Foto di Mario Carlucci |
Vincenzo Di Totaro, ex lavoratore del petrolchimico, aveva lottato per i compagni, morti di lavoro.
Aveva portato avanti la battaglia, da sano, affinchè fosse fatta giustizia per i suoi colleghi, fino a quel 7 aprile scorso quando anche lui si è spento a causa di un angiosarcoma epatico.
E proprio questa forma di cancro, l'unica riconosciuta dalla comunità scientifica mondiale come causa dell'esposizione professionale a cloruro di vinile e poli cloruro di vinile, riapre a Brindisi il fronte dell'inchiesta che quattro anni fa fu archiviata lasciando le vittime del petrolchimico senza verità e senza giustizia.
Vincenzo di Totaro, ma anche Luigi Sciarra capoturno dell'Enichem, morto di angiosarcoma surrenale il 31 dicembre scorso dopo 31 anni di lavoro in fabbrica e Martino Cremona morto di asbestosi lo scorso anno a Venezia.
Per lui la procura di Venezia aprì subito un'indagine e fu disposta l'autopsia dalla quale venne fuori che l'anziano era pieno zeppo di amianto.
Martino Cremona per una vita aveva lavorato nella centrale termoelettrica del petrolchimico di Brindisi, da quì la decisione di trasmettere tutti gli atti alla procura Brindisina.
Tante le vittime e una verità che è ancora da scrivere, perchè se il primo processo è naufragato il presidio di ieri torna a chiedere giustizia per le vittime ponendo tre questioni essenziali: -la rianalisi epidemiologica della coorte lavorativa del Petrolchimico, la sorveglianza medica degli ex esposti all'amianto ed agli altri cancerogeni, la riapertura della Medicina del Lavoro a Brindisi.-
Tre richieste nette, formulate ieri dal Comitato delle vittime, difronte alle quali le istituzioni non possono restare indifferenti.
Ieri mentre i parenti delle vittime stringevano fra le mani i ritratti dei loro cari, proprio queste istituzioni a cui era rivolto l'appello erano assenti.
Molto grave soprattutto l'assenza di quasi tutto l'esercito (Riccardo Rossi l'unico a partecipare al sit-in) dei candidati alle imminenti elezioni amministrative.
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