27 agosto 2011

Vado Ligure, la centrale inquina e raddoppia

A Savona il progetto per l'impianto a carbone con la benedizione di Pd e Pdl. Accordo fra governo e Regione Liguria. Ma anche De Benedetti ci guadagna.

Paura di respirare. Di infilare dentro di te un nemico invisibile. A Vado, Quiliano, Savona, in tanti vivono così.

Strana storia quella della centrale a carbone di Vado Ligure. Delle sue sorelle, come quella di Porto Tolle, si parla perché, incredibilmente, erano sorte vicino a un parco naturale. Di questa, cresciuta in mezzo a una città, quasi nessuno sa nulla: da quarant’anni brucia fino a 5000 tonnellate di carbone al giorno. E pensare che, secondo gli esperti, gli effetti arrivano a 48 chilometri: fino a Genova, fino a località turistiche come Varigotti e Loano. A luglio il governo e la Regione Liguria hanno approvato il progetto di ampliamento.

Ma a protestare contro il nuovo impianto da 460 Megawatt (che si aggiungerà inizialmente ai due esistenti da 330 Megawatt l’uno) c’è solo chi vive all’ombra delle due ciminiere. È letteralmente così: case, scuole, ricoveri per anziani dal 1970 sono a pochi passi dai camini di 200 metri. Ma adesso la gente ha deciso di dire basta, sventolando gli studi sugli effetti delle centrali a carbone. A diffonderli non sono fanatici, ma gli esperti dell’Ordine dei Medici. I dati annuali sulla mortalità maschile per tumore ai polmoni su 100.000 abitanti parlano di 54 decessi in Italia, 97 a Savona e 112 a Vado.

Statistiche, ma se vai in via Pertinace qualcuno dà nomi e volti ai numeri. A ogni finestra corrisponde una storia. Suggestione? A Vado da decenni si sono concentrate industrie inquinanti che hanno dato lavoro, ma bruciato perfino la vegetazione delle colline. L’Ordine dei Medici aggiunge: “La stragrande maggioranza delle emissioni inquinanti nel comprensorio Vado-Quiliano-Savona provengono dalla centrale elettrica (circa il 78,5 per cento per il PM 2,5 solo per i gruppi a carbone)”.

D’accordo, non esistono studi che dimostrino il rapporto tra le morti per tumore, ictus, infarti e la centrale. Ci voleva la procura, guidata da Francantonio Granero, che ha incaricato esperti come Paolo Crosignani, Paolo Franceschi e Valerio Gennaro e ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo (a carico di ignoti).

“Intanto l’ampliamento è già stato approvato”, allarga le braccia Stefano Milano che dalla sua libreria nel cuore di Savona ha raccolto firme contro il colosso della Tirreno Power. “Intorno alla centrale ruotano interessi economici e politici”, aggiunge mostrando le lettere di protesta di cittadini, associazioni e quasi tutti i partiti. Con due assenze: Pd e Pdl.

Già, Vado e la sua centrale, come Taranto con l’Ilva, strette nella tenaglia “salute contro occupazione”. Mario Molinari, giornalista d’inchiesta, respinge l’alternativa secca: “Utilizzando studi americani su una centrale simile e parametri dell’Unione Europea, i medici dell’associazione Moda hanno quantificato i danni a salute e coltivazioni di una centrale a carbone in 36,5 milioni all’anno (142 milioni i costi complessivi). Un danno molto maggiore del beneficio dato dall’impianto (dove lavorano 250 persone, ndr)”.

Così ecco il paradosso: tutti i 18 comuni interessati hanno votato contro l’ampliamento. Durante l’ultima campagna elettorale per le regionali, i candidati si sono espressi contro il carbone. E poi? Il progetto è stato approvato. Una decisione che ha sollevato le critiche della Curia sulle pagine del Letimbro, il giornale diocesano di Savona: la decisione “contraddice con forza le posizioni di alcuni partiti che sostengono la giunta Burlando i quali, in campagna elettorale, avevano ribadito il “no”.

