AIA ALL'ILVA, RITORNO AL FUTURO.
di Gianmario Leone (TarantoOggi del 18 ottobre 2012)
TARANTO - Siamo di nuovo al punto di partenza. Può
sembrare strano, ma è la dura realtà dei fatti a dircelo. E’ come se tra
il 5 luglio del 2011 e il 18 ottobre 2012, non fosse accaduto
assolutamente nulla. Due Conferenze dei Servizi, una per concedere la
prima AIA all’Ilva dopo ben 7 anni di “lavoro” della commissione IPPC,
la seconda, quella odierna, per riesaminarla e “aggiustarla” per
scongiurare la chiusura del siderurgico tarantino. Nei giorni scorsi,
più volte abbiamo analizzato i vari dettagli tecnici: sarebbe inutile
ripeterci ancora una volta.
Anche perché, come abbiamo più volte sostenuto su queste colonne, il
discorso è viziato sin dalle sue fondamenta: riesaminare
un’autorizzazione concessa meno di un anno fa ad un’azienda che ha
ricorso al TAR contro le prescrizioni più “stringenti” in essa contenute
(soltanto dopo l’intervento della magistratura istituzioni e sindacati
hanno avuto il coraggio di dire che quel testo altro non era che un
compromesso politico, a scapito dell’ambiente e della salute aggiungiamo
noi), e che oggi vede l’intera area a caldo e ben sei impianti diversi
sotto sequestro preventivo per il reato di disastro ambientale colposo, i
cui proprietari sono agli arresti domiciliari, ci sembra abbastanza per
poter sostenere la tesi secondo cui non andava assolutamente presa in
considerazione un’eventualità del genere.
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