revisione della schermatura di alcune tubazioni di aspirazione e ricircolo dell'acido solforico e della soda caustica che "non risultano essere completamente schermate in tutte le loro parti";


-ridurre ai minimi termini od impedire la diffusione dei vapori di ammoniaca, ovvero quelle stesse esalazioni mortali che hanno ucciso il giovane Sergio sabato 3 aprile 2010.


Da segnalare inoltre il fatto che un simile documento, redatto qualche mese prima, aveva riscontrato anche la presenza di fibra d'amianto (eternit), i cui effetti sull salute degli esseri viventi ovvero sul loro apparato respiratorio e sul sistema immunitario sono ben noti, seppure troppo poco ribaditi.


Ecco quanto scriveva la USSL Roma 21 in un verbale di 25 anni fa. Nulla pare essere cambiato, se è vero che su quel documento si parla di ciò che solo 4 giorni fa ha ucciso un giovane operaio. Si deve essere insospettito anche il Sindaco di Civitavecchia Giovanni Moscherini, non certo un Compagno Rivoluzionario ("...craxiano tuttora e mai pentito") se è vero che l'Ordinanza n. 168 del 06/04/2010 firmata da lui in persona prevede la chiusura dell'impianto per 15 giorni " a decorrere da mercoledì 7 aprile 2010 compreso".


Si devono essere insospettiti gli operai, se è vero che la centrale funziona sempre di più con le ben note matrioske del subappalto, con operai sempre meno qualificati e formati che coprono sempre più turni ordinari e straordinari. Si deve essere insospettito il Movimento NO CARBONE Alto Lazio, se è vero che a gennaio avevano richiesto il sequestro preventivo per esercizio in assenza di autorizzazione, poi archiviato dallla Magistratura. "Oggi Sergio sarebbe ancora vivo", afferma un'attivista del Movimento, Simona Ricotti.


Non si insospettiscono perchè conoscono bene la verità la dirigenza ENEL e soprattutto il Ministro allo Sviluppo Economico Claudio Scajola, infame e vile aguzzino nazista capace di sottolineare "il prezzo di qualche vita umana" per la costruzione e la produttività di quella stessa centrale a carbone, mentre il resto del mondo, i loro amici yankee in testa, si preparano alla macroeconomia

delle energie rinnovabili. Sviluppo economico, appunto 

                                                                                                                                      Mattia Laconca

Fonteemail: broglio20@yahoo.it 

web: http://mattialaconcaprc.splinder.com/

DUE MESI DI PROTESTE.CONTINUA IL PRESIDIO GIORNALIERO.

Da due mesi ormai, dallo stesso giorno della provocatoria inaugurazione, in corso Garibaldi, di un centro informazioni da parte della Brindisi Lng, è in corso un CONTRO INFO-POINT collocato esattamente di fronte.
L'intenzione della Lng, con la sua iniziativa, è ovviamente quella di tranquillizzare i cittadini con notizie sulla presunta assoluta sicurezza dell'impianto. Il nostro scopo sarà quello di informare i cittadini esattamente del contrario citando fonti autorevoli e illustrando come non si possa accettare un impianto che costituirebbe la morte del nostro porto, della nostra economia e delle speranze di costruire un futuro diverso basato su uno sviluppo che, tutelando il presente, possa sfruttare le peculiarità del nostro territorio.
La Brindisi Lng, approfittando di questa sua iniziativa, dovrebbe informare i cittadini del perché si è rifiutata di sottoporre il progetto ad un nuovo Nulla Osta di Fattibilità (NOF) così come richiesto dalla Sottocommissione VIA del Ministero dell'Ambiente che ne chiedeva obbligatoriamente l'aggiornamento. E dovrebbe anche informare del perché alcuni suoi ex dirigenti, in connessione con lo svolgimento delle loro funzioni, sono sottoposti a processo penale per atti corruttivi e la stessa British Gas è chiamata a rispondere di illecito amministrativo per non aver vigilato sull'attività degli stessi.
Alla Brindisi Lng, che afferma la ripresa a breve dei lavori di costruzione del rigassificatore basandosi chissà su quali notizie, ricordiamo che il cantiere è ancora sottoposto - da ben tre anni - a sequestro penale a causa di indagini che hanno dimostrato in modo pacifico elementi di corruzione che hanno inquinato l'iter autorizzativo. 
E' ferma intenzione delle associazioni di portare avanti la nostra battaglia sin quando la società inglese non abbandonerà ogni velleità di costruire un rigassificatore nel nostro porto, nella pancia della nostra città contro ogni volere. L'arroganza dimostrata dalla società non conosce eguali poiché di fronte al fermo NO posto dalle istituzioni locali, dalla Regione Puglia e dalla cittadinanza che lo ha espresso attraverso numerose manifestazioni di piazza, continua  a perseguire con supponenza i propri interessi a tutto scapito della nostra collettività.  

Italia Nostra, Legambiente, WWF, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio", Fondazione “Prof. Franco Rubino", A.I.C.S., ARCI, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Lipu, Comitato per la Tutela dell'Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo' Basta!", Comitato Brindisi Porta d'Oriente, Salute Pubblica.

7 aprile 2010

Fiammata al Petrolchimico: nuovo blocco della rete elettrica

BRINDISI – E’ stato un guasto alla rete elettrica a provocare lo sbalzo di tensione che ha prodotto l’ennesima fiammata al Petrolchimico di Brindisi, intorno alle 19. Una colonna densa di fumo si è formata in prossimità della zona industriale mettendo in allarme i cittadini: a decine le segnalazioni arrivate ai vigili del fuoco del capoluogo.
Il prodotto chimico che viene lavorato nell’impianto si è riversato nella ciminiera, producendo una fiammata che è durata alcuni minuti. Immediato è scattato il controllo da parte dei vigili del fuoco mentre è ancora atteso l’intevento dei tecnici che, secondo il protollo ambientale siglato con gli enti locali, dovrebbe scattare subito.
Oltre all’aria anche il terreno dovrebbe infatti essere sottoposto subito ad una serie di analisi per monitorare il livello di inquinamento in tutta l’area circostante al polo del Petrolchimico.

(Fonte:    di F.C. » 7 aprile 2010 alle 20:50   http://www.brindisireport.it/ )