21 febbraio 2016

IL FUTURO DEVE ESSERE SOSTENIBILE



Nelle diverse epoche della sua storia millenaria Brindisi ha attraversato fasi di prosperità e fasi buie. Oggi la nostra città vive uno dei periodi peggiori, nel quale i cittadini pagano scelte imposte che invece di assecondare le vocazioni di un territorio hanno generato piuttosto l’effetto di cancellarle.
Ma l’era dei grandi poli industriali sta terminando. Non lo diciamo noi, lo dicono i fatti, lo dice l’Europa ed altri Paesi del mondo che da tempo hanno preso l’impegno di abbattere le emissioni clima-alteranti ed investono nella riconversione in senso verde le proprie economie. Ogni impianto industriale ha un suo ciclo di vita che dalla nascita arriva - attraverso la crescita e la maturità - al declino. Molti degli impianti industriali a Brindisi, ormai obsoleti, a rischio di incidente rilevante e altamente inquinanti, sono giunti alla fase di declino.

Noi intravediamo un cambiamento in atto, o almeno riteniamo che oggi ci siano oggi le condizioni per forzare il cambiamento e programmare uno sviluppo differente che garantisca rinascita economica e in generale ci porti verso una migliore qualità della vita.
Quando ad una Comunità viene imposto come unico modello economico possibile quello industriale (e parliamo dell’industria “cattiva”), presentato come se non ci fosse alternativa, inevitabilmente viene condizionato anche il contesto sociale e culturale di una città, con i risultati, dopo anni di impero industriale, che sono sotto gli occhi di tutti: disoccupazione alle stelle, emigrazione, inquinamento, impoverimento delle risorse naturali, culturali ed umane.
Brindisi, città ricca di potenzialità che provengono dalla storia e dall’arte, dal mare e dalla terra fertile, è rimasta intrappolata per troppo tempo in una falsa vocazione industriale che ci ha portato al declino. Una città dove le realtà virtuose, se pur esistenti, rimangono casi rari di buona economia ed altre fanno fatica a svilupparsi. I singoli cittadini devono sentire l’urgenza di cambiare rotta senza più tollerare una gestione della cosa pubblica che vede prevalere gli interessi personali e quelli delle multinazionali invece che la tutela della collettività.
La visione potrebbe apparire utopistica, ma non ha comunque alternative. Sulle macerie di questa città, riaffermando prima di tutto il concetto di legalità, si deve cogliere l’opportunità di un cambiamento che solo una riconversione può offrire. Un progetto ambizioso, da realizzare attraverso una fase di transizione che proietti Brindisi verso un futuro diverso, con l’affermazione di nuovi modelli che vanno ad incidere anche sul nostro quotidiano, basati sui concetti di autoproduzione, efficienza energetica, modello distribuito, rifiuti zero, mobilità sostenibile, orti comuni. Ci sono tanti esempi da seguire, non lo abbiamo inventato noi, basta guardare altre realtà, città di dimensioni simili alla nostra che stanno riuscendo in questo intento.
La transizione in fondo è il periodo che segna il passaggio da un’epoca ad un’altra, durante il quale si sviluppano nuove forme sociali e di costume, nuove produzioni culturali, artistiche ed economiche. Ma per innescarla è necessario diventare cittadini consapevoli e riprendersi la città dopo una riconversione mentale obbligatoria.
Buon cambiamento a tutti... verso un futuro sostenibile.

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