A quattro giorni di distanza dal
blocco degli impianti al petrolchimico con la conseguente combustione in torcia
del materiale di lavorazione non polimerizzato, la situazione è tutt’altro che
normalizzata. Dopo la nube nera e densa
sprigionata dalla fiamma della torcia, rimasta accesa per ore, si è passati durante
questi giorni, a delle emissioni di fumi grigiastri più o meno costanti, alternate alle accensioni della torcia soprattutto durante la notte.
Nell' Ottobre scorso si verificò l'ultimo black-out che portò la Basell a
smaltire in torcia 57 tonnellate di gas mentre la Versalis circa 500
tonnellate. Ci furono in quella giornata aumenti in percentuale rispetto ad alcuni
inquinanti come gli IPA dell’ordine del 300% in corrispondenza dell’accensione
delle torce per arrivare al 700 % al massimo di giornata. Stesse considerazioni
e aumenti in percentuale anche per il PM10. Cioè l’accensione della torcia
produsse significativi incrementi di
inquinanti ai quali i cittadini non potettero sottrarsi. E lo stesso copione si è ripetuto
ancora in questi giorni.
Sappiamo bene che l’attivazione delle
torce degli impianti di cracking è un sistema di sicurezza che previene guai
ancora più grossi rispetto ai danni dell’emissione stessa che ne scaturisce. Sappiamo
bene, o meglio ancora, “ci hanno insegnato bene” in questi 50 anni di industria
pesante qual è il prezzo da pagare in cambio della produzione e del lavoro. Bisogna pagare in termini di salute, e a
pagare purtroppo non è solo chi in queste industrie ci lavora o ci ha lavorato,
che siano cittadini di Brindisi,di
Ferrara o di qualche altra città “a vocazione industriale”.
Consentiteci però il diritto di dubitare sulla
eccezionalità dei blackout almeno per due motivi: primo perché si ripetono
spesso nell’arco dell’anno lavorativo e secondo perché sia a Brindisi che
altrove ci sono già state in passato inchieste che hanno smascherato un uso illegale delle
torce, con emissioni non autorizzate e pericolose, vedi il processo di Ferrara
del 2013 e quello di Brindisi. Processi
che purtroppo si chiudono sempre con un’
oblazione a causa di un sistema giudiziario vergognoso che prevede per questi reati ambientali solo delle
sanzioni.
Dunque la torcia nella zona
industriale seppur in modo discontinuo continua a bruciare e a preoccupare gli
abitanti dei quartieri più vicini all’impianto. Preoccupazione che è tornata ad
essere allarme quando nel pomeriggio di ieri un forte odore acre di gas ha
investito tutta la zona industriale e i quartieri. Ci sono numerose
testimonianze di cittadini che hanno avuto problemi
di lacrimazione e irritazione alla gola e tutti hanno
sentito il bisogno di chiudersi in casa per evitare di respirare quell’aria fetida.
I vigili del fuoco allertati dalle telefonate hanno perlustrano la zona senza però rilevare le cause del fenomeno. Il Petrolchimico pare non abbia inoltrato nessuna comunicazione all'Ufficio del Governo e quindi per l’azienda è tutto a posto. Per i sistemi di monitoraggio ambientale invece il quadro è diverso: la centralina di monitoraggio ARPA di via Taranto ha registrato negli ultimi giorni concentrazioni alte di Benzene, quella del terminal passeggeri di Costa Morena registra addirittura 42 microgrammi per metro cubo di aria. Picchi di anidride solforosa sono stati registrati dalla centralina Asi.
I vigili del fuoco allertati dalle telefonate hanno perlustrano la zona senza però rilevare le cause del fenomeno. Il Petrolchimico pare non abbia inoltrato nessuna comunicazione all'Ufficio del Governo e quindi per l’azienda è tutto a posto. Per i sistemi di monitoraggio ambientale invece il quadro è diverso: la centralina di monitoraggio ARPA di via Taranto ha registrato negli ultimi giorni concentrazioni alte di Benzene, quella del terminal passeggeri di Costa Morena registra addirittura 42 microgrammi per metro cubo di aria. Picchi di anidride solforosa sono stati registrati dalla centralina Asi.
Nel resto d’Italia quando si verifica
un black-out degli impianti con emissioni in atmosfera viene attuato il
protocollo per la sicurezza che prevede subito un sopralluogo dei tecnici
dell’azienda, dei rappresentanti delle istituzioni e sindacali e dei tecnici
dell’Arpa per le necessarie verifiche.
E’ avvenuto altrettanto anche a Brindisi?
E’ avvenuto altrettanto anche a Brindisi?
Oppure qