Allarmati
dalla notizia pubblicata sulla stampa locale di un’intesa
Regione/A2A relativa al riutilizzo dell’area portuale in cui insiste la
vecchia centrale Brindisi nord, abbiamo inoltrato al Comune una
richiesta di incontro col Commissario Prefettizio al fine di ricevere
informazioni in merito a tale intesa ed alla richiesta di autorizzazione
da parte della commissione paesaggistica del Comune di Brindisi.
L’incontro avvenuto lunedì 14 maggio con il sub commissario Dott. Galeone e l’Ing. Padula ha portato ad un confronto chiaro e interessante riguardo il tema in oggetto ampliandosi a quella che è la nostra idea di città, del porto e della situazione sanitaria ed ambientale legata alle industrie impattanti che hanno segnato il destino del nostro territorio negli ultimi 60 anni.
Abbiamo espresso e motivato la nostra contrarietà ad un megaimpianto di compostaggio anaerobico di rifiuti organici (tra l’altro a poche centinaia di metri dal centro della città ) e esaminato ipotesi alternative come il compostaggio di comunità e a tale proposito ci è stato comunicato che l’amministrazione comunale ha un suo progetto che va proprio in questa direzione.
Siamo stati comunque rassicurati sul fatto che ad oggi non risulta pervenuta alcuna richiesta da parte di A2A alla Commissione Paesaggistica, quest'ultima che opera con delega regionale.
Ci sembra assurdo anche solo immaginare che una Commissione Paesaggistica possa autorizzare un nuovo insediamento industriale nel nostro porto, quel porto naturale che in tanti definiscono unico al mondo e che andrebbe finalmente tutelato e valorizzato, essendo parte della storia e dell’identità di Brindisi.
Come può una Commissione Paesaggistica delegata dalla Regione (ma anche la stessa Regione) ignorare i principi contenuti nel proprio PPTR tra cui :
"Il PPTR persegue, in particolare, la promozione e la realizzazione di uno sviluppo socioeconomico autosostenibile e durevole e di un uso consapevole del territorio regionale, anche attraverso la conservazione ed il recupero degli aspetti e dei caratteri peculiari dell'identità sociale, culturale e ambientale, la tutela della biodiversità, la realizzazione di nuovi valori paesaggistici integrati, coerenti e rispondenti a criteri di qualità e sostenibilità".
Ci chiediamo quindi come mai, ancora una volta , la Regione sigli intese per la realizzazione di un impianto impattante all’interno del nostro porto con una società del nord che ha come fine aziendale la produzione energetica, nell’area della vecchia centrale Brindisi nord per la quale già dalla convenzione del 2004 con gli Enti interessati era stata stabilita la dismissione e relativa bonifica dei luoghi. E tutto ciò senza tener conto della volontà dei cittadini o delle loro rappresentanze politiche, istituzionali ed associative, delle indicazioni già emerse nel DPP al PUG ed al respingimento del precedente progetto da parte del consiglio comunale.
Non vogliamo pensare che il presidente della Regione Emiliano abbia una personale antipatia per la nostra città (pur essendo stata più volte oggetto delle sue “disattenzioni” o “attenzioni” in senso negativo-vedi spostamento approdo TAP), ma sicuramente non mostra alcun rispetto per la cittadinanza, ignorando totalmente le sue esigenze che sono quelle di uscire dalla dipendenza di un modello di sviluppo fallimentare che ha provocato enormi danni ambientali e sanitari lasciando crescere contestualmente disoccupazione ed emigrazione. Quelle industrie che hanno non solo inquinato ma bloccato e cambiato la morfologia del nostro porto si sono rivelate un ostacolo alla crescita di questo territorio, deturpandone la bellezza ed impedendo la crescita turistica, culturale e di attività sostenibili.
C’è urgente necessità che la prossima amministrazione definisca il nuovo PUG e che l’intero consiglio e tutte le realtà politiche ed associative del territorio, puntino ad un unico obiettivo: dare una nuova prospettiva economica e sociale a questa città, liberandola man mano dalle industrie impattanti e rigettando qualsiasi proposta che voglia tenerci ancorati a schemi passati palesemente fallimentari e deleteri. Il rispetto dei principi costituzionali e di quelli richiamati dalla convenzione di Aaurhus sulla partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, all’accesso all’informazione e alla giustizia ed il diritto a vivere in un ambiente che ne assicuri salute e benessere non possono essere ignorati specie in un momento storico in cui la svolta non solo è possibile ma necessaria.
