Dopo l'allevatore di Taranto Vincenzo Fornaro,
al quale tra il 2008 e il 2010 vennero abbattuti 600 ovini risultati contaminati da diossina e Pcb, e che un mese fa ha "riconvertito" la sua azienda nella coltivazione della canapa (leggi quì) , anche a Brindisi si replica il progetto.
A farlo sono Tommaso
Picella, 70 anni, e il nipote 34enne Andrea Sylos Calò, proprietari
della masseria Villanova a Brindisi sita all'interno del parco naturale Punta della Contessa a ridosso del quale paradossalmente sono presenti due mega impianti a grosso impatto ambientale: la centrale a carbone Federico II e il Petrolchimico.
Un tentativo di riqualificare 27 ettari di terreno inquinati e ripulirli attraverso la coltivazione della canapa che tra le sue caratteristiche ha anche un buon assorbimento di metalli pesanti dal suolo.
Una bellissima iniziativa di Resistenza, un esempio concreto di come possiamo riprenderci la nostra terra, curarla e valorizzarla dopo le violenze e gli scempi industriali.
Una giornata simbolica insomma, dove l'unica nota stonata è stata la passerella mediatica del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che con la sua proverbiale narrazione disincatata ha cercato di mettere il cappello sull'iniziativa. Ai microfoni dei giornalisti il Presidente ha fatto le lodi della canapa, definendola "pianta diffamata per ragioni politiche ed
economiche" e ha parlato addirittura di Rivoluzione!
Dopo queste dichiarazioni è seguita l'intervista ai contadini/imprenditori che hanno dichiarano di non aver mai avuto nessun tipo di sostegno dalla Regione se non qualche pacca sulla spalla.
"Non abbiamo ricevuto nessun finanziamento
pubblico - spiegano zio e nipote - abbiamo deciso di seminare
canapa con la speranza che germogli e
che si possa dunque utilizzare nella produzione di fibre tessili e
materiali per l'edilizia. La nostra terra, diversamente, sarebbe morta,
visto che non si può coltivare altro che prodotti non destinati
all'alimentazione".
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