Ieri a bordo di
alcune imbarcazioni abbiamo deciso di raggiungere la spiaggia di
Sant’Apollinare e il sito archeologico di Punta delle Terrare, ormai da
mesi interdetti a qualsiasi accesso. Un’azione simbolica e di
protesta insieme ai Vogatori Remuri e con l'adesione del Gruppo Archeo Brindisi, che ha voluto riaccendere i riflettori sullo scellerato
progetto di cementificazione dell'Autorità Portuale, presentato prima
nel 2005 e poi rivisto e ripresentato nel 2012.
Un progetto che a causa dei Piani urbanistici e portuali (vecchi di 50 anni) risulta essere riferito ad un'area "industriale" ma che nel documento preliminare al nuovo PUG viene indicata come area da recuperare, valorizzare e restituire alla città.
Se non abbiamo avuto tempo a sufficienza per bloccare i lavori già eseguiti, non possiamo permettere il compiersi di quest'ultimo scempio sul nostro territorio. L' inutile distruzione di quanto resta della storica spiaggia di S. Apollinare e di un'intera zona in cui potrebbero esserci reperti archeologici, visti i ritrovamenti degli anni 60 (Punta delle Terrare). Ed infatti proprio il vincolo archeologico e paesaggistico hanno imposto che si valutasse l'intero iter "in deroga" alle relative prescrizioni .
Molti sono i passaggi amministrativi quanto meno dubbi e frettolosi di questa immensa colata di cemento classificata come “opera di live entità”.
Ma è opportuno ripercorrerli con ordine.
-La Regione Puglia (che sin dall'inizio chiedeva di cercare siti alternativi per questi accosti) in data 12/6/2012 risponde all'Autorita Portuale (che intanto sollecitava l'attestazione di compatibilità paesaggistica) comunicando che per proseguire l'iter necessita il parere obbligatorio del Comune interessato.
-L'autorità Portuale trasmette tale richiesta al Comune di Brindisi in data 15/6/2012.
Con incredibile celerità in data 18/6/2012 l'ufficio competente riceve specifica delega sindacale e , sentita la "Commissione Paesaggistica Locale" in data 19/6/2012 esprime "parere favorevole" atto che viene sollecitamente spedito alla Regione e p.c. all'Autorità Portuale in data 20/6/2012.
Stupiti dall'efficienza della nostra amministrazione, abbiamo cercato di leggere le osservazioni o i pareri espressi da questa cosiddetta "Commissione Paesaggistica Locale" (chi sono?) .
Non si leggono nomi se non quelli del "responsabile unico del procedimento" e de "l'istruttore tecnico", nella fattispecie un geometra.
Restiamo increduli davanti alla tabella in cui dovrebbero essere espresse le motivazioni. Tabella che risulta vuota, sbarrata.
Si legge soltanto che “la commissione prende atto dell'iter procedimentale sino ad oggi seguito e non ritiene di doversi esprimere in merito” . E ancora: "L'intervento è valutato principalmente secondo le direttive dettate dalla seguente normativa di riferimento " e tra le norme citate salta agli occhi "procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità".
Un’opera di migliaia di tonnellate di cemento che cambierebbe ancora una volta la morfologia del nostro porto, classificata come “intervento di lieve entità”.
Troppi dubbi e troppi punti oscuri avvolgono questo iter autorizzativo concluso cosi rapidamente, tra l'altro in un periodo in cui solo da pochi giorni si era insediata la giunta dell’ex sindaco Consales.
Valutazioni fatte da un ufficio tecnico sul destino di un pezzo di storia cittadina, di una porzione di porto, di una spiaggia con un'area archeologica importante. Tutto questo senza il coinvolgimento del consiglio comunale o dei cittadini .
In questi ultimi anni abbiamo espresso la nostra contrarietà a questa ennesima violenza al nostro territorio attraverso iniziative di pulizia e cura della spiaggia, abbiamo riproposto alla città l'antica tradizione della "Mellonata d'agosto", abbiamo creato una mostra itinerante su dei grandi pannelli per spiegare ai cittadini cosa stesse accadendo, abbiamo proposto una bozza di progetto alternativo e lanciato una petizione on-line e una raccolta di firme per chiedere ai soggetti pubblici coinvolti di ritirare la propria autorizzazione e rinunciare al progetto.
Abbiamo incontrato tutti gli esponenti dei vari enti competenti: sindaco, assessori comunali, provinciali e regionali, i quali si sono detti tutti d'accordo con noi, e che si sarebbe cercata una soluzione alternativa alle esigenze dell'Autorità portuale. Perché quella zona va tutelata e valorizzata per le sue potenzialità occupazionali e turistiche. Ma tra cambi di amministrazioni, assessori e responsabili tutto è stato di volta in volta rinviato e ad oggi non vi è nessuna notizia concreta per avviare questo percorso.
Noi continueremo a tenere alta l’attenzione su questo progetto e continueremo in tutti i modi ad ostacolarlo affinché si arrivi al suo accantonamento definitivo con il ripristinato dell’accesso all’area da parte dei cittadini.
