Dopo 10 anni ci
ritroviamo di nuovo "sotto assedio": dalla cementificazione di Sant'
Apollinare e Fiume Grande, su ordine dall'autorità portuale in ossequio a
progetti vecchi di 45 anni, alla possibile ripresa dell'attività di
combustione della multinazionale milanese A2A sul porto (la
vecchia Brindisi Nord ferma da 6 anni e per la quale era stata già
chiesta la dismissione), fino al progetto di conversione a gas di Cerano
(così magari potremmo tenerci il mostro per altri 30 anni e con la metà
della metà del personale). Una conversione tanto cara a Michele
Emiliano che continua a credere che decarbonizzare significhi solo
eliminare il carbone e non tutte le fonti fossili.
Pensare e agire per un cambiamento del modello di sviluppo sembra una bestemmia per non parlare poi delle bonifiche.
Pensare e agire per un cambiamento del modello di sviluppo sembra una bestemmia per non parlare poi delle bonifiche.
Siamo ad un punto di svolta negli indirizzi energetici, gli esperti
dicono che non c'è più tempo da perdere e pochi giorni fa un altro
studio ha evidenziato che la CO2 in atmosfera ha superato i 415 ppm, il
valore più alto in assoluto da 800 mila anni. Dal punto di vista
economico, ambientale e sanitario la scelta obbligata sarebbe il
passaggio diretto alle fonti rinnovabili e invece si procede con un
piccolo passo che vuole apparire come "progresso" in quella direzione ma
che rievoca l'immagine di chi intende svuotare l'oceano con un
cucchiaio e non fa altro che rallentare un processo urgentissimo e non
più rinviabile di abbandono delle fonti fossili. E tutto questo in
ossequio alla ipocrisia imperante che esalta Greta da un lato, ma che
continua ottusamente ad accettare e favorire la sopravvivenza del
modello "fossile" .
Perché?
E perché in alcune aree geografiche
tante attività particolarmente inquinanti (energetiche e non) sono così
largamente proposte e quasi sempre accettate con la scusa del problema
occupazionale?
Succede perché esiste una questione meridionale, non una nuova questione meridionale, ma sempre quella e sempre la stessa.
Succede perchè esiste quel "razzismo ambientale", ben rappresentato dai
nostri governanti, gli stessi che individuano zone come la nostra come
luogo ideale per imporre lo sfruttamento da parte di società e
multinazionali che occupano ampie aree dei nostri territori già da 60
anni.
Multinazionali che inquinano, avvelenano e mortificano le
potenzialità del territorio, le stesse che poi ovviamente portano gli
utili nelle rispettive sedi legali al nord pagando le tasse lì e
lasciando qui una scia di malattia, morti e disastri ambientali che si
"bonificano" tombandoli (come Micorosa).
E tutto questo grazie ad
una classe politica locale da sempre ottima nella propaganda ma servile e
colonizzata fino al midollo. Compresa quella attuale brindisina, che ha
promesso di "cambiare la storia" di questa città ma che al contrario
prosegue in maniera consenziente al perdurare della presenza egemonica
di questi sfruttatori del nostro territorio.
Ovviamente non va
meglio con la politica nazionale che tra Ilva, Tap, mancate bonifiche e
l'ultimo "decreto emergenze agricoltura", sta distruggendo il Salento.
Cosa fare è difficile da dire ma una cosa è sicura, se questa terra è
sotto assedio l'unica cosa da non fare è isolarsi, e magari scrivere
post incazzati sui social, buoni solo per la propria coscienza.
"Quando la propria terra è in vendita ribellarsi è la cosa più normale".
Cominciò così 10 anni fa. E nulla è cambiato.
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