29 luglio 2018

PUNTA DELLE TERRARE: LE INDAGINI SMASCHERANO UNA GESTIONE PRIVATA DI UN BENE PUBBLICO SENZA ALCUN CONTROLLO DELLE ISTITUZIONI PREPOSTE

Più volte in passato abbiamo lanciato l’allarme su S.Apollinare (vedi link) arrivando anche a presentare, nel gennaio 2016, un esposto in Procura per i lavori avviati dall’Autorità Portuale, nel quale si chiedeva di accertare il rispetto dei vincoli paesaggistici ed archeologici ricadenti in quell’area, convinti che tutta l’area archeologica di Punta delle Terrare , la storica spiaggia di S.Apollinare e Villa Skirmunt, debbano essere preservate e valorizzate. 

Quei luoghi appartengono alla nostra Storia, all’identità di questa città. Radici che non possono essere soffocate dal cemento di un inutile molo progettato più di dieci anni fa, né da orribili recinzioni che da oltre un anno bloccano il semplice accesso ai cittadini, né tantomeno da atti di incredibile arroganza istituzionale. L’arroganza di chi gestisce un bene pubblico ritenendo di non dover dar conto a nessuno, come fosse casa propria (anzi peggio, perché in casa propria non sverserebbe rifiuti), l’arroganza di chi usa soldi PUBBLICI per deturpare quei beni anziché proteggerli e renderli maggiormente fruibili ai cittadini.

Leggendo le notizie riportate in questi giorni (vedi link) dalla stampa riguardo le motivazioni del sequestro di quella porzione di porto, si rimane basiti di fronte all’emergere di responsabilità gravissime da parte di tutti i soggetti coinvolti in questa indagine. Dai rappresentanti dell’Autorità Portuale ai responsabili del Comune, dal direttore lavori alle ditte e persino da chi (la soprintendenza archeologica) aveva l’unico compito di sorvegliare che i lavori fossero rispettosi dei vincoli archeologici e paesaggistici ricadenti in quella zona. Riguardo quest’ultima vogliamo inoltre evidenziare che una nostra PEC inviata in data 4 agosto 2017, con la quale chiedevamo informazioni su cosa avvenisse all’interno di quel cantiere, non ha MAI avuto risposta, nonostante un ente pubblico abbia l’obbligo di rispondere entro 30 gg.

Tra le tante nostre iniziative volte ad attirare l’attenzione su questa tematica, ci sono state intere giornate dedicate alla pulizia della spiaggia in abbandono; la successiva “Mellonata di fine agosto” con musica, poesie, canzoni, fotografie e tanti cittadini ad ammirare la stupenda visuale del castello e della città; gli incontri con Regione, Provincia, Comune; una mostra con le immagini, la storia, il progetto di cementificazione e ciò che invece vogliamo che diventi quel luogo; una raccolta di firme per bloccare il progetto dei nuovi accosti dell’Autorità Portuale e per riqualificare l’intera area; l’esposto già citato e l’ultima nostra azione lo scorso anno, quando già l’intera zona era stata recintata e solo grazie alla collaborazione con i Vogatori Remuri Brindisi siamo riusciti a “sbarcare” sulla mitica spiaggia, un gesto simbolico per ribadire che quel luogo appartiene ai brindisini e a loro deve tornare.

Questa città deve finalmente decidere se continuare a guardare ad un passato con un modello industriale ed economico fallimentare, velenoso e con un approccio aggressivo al proprio territorio, oppure alzare finalmente lo sguardo ad un futuro che è oggi, attraverso la propria storia, identità e incredibile bellezza. Insomma credere in sé stessa e non in progetti come sempre calati dell'alto, avulsi dal contesto. Il recupero della spiaggia di Sant'Apollinare e di Punta delle Terrare rappresenta un punto di svolta anche culturale per questo territorio dopo circa 60 anni di industrialismo selvaggio e ansia cementificatoria.

Fiduciosi nell'azione intrapresa dalla magistratura, confidiamo nel BLOCCO TOTALE di ogni altra opera ed IL RIPRISTINO dei luoghi con l’ELIMINAZIONE di quanto illecitamente costruito e il RISPETTO dei vincoli già esistenti. Ma non solo. Chiediamo al Sindaco e alla nuova Amministrazione Comunale di aprire URGENTEMENTE un tavolo in cui si definisca con l’Autorità Portuale la RESTITUZIONE alla città di quell’area, la valorizzazione dell’area archeologica di Punta delle Terrare, la ristrutturazione di Villa Skirmunt per adibirla a museo, il recupero della storica spiaggia di S.Apollinare con un concorso di idee che la renda fruibile ai cittadini e ai turisti, la restituzione di tutte le altre aree che ricadono nella competenza della AP ma sono di tutti, come l'ex capannone Montecatini.

Questa città deve decidere da che parte andare. Se continuare a guardare al passato, a quel modello di sviluppo che ha ormai mostrato tutti i suoi aspetti negativi, oppure se aprire davvero una fase nuova. Cominciando col proteggere ciò che ancora non è stato totalmente distrutto, salvandolo dall’incuria, dagli abusi, dalla mancanza di rispetto.

20 luglio 2018

SFIAMMATE VERSALIS-ENI -- MORIRE A NORMA DI LEGGE E CON PRE-AVVISO.

In questi giorni le torce del petrolchimico hanno ripreso a sfiammare. L’ultima volta lo avevano fatto il mese scorso (precisamente nella prima settimana di giugno), quando la consueta fuoriuscita di fumo nero aveva creato una colonna che insieme alla fiamma erano ben visibili sia dalla superstrada che collega Brindisi a Lecce, che dalle spiagge del litorale sud della provincia, in particolare nei pressi di Cerano, piene di bagnanti.
Anche ieri, come tutte le volte, i cittadini allarmati hanno segnalato questo evento con filmati attraverso i profili social perché, nonostante la sfiammata faccia parte dell'assurdo finale di un regolare ciclo produttivo di una azienda, la preoccupazione è tanta visto che il prodotto finale, le emissioni di questo ciclo produttivo, vanno a finire nell’aria che noi tutti respiriamo. Una preoccupazione giustificata dai tanti studi scientifici e in particolar modo dalla recente indagine epidemiologica che individua l’industria petrolchimica come uno dei responsabili dell’aumento di morti e malattie sul nostro territorio. Che fare? 

In questi anni ad ogni sfiammata spesso seguiva un nostro comunicato stampa per sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni, e più volte abbiamo presentato degli esposti in Procura, anche perché in passato non sono mancati episodi in cui l’azienda ha usato queste torce in modo criminale bruciando quello che non doveva. Non sono mancate da parte nostra nemmeno ripetute richieste ad ARPA di conoscere che tipo di emissioni, che tipo di sostanze vengono immesse in aria, ma la risposta è sempre la stessa: c’è una rete di centraline (spesso mal funzionanti, aggiungiamo noi) e i dati sono on-line. Tonnellate di inquinanti immessi in aria ma, a detta di ARPA, tutto a norma di legge.

Ma in questo teatro dell’assurdo (perché questo modello industriale altro non è che un assurdo), in queste repliche che vanno in scena in maniera ciclica è successo un fatto nuovo, un colpo di scena!
Qualche giorno prima dell’accensione delle torce l’azienda ha fatto pubblicare sui giornali un PRE-AVVISO di sfiammate che recitava più o meno così: "Versalis (Eni) informa che da domani inizieranno le operazioni di riavvio delle produzioni, potranno esserci sfiammate…”
Adesso quindi l’azienda prima di scaricare in atmosfera tonnellate di inquinanti ci tiene ad avvisare la popolazione. Un nobile gesto, un atto di trasparenza verso i cittadini ma forse sarebbe anche giusto non fermarsi a questo. Forse sarebbe giusto che VERSALIS pubblicasse anche un POST-AVVISO al termine delle operazioni. Un avviso del tipo: “Versalis (Eni) informa che si sono concluse brillantemente la operazioni di riavvio degli impianti, si avvisa inoltre che sono entrate in torcia n. tonnellate di questa sostanza o di questo materiale…”
Con un pre-avviso e un post-avviso, tutto avrebbe più senso.

SE ATTRAVERSO ARPA NON CI E' DATO SAPERE COSA FUORIESCE DALLE TORCE ALLORA CHE SIA L'AZIENDA A DIRCI COSA CI IMMETTE DENTRO. Azienda, alla quale ricordiamo che esiste un principio di precauzione a cui "dovrebbe" attenersi. 

Altra cosa che ai cittadini sarebbe giusto spiegare meglio riguarda questa notizia di un investimento di 25 milioni di euro per la costruzione di una nuova torcia a terra per la quale è stata chiesta la VIA, in cui però non viene specificato se questa torcia ne sostituirà una vecchia o sarà aggiuntiva. Inoltre essendo le torce a terra non visibili da lontano, ancor più è necessario un controllo serio e costante .
Si continuano a fare investimenti fregandosene di ciò che gli abitanti vogliono per il territorio in cui vivono.
Il famoso “nuovo modello di sviluppo", quando e come potrà partire se si continua a investire su produzioni destinate a non avere futuro?
Mentre in tutto il mondo si cerca di affrontare e risolvere la grande emergenza della produzione della plastica, qui a Brindisi si va in direzione ostinata e contraria, investendo su nuovi impianti che indisturbati continueranno ad avvelenarci ...ma "con preavviso" .