Ci impegneremo affinché venga avviato un progetto di tutela e valorizzazione della zona, non possiamo permettere che la si soffochi nel cemento, né che resti chiusa dietro un muro o un cancello.
Perché la nostra storia passa da lì e se si cancella la storia si cancella il futuro.
Un progetto che a causa dei Piani urbanistici e portuali (vecchi di 50 anni) risulta essere riferito ad un'area "industriale" ma che nel documento preliminare al nuovo PUG viene indicata come area da recuperare, valorizzare e restituire alla città.
Se non abbiamo avuto tempo a sufficienza per bloccare i lavori già eseguiti, non possiamo permettere il compiersi di quest'ultimo scempio sul nostro territorio. L' inutile distruzione di quanto resta della storica spiaggia di S. Apollinare e di un'intera zona in cui potrebbero esserci reperti archeologici, visti i ritrovamenti degli anni 60 (Punta delle Terrare). Ed infatti proprio il vincolo archeologico e paesaggistico hanno imposto che si valutasse l'intero iter "in deroga" alle relative prescrizioni .
Molti sono i passaggi amministrativi quanto meno dubbi e frettolosi di questa immensa colata di cemento classificata come “opera di live entità”.
Ma è opportuno ripercorrerli con ordine.
-La Regione Puglia (che sin dall'inizio chiedeva di cercare siti alternativi per questi accosti) in data 12/6/2012 risponde all'Autorita Portuale (che intanto sollecitava l'attestazione di compatibilità paesaggistica) comunicando che per proseguire l'iter necessita il parere obbligatorio del Comune interessato.
-L'autorità Portuale trasmette tale richiesta al Comune di Brindisi in data 15/6/2012.
Con incredibile celerità in data 18/6/2012 l'ufficio competente riceve specifica delega sindacale e , sentita la "Commissione Paesaggistica Locale" in data 19/6/2012 esprime "parere favorevole" atto che viene sollecitamente spedito alla Regione e p.c. all'Autorità Portuale in data 20/6/2012.
Stupiti dall'efficienza della nostra amministrazione, abbiamo cercato di leggere le osservazioni o i pareri espressi da questa cosiddetta "Commissione Paesaggistica Locale" (chi sono?) .
Non si leggono nomi se non quelli del "responsabile unico del procedimento" e de "l'istruttore tecnico", nella fattispecie un geometra.
Restiamo increduli davanti alla tabella in cui dovrebbero essere espresse le motivazioni. Tabella che risulta vuota, sbarrata.
Si legge soltanto che “la commissione prende atto dell'iter procedimentale sino ad oggi seguito e non ritiene di doversi esprimere in merito” . E ancora: "L'intervento è valutato principalmente secondo le direttive dettate dalla seguente normativa di riferimento " e tra le norme citate salta agli occhi "procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità".
Un’opera di migliaia di tonnellate di cemento che cambierebbe ancora una volta la morfologia del nostro porto, classificata come “intervento di lieve entità”.
Troppi dubbi e troppi punti oscuri avvolgono questo iter autorizzativo concluso cosi rapidamente, tra l'altro in un periodo in cui solo da pochi giorni si era insediata la giunta dell’ex sindaco Consales.
Valutazioni fatte da un ufficio tecnico sul destino di un pezzo di storia cittadina, di una porzione di porto, di una spiaggia con un'area archeologica importante. Tutto questo senza il coinvolgimento del consiglio comunale o dei cittadini .
In questi ultimi anni abbiamo espresso la nostra contrarietà a questa ennesima violenza al nostro territorio attraverso iniziative di pulizia e cura della spiaggia, abbiamo riproposto alla città l'antica tradizione della "Mellonata d'agosto", abbiamo creato una mostra itinerante su dei grandi pannelli per spiegare ai cittadini cosa stesse accadendo, abbiamo proposto una bozza di progetto alternativo e lanciato una petizione on-line e una raccolta di firme per chiedere ai soggetti pubblici coinvolti di ritirare la propria autorizzazione e rinunciare al progetto.
Abbiamo incontrato tutti gli esponenti dei vari enti competenti: sindaco, assessori comunali, provinciali e regionali, i quali si sono detti tutti d'accordo con noi, e che si sarebbe cercata una soluzione alternativa alle esigenze dell'Autorità portuale. Perché quella zona va tutelata e valorizzata per le sue potenzialità occupazionali e turistiche. Ma tra cambi di amministrazioni, assessori e responsabili tutto è stato di volta in volta rinviato e ad oggi non vi è nessuna notizia concreta per avviare questo percorso.
Noi continueremo a tenere alta l’attenzione su questo progetto e continueremo in tutti i modi ad ostacolarlo affinché si arrivi al suo accantonamento definitivo con il ripristinato dell’accesso all’area da parte dei cittadini.
Ci impegneremo affinché venga avviato un progetto di tutela e valorizzazione della zona, non possiamo permettere che la si soffochi nel cemento, né che resti chiusa dietro un muro o un cancello.
Perché la nostra storia passa da lì e se si cancella la storia si cancella il futuro.
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