Ma che cosa prevede l’accordo? Renzo Guccinelli, assessore alle Attività produttive della Regione, spiega: “Sarà realizzato un nuovo gruppo a carbone da 460 megawatt. Ci vorranno sei anni. Allora si abbatterà uno dei due gruppi vecchi e, dopo altri tre anni, si abbatterà il terzo. A quel punto valuteremo l’opportunità di dare parere favorevole alla costruzione di un ulteriore gruppo per il quale non è previsto alcun automatismo”.



Insomma, impianti nuovi al posto di quelli con quarant’anni di vita. Ma un aumento di potenza della centrale. Nel frattempo, l’accordo prevede una serie di prescrizioni, tra cui l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale).

Una vittoria per l’ambiente, secondo la Regione: “Tirreno Power non era disposta a realizzare un impianto interamente a metano come chiedono i cittadini”, racconta Renata Briano, assessore all’Ambiente. Perché non sostituire semplicemente i due vecchi impianti senza ampliamenti? “L’azienda non era disposta. Al massimo avrebbe adeguato gli impianti, ma si sarebbe inquinato di più che con il nuovo progetto”.

I cittadini, però, parlano di “resa” per ambiente e salute. Come Gianfranco Gervino di Uniti per la Salute: “I gruppi non potevano restare come sono, ma per legge e senza condizioni dovevano essere adeguati alle migliori tecnologie. Invece continuano a funzionare. In pratica si è contrattato l’ampliamento con il rispetto delle norme. È incredibile”.

La Regione non è la sola favorevole all’accordo. Tirreno Power difende il progetto: “Gli studi per ottenere la Valutazione di Impatto Ambientale sono in corso, ma dovranno tenere conto dei miglioramenti che ridurranno le emissioni del 40 per cento”. Non era meglio valutare prima di ingrandire? “Diventerà una delle centrali più pulite d’Europa”. Ma i dati dell’Ordine dei Medici? “Ognuno può diffondere i dati che crede. L’accordo prevede un Osservatorio che monitorerà l’impatto della centrale”.

Anche altre figure di spicco sono per l’ampliamento. Fabio Atzori, presidente dell’Unione Industriali, ha commentato: “Per Savona è come aver vinto al Superenalotto”. Una frase che ha sollevato polemiche: “Atzori – ricorda Molinari – è amministratore delegato della Demont che lavora con Tirreno Power”. C’è chi ricorda che il vicepresidente degli industriali savonesi, è Giovanni Gosio, manager Tirreno Power.

La questione scuote equilibri immutabili del potere locale. Che dire, per esempio, di Luciano Pasquale definito da Claudio Scajola “manager di grande caratura”? Pasquale, anche lui sponsor dell’operazione Tirreno Power, è un recordman delle poltrone savonesi: già presidente dell’Unione Industriali è oggi numero uno della Camera di Commercio e presidente della Carisa, la banca cittadina. Senza contare cariche varie, soprattutto nelle società autostradali (legate al gruppo Gavio).

Tirreno Power vanta un appoggio trasversale. I comitati hanno inviato una lettera a Carlo De Benedetti, imprenditore tessera numero uno del Pd e proprietario attraverso Sorgenia del 39 per cento delle quote di Tirreno Power. “È una lotta impari – racconta Molinari – Tirreno Power ha mezzi inesauribili: compra pubblicità sui quotidiani, tappezza la città di manifesti e sponsorizza iniziative del Comune”.

A Vado Ligure, però, delle questioni di potere interessa poco. Nel torrente Quiliano, l’Arpal nel 2009 ha rilevato la presenza di metalli pesanti e di idrocarburi policiclici aromatici cento volte superiore alla legge. I medici parlano di “molto probabile derivazione dalla centrale a carbone”.

Per i responsi definitivi bisogna attendere l’indagine epidemiologica. Intanto si può andare alla farmacia Mezzadra o a quelle di Quiliano. “C’è una diffusione notevole di malattie respiratorie”, dicono i farmacisti. I clienti presentano la ricetta. Molti non hanno bisogno di parlare. Il codice 048 sulla prescrizione vuole dire una cosa sola: tumore.

Da Il Fatto Quotidiano del 11 agosto 2011
(video di Lorenzo Galeazzi) 

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