18 dicembre 2011

IL REGISTRO DEI LAVORATORI ESPOSTI AD AGENTI CANCEROGENI

I tumori professionali o da lavoro secondo alcune stime di qualche decennio addietro rappresentano il 4% di tutti i tumori. Stime più recenti parlano del 10-15%. La consapevolezza sulla possibilità che in ambienti di lavoro si venga a contatto con sostanze cancerogene è cresciuta negli anni e questo permette di difendersi dal pericolo. Quindi, a differenza dei tumori nella popolazione non lavorativa, specifiche attività di prevenzione impiantistica e di sorveglianza ambientale e sanitaria possono ridurre gli eventi futuri.
Il Registro dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni (previsto dall'articolo 70, comma 1, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni) deve essere istituito dal datore di lavoro e inviato agli organi preposti alla prevenzione e alla sicurezza.
Questo prevede il comma 3 dell'articolo 2 del DM 155/07 che istituisce il Registro dei lavoratori esposti
ad agenti cancerogeni: "Il datore di lavoro invia in busta chiusa, siglata dal medico competente, la copia del registro di cui al comma 1 all'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL) e all'organo di vigilanza competente per territorio entro trenta giorni dalla sua istituzione".
L'ISPESL, è stato recentemente sciolto e incorporato nell'INAIL, e tuttavia il DM 155/07 andava e va attuato. La Regione Puglia ha introdotto uno strumento per la ricerca attiva dei tumori professionali che incrocia i dati ospedalieri con quelli INAIL ed INPS (OCCAM: Occupational Cancer Monitoring).
Le ASL sono state chiamate a realizzare questa attività.
La Procura della Repubblica di Torino dal 1992 ha attivato un osservatorio sui tumori professionali ed ha individuato aziende in cui era necessario intervenire per ridurre il rischio cancerogeno. I dati epidemiologici disponibili a Brindisi ci dicono che gli eccessi di alcuni tumori, come il polmone, la vescica ed i linfomi, sono soprattutto a carico del sesso maschile e gli esperti spiegano questo fenomeno con una componente occupazionale. L'attivazione dei registri dei lavoratori esposti ai cancerogeni permetterebbe anche di verificare
eventuali eccessi in situazioni non adeguatamente protette e faciliterebbe i riconoscimenti previdenziali che oggi costringono i lavoratori malati e le loro famiglie ad autentici "tour de force" dagli esiti incerti.

SALUTE PUBBLICA   MEDICINA DEMOCRATICA

COMUNICATO di Roberto Aprile


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