BRINDISI: LA IL
CAPITALE INDUSTRIALE … DEL NORD.
di Diana Miraglia
Spesso capita di leggere sulla stampa, soprattutto locale, di Brindisi e della sua “indiscussa vocazione industriale; di una sua, quindi, naturale predisposizione ad un’attività
industriale.
Ma, “naturale predisposizione” di cosa? Del territorio o
della popolazione? Ma non eravamo un popolo di agricoltori e pescatori? La
nostra non era una delle terre più fertili ed uno dei mari più ricchi? Come mai
dopo 30 di industrializzazione continuiamo a primeggiare nelle classifiche
delle città più povere?
Si ha la sensazione che più che parlare di “naturale
vocazione industriale” si debba parlare di naturale
vocazione all’insediamento del mega comparto industriale. Le
caratteristiche le abbiamo tutte: assenza di una classe politica e dirigente forte;
elevati tassi di disoccupazione; assenza di una popolazione attiva e critica
capace di far valere i propri diritti; posizione strategica per il trasporto
navale; ampi terreni situati vicino al mare di proprietà di piccoli contadini
facilmente “schiacciabili”.
Cosa abbiamo avuto da questi insediamenti industriali?
Lavoro: la
maggior parte dell’incremento occupazionale (e non si parla di grandi cifre) ha riguardato soprattutto il settore operaio
con bassi livelli retributivi e condizioni lavorative pessime, con forti cadute
occupazionali nel settore agricolo. Come mai non si sono formate forti
professionalità nel settore industriale? Ma soprattutto, gli utili e i capitali
dove sono finiti? Dove vengono reinvestiti? E le sedi e le classi
dirigenziali di queste “industrie”, dove sono?
A Brindisi
sicuramente no…se ne guarderebbero bene.
A Brindisi c’è però il così tanto decantato indotto indiretto, ma pur sempre
indotto (il più delle volte operante nel settore terziario dei servizi e, come
tale, facilmente adattabile ad un mercato in cambiamento). Da qui una domanda ovvia: solo l’industria ha
la fortuna di avere l’indotto? Perché l’agricoltura, la pesca ed il turismo non
hanno questa grande fortuna? E se l’indotto è così importante, come mai il
numero dei disoccupati è in continua crescita?
La verità è che a Brindisi questi mega impianti hanno dato
solo le briciole ed in cambio si sono presi tutto. Hanno sfruttato i nostri
territori, le nostre terre, il nostro mare; hanno distrutto i nostri paesaggi,
la nostra salute e soprattutto le nostre “teste” e la nostra dignità . Ma la
cosa peggiore è che lo hanno fatto e continuano a farlo con la collaborazione
di chi, fiero di partecipare al tavolo
degli avanzi, ne difende con convinzione l’operato: l’operaio terrorizzato
al pensiero di perdere il salario mensile, l’ “industriale locale” che in
assenza di un vero sviluppo rimane pur sempre l’industriale dei poveri (vedi la scarsa propensione
all’innovazione) , "l’aspirante politico”, per professione e non per ideologia,
che ovviamente si guarda bene dal dire o fare qualcosa di “politicamente
sconveniente”.
E queste briciole sono ormai diventate più importanti della
stessa vita umana (vedi i recenti studi e la posizione dei tanti medici
sull’argomento). C’è addirittura chi afferma a sostegno della sua tesi
l’assenza di prove concrete dei danni ambientali o addirittura adduce gli studi
che imputano tali danni alle emissioni dei camini di Torchiarolo, tesi che, per
rispetto verso l’intelligenza umana, non vale la pena neanche confutare salvo invitare
Cenerentola e Biancaneve a dire la loro.
C’è chi adesso auspica una conversione a gas del mega
impianto energetico, ma anche in questo caso restiamo sempre nel campo dei mega
impianti di sfruttamento di combustibili fossili. (lo sfruttamento estremo fino
all’esaurimento da parte della grande industria).
Come mai in una terra in cui abbondano le tre fonti
principali di energia rinnovabile (sole, mare e vento), non si è mai pensato ad
uno sviluppo di questo tipo? La risposta è semplice : le energie rinnovabili
comporterebbero una redistribuzione di reddito pro-capite che cozzerebbe con
l’accumulo di capitali nelle mani dei grandi.
Fare chiarezza su questi punti era ed è lo scopo
dell’attività delle associazioni ambientaliste il cui obiettivo principale è
quello di risvegliare le coscienze e di infondere CORAGGIO nella popolazione
affinché inizi a contrastare tali soprusi illegali. Un popolo ignorante e
silente è il miglior complice dell’avidità e del malaffare.
Lo scenario ed il numero dei decessi registrati negli ultimi
30 anni è infine l’ultimo stadio della cupidigia umana.
Per l’operaio disperato che, nel timore di perdere il suo
salario, è pronto a sfoderare la fatidica frase “vengo a mangiare a casa tua”,
l’alternativa è quella di un nuovo e più dignitoso lavoro (basti pensare, nel
breve, alla domanda di forza lavoro per le necessarie e auspicate opere di bonifica dei terreni e, nel medio-lungo
periodo, alla domanda di lavoro di un’economia sana basata principalmente sull’agricoltura,
sulla pesca e sul turismo). Ed è a questo stesso operaio che chiedo quale “alternativa”,
invece, prospetterebbe lui al padre che ha perso la figlia di 25 anni per
leucemia..
Le azioni di tutela
dell’ambiente sono finalizzate alla tutela del diritto alla salute di TUTTI (operai,
industriali e aspiranti politici compresi) e sono azioni portate avanti senza alcuno scopo di lucro.
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