Lo evidenzia uno studio condotto da Asl, Cnr e Università di Pisa
di Valeria Cordella Arcangeli (La Gazzetta del Mezzogiorno 17/04/10)
Più morti e più ricoveri quando l’inquinamento atmosferico, nel capoluogo e nel resto della provincia, sfiora picchi da allarme. Lo afferma uno studio che stima l’impatto degli inquinanti urbani sulla mortalità e sui ricoveri ospedalieri per determinate patologie dei cittadini residenti nella città di Brindisi, nel periodo 2003 - 2006. Che conferma la relazione causa-effetto tra la concentrazione di inquinanti, ricoveri per cause respiratorie e decessi. Sono gli anziani e le persone con situazioni cardiovascolari e respiratorie compromesse a finire in ospedale e a rimetterci la vita. Gli esiti della ricerca permettono di quantificare e orientare gli interventi di sanità pubblica. L’indagine rientra in un filone internazionale ed è stata commissionata, alla fine del mandato, dall’ex presidente della Provincia Michele Errico che dell’Ambiente aveva fatto uno dei punti cardine del suo pro gramma. La ricerca è stata condotta dall’Istituto di fisiologia clinica, Cnr di Lecce, dall’istituto di scienze dell’atmosfera e del clima, Cnr di Bologna e di Lecce, dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, unita mente all’Unità operativa di Radioterapia, Asl Brindisi (vi hanno collaborato Maria Serinelli, Emilio Antonio Luca Gianicolo, Marco Cervino, Cristina Mangia, Maurizio Portaluri e Maria Angela Vigotti). Ormai alle battute finali sarà stampata a giorni. È il primo studio che si basa sull’acquisizione e l’analisi congiunta di dati sanitari e ambientali finalizzate a valutare, attraverso un disegno analitico, gli effetti acuti dell’inquinamento atmosferico. L’indicazione che ne scaturisce è inquientante. Si descrive, infatti, una situazione giornaliera di rischio dovuta all’inquinamento dell’aria per la quale. secondo gli studiosi, sarebbe opportuno prendere misure cautelative. Non è certo la prima volta che a Brindisi vengono condotte indagini epidemiologiche descrittivi che hanno rilevato eccessi di mortalità. «Potenzialmente attribuibili all’esposizione ambientale e occupazionale», si legge nello studio. Ma è certamente il primo studio che si fonda sull’ac quisizione e l’analisi congiunta di dati sanitari e ambientali finalizzata a valutare, attraverso un disegno analitico, gli effetti acuti dell’inquinamento atmosferico.
IL METODO DI RICERCA
- «L’associazione tra le due serie temporali di dati giornalieri di mortalità (2003 - 2005) e di ricovero ospedaliero (2003 - 2006) e la serie delle concentrazioni giornaliere degli inquinanti è stata analizzata mediante il metodo “case- crossover” (si tratta di un disegno particolare caso-controllo, in cui ogni soggetto deceduto (caso) è “matchato” con se stesso, dove i controlli sono giorni in cui l’evento di interesse non si è verificato) e il modello di regressione logistica condizionata» si legge nella relazione. Come variabili sono state considerate: la temperatura media, l’umidità relativa, l’epidemie influenzali, il decremento estivo della popolazione residente e le festività. L’analisi è stata condotta adattando modelli specifici per causa di decesso o di ricovero, genere, età e stagione.
DATI DI PARTENZA
- Sono stati presi in considerazione i dati di mortalità relativi alle cause di morte non accidentali, per cause cardiovascolari e per cause respiratorie. Oltre che i dati relativi ai ricoveri ospedalieri non programmati, per cause cardiache, cerebrovascolari e respiratorie.
INQUINANTI
- Come variabili di esposizione sono state considerate le concentrazioni dell’inquinante nel giorno stesso e fino a cinque giorni precedenti il decesso o il ricovero.
I RISULTATI
- Incrementi della concentrazione di Pm10 (particolato) risultano associati ad incrementi percentuali del rischio di morte sia per le cause naturali che per le patologie cardiovascolari. Gli effetti sono immediati. Se si considerano i ricoveri ospedalieri gli effetti sono statisticamente significativi per le malattie cerebrovascolari tra le donne e gli anziani, considerando la concentrazione media di inquinanti fino a tre giorni precedenti il ricovero.
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