L’incontro avvenuto lunedì 14 maggio con il sub commissario Dott. Galeone e l’Ing. Padula ha portato ad un confronto chiaro e interessante riguardo il tema in oggetto ampliandosi a quella che è la nostra idea di città, del porto e della situazione sanitaria ed ambientale legata alle industrie impattanti che hanno segnato il destino del nostro territorio negli ultimi 60 anni.
Abbiamo espresso e motivato la nostra contrarietà ad un megaimpianto di compostaggio anaerobico di rifiuti organici (tra l’altro a poche centinaia di metri dal centro della città ) e esaminato ipotesi alternative come il compostaggio di comunità e a tale proposito ci è stato comunicato che l’amministrazione comunale ha un suo progetto che va proprio in questa direzione.
Siamo stati comunque rassicurati sul fatto che ad oggi non risulta pervenuta alcuna richiesta da parte di A2A alla Commissione Paesaggistica, quest'ultima che opera con delega regionale.
Ci sembra assurdo anche solo immaginare che una Commissione Paesaggistica possa autorizzare un nuovo insediamento industriale nel nostro porto, quel porto naturale che in tanti definiscono unico al mondo e che andrebbe finalmente tutelato e valorizzato, essendo parte della storia e dell’identità di Brindisi.
Come può una Commissione Paesaggistica delegata dalla Regione (ma anche la stessa Regione) ignorare i principi contenuti nel proprio PPTR tra cui :
"Il PPTR persegue, in particolare, la promozione e la realizzazione di uno sviluppo socioeconomico autosostenibile e durevole e di un uso consapevole del territorio regionale, anche attraverso la conservazione ed il recupero degli aspetti e dei caratteri peculiari dell'identità sociale, culturale e ambientale, la tutela della biodiversità, la realizzazione di nuovi valori paesaggistici integrati, coerenti e rispondenti a criteri di qualità e sostenibilità".
Ci chiediamo quindi come mai, ancora una volta , la Regione sigli intese per la realizzazione di un impianto impattante all’interno del nostro porto con una società del nord che ha come fine aziendale la produzione energetica, nell’area della vecchia centrale Brindisi nord per la quale già dalla convenzione del 2004 con gli Enti interessati era stata stabilita la dismissione e relativa bonifica dei luoghi. E tutto ciò senza tener conto della volontà dei cittadini o delle loro rappresentanze politiche, istituzionali ed associative, delle indicazioni già emerse nel DPP al PUG ed al respingimento del precedente progetto da parte del consiglio comunale.
Non vogliamo pensare che il presidente della Regione Emiliano abbia una personale antipatia per la nostra città (pur essendo stata più volte oggetto delle sue “disattenzioni” o “attenzioni” in senso negativo-vedi spostamento approdo TAP), ma sicuramente non mostra alcun rispetto per la cittadinanza, ignorando totalmente le sue esigenze che sono quelle di uscire dalla dipendenza di un modello di sviluppo fallimentare che ha provocato enormi danni ambientali e sanitari lasciando crescere contestualmente disoccupazione ed emigrazione. Quelle industrie che hanno non solo inquinato ma bloccato e cambiato la morfologia del nostro porto si sono rivelate un ostacolo alla crescita di questo territorio, deturpandone la bellezza ed impedendo la crescita turistica, culturale e di attività sostenibili.
C’è urgente necessità che la prossima amministrazione definisca il nuovo PUG e che l’intero consiglio e tutte le realtà politiche ed associative del territorio, puntino ad un unico obiettivo: dare una nuova prospettiva economica e sociale a questa città, liberandola man mano dalle industrie impattanti e rigettando qualsiasi proposta che voglia tenerci ancorati a schemi passati palesemente fallimentari e deleteri. Il rispetto dei principi costituzionali e di quelli richiamati dalla convenzione di Aaurhus sulla partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, all’accesso all’informazione e alla giustizia ed il diritto a vivere in un ambiente che ne assicuri salute e benessere non possono essere ignorati specie in un momento storico in cui la svolta non solo è possibile ma necessaria.
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