Più volte in passato abbiamo lanciato l’allarme su S.Apollinare
(vedi link) arrivando anche a presentare, nel gennaio 2016, un esposto in Procura
per i lavori avviati dall’Autorità Portuale, nel quale si chiedeva di
accertare il rispetto dei vincoli paesaggistici ed archeologici
ricadenti in quell’area, convinti che tutta l’area archeologica di Punta
delle Terrare , la storica spiaggia di S.Apollinare e Villa Skirmunt, debbano essere preservate e valorizzate.
Quei
luoghi appartengono alla nostra Storia, all’identità di questa città.
Radici che non possono essere soffocate dal cemento di un inutile molo
progettato più di dieci anni fa, né da orribili recinzioni che da oltre
un anno bloccano il semplice accesso ai cittadini, né tantomeno da atti
di incredibile arroganza istituzionale. L’arroganza di chi gestisce un
bene pubblico ritenendo di non dover dar conto a nessuno, come fosse
casa propria (anzi peggio, perché in casa propria non sverserebbe
rifiuti), l’arroganza di chi usa soldi PUBBLICI per deturpare quei beni
anziché proteggerli e renderli maggiormente fruibili ai cittadini.
Leggendo le notizie riportate in questi giorni (vedi link) dalla stampa riguardo le
motivazioni del sequestro di quella porzione di porto, si rimane basiti
di fronte all’emergere di responsabilità gravissime da parte di tutti i
soggetti coinvolti in questa indagine. Dai rappresentanti dell’Autorità
Portuale ai responsabili del Comune, dal direttore lavori alle ditte e
persino da chi (la soprintendenza archeologica) aveva l’unico compito di
sorvegliare che i lavori fossero rispettosi dei vincoli archeologici e
paesaggistici ricadenti in quella zona. Riguardo quest’ultima vogliamo
inoltre evidenziare che una nostra PEC inviata in data 4 agosto 2017,
con la quale chiedevamo informazioni su cosa avvenisse all’interno di
quel cantiere, non ha MAI avuto risposta, nonostante un ente pubblico
abbia l’obbligo di rispondere entro 30 gg.
Tra le tante nostre
iniziative volte ad attirare l’attenzione su questa tematica, ci sono
state intere giornate dedicate alla pulizia della spiaggia in abbandono;
la successiva “Mellonata di fine agosto” con musica, poesie, canzoni,
fotografie e tanti cittadini ad ammirare la stupenda visuale del
castello e della città; gli incontri con Regione, Provincia, Comune; una
mostra con le immagini, la storia, il progetto di cementificazione e
ciò che invece vogliamo che diventi quel luogo; una raccolta di firme
per bloccare il progetto dei nuovi accosti dell’Autorità Portuale e per
riqualificare l’intera area; l’esposto già citato e l’ultima nostra
azione lo scorso anno, quando già l’intera zona era stata recintata e
solo grazie alla collaborazione con i Vogatori Remuri Brindisi siamo
riusciti a “sbarcare” sulla mitica spiaggia, un gesto simbolico per
ribadire che quel luogo appartiene ai brindisini e a loro deve tornare.
Questa città deve finalmente decidere se continuare a guardare ad un
passato con un modello industriale ed economico fallimentare, velenoso e
con un approccio aggressivo al proprio territorio, oppure alzare
finalmente lo sguardo ad un futuro che è oggi, attraverso la propria
storia, identità e incredibile bellezza. Insomma credere in sé stessa e
non in progetti come sempre calati dell'alto, avulsi dal contesto. Il
recupero della spiaggia di Sant'Apollinare e di Punta delle Terrare
rappresenta un punto di svolta anche culturale per questo territorio
dopo circa 60 anni di industrialismo selvaggio e ansia cementificatoria.
Fiduciosi nell'azione intrapresa dalla magistratura, confidiamo nel
BLOCCO TOTALE di ogni altra opera ed IL RIPRISTINO dei luoghi con
l’ELIMINAZIONE di quanto illecitamente costruito e il RISPETTO dei
vincoli già esistenti. Ma non solo. Chiediamo al Sindaco e alla nuova
Amministrazione Comunale di aprire URGENTEMENTE un tavolo in cui si
definisca con l’Autorità Portuale la RESTITUZIONE alla città di
quell’area, la valorizzazione dell’area archeologica di Punta delle
Terrare, la ristrutturazione di Villa Skirmunt per adibirla a museo, il
recupero della storica spiaggia di S.Apollinare con un concorso di idee
che la renda fruibile ai cittadini e ai turisti, la restituzione di tutte le altre aree che ricadono nella competenza della AP ma sono di tutti, come l'ex capannone Montecatini.
Questa città
deve decidere da che parte andare. Se continuare a guardare al passato, a
quel modello di sviluppo che ha ormai mostrato tutti i suoi aspetti
negativi, oppure se aprire davvero una fase nuova. Cominciando col
proteggere ciò che ancora non è stato totalmente distrutto, salvandolo
dall’incuria, dagli abusi, dalla mancanza di rispetto.
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