25 ottobre 2015

SABOTARE IL PIANO SILLETTI E' UN DOVERE MORALE.


La tragedia che ci sta colpendo oggi, il disseccamento degli ulivi, non è una calamità calata dal cielo, ed è anche scorretto definirla "emergenza". Oggi raccogliamo quanto seminato, un dramma che ha radici oramai profonde. Il seme del dramma che oggi i nostri ulivi stanno affrontando, è l’ovvia conseguenza delle scellerate ed immorali scelte che hanno snaturato le nostre vocazioni ed hanno mutato il nostro naturale destino. Parliamo di quelle scelte che sin dagli anni sessanta hanno voluto inocularci la convinzione che la nostra splendida terra fosse a "vocazione industriale". Un piano iniziato con la costruzione di un polo chimico, che già allora, desertifico ed inizio ad avvelenare un paradiso nel quale carciofeti ed ogni ben di Dio si estendevano a perdita d’occhio. Un piano criminale che negl’anni si è rafforzato ed è andato avanti con la costruzione di quel mostro di proprietà dell’Enel, che non solo ha portato avanti l’avvelenamento delle nostre vite, ma ha alzato ancora di più l’asticella, trovando terreno fertile nella nostra indifferenza. Quella stessa centrale, che si è macchiata di uno dei delitti più orribili, privare dell’acqua una delle zone più belle del nostro territorio, distruggendo decine di aziende agricole, bruciando centinaia di posti di lavoro ed umiliando decine di famiglie che ancora oggi vivono senza poter usufruire del bene più prezioso. 


Basta guardare il Rapporto di Valutazione del Danno Sanitario ed osservare le mappe, relative al solo 2010, in cui sono visibili le aree di concentrazione di mercurio, benzoapirene, arsenico, piombo, naftalene, berilio, cadmio, cobalto, cromo, nichel, vanadio, manganese, selenio e veleni di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza; e notare come la cartografia sembri proprio ridisegnare i focolai in cui si è presentato il disseccamento. 
Ancora oggi, al netto delle dichiarazioni del nostro governatore Emiliano, un ex magistrato, che oggi e non da oggi, ha deciso da quale parte stare, ha deciso di servire i potenti e non la gente. Anche lui forte con i deboli e debole con i forti. Come dicevo oggi, con cadenza inquietante vogliono finire quest’opera di distruzione identitaria con la costruzione di un gasdotto di cui non abbiamo bisogno, che continuerà ad arricchire chi delle nostre vite non gliene frega nulla e il cui tracciato guarda caso passa proprio lungo i focolai. Continuano a farsi beffa di noi, continuano a trattarci come se avessimo l’anello al naso....continuano a vincere loro, perché tutto quello che vi abbiamo appena raccontato non ha solo inquinato l’aria che respiriamo, le terre che coltiviamo ma cosa forse ancor più grave ha inquinato le nostre coscienza generando disgregazione sociale e assenza di comunità. 

Allora da persone serie, questi momenti servono anche per la riflessione, servono a guardarci negli occhi e avere il coraggio anche di fare autocritica. Perché se è vero tutto quello che abbiamo detto fin qui, se è vero che le istituzioni non ci rappresentano e nel nostro territorio lo Stato si palesa in una veste criminale, è anche vero che da decenni anche noi siamo colpevoli, del progressivo abbandono delle campagne pensando troppo spesso solo alle integrazioni abusando di pesticidi e diserbanti, partecipando all’avvelenamento delle nostre campagne, dimenticando le buone e sane pratiche dei nostri nonni, in sintesi dissociandosi dall’inscindibile e naturale connubio tra uomo e natura e nel nostro piccolo, quasi inconsapevolmente facendo lo stesso gioco di quelle multinazionali che ci stanno uccidendo. 

Allora che questa “emergenza” diventi la rinascita di una comunità, magari questo disseccamento è l’ultimo grido d’aiuto che i nostri ulivi, le nostre radici stanno lanciando. Se vinceranno anche questa volta non avremo più speranze. Allora quando lo Stato smette di essere giusto con i suoi figli, quando le istituzioni sono sorde e cieche, vuol dire che è il momento di far sentire la nostra voce, forte e decisa, non permetteremo più che si abusi della nostra terra. Il piano Silletti è immorale e vergognoso, così come i burocrati in giacca e cravatta dell’unione europea che mai conosceranno e capiranno l’orgoglio di appartenere a questi luoghi. Sabotare l’eradicazione non è più una scelta ma un dovere morale, perché quando la propria terra è in vendita ribellarsi è la cosa più normale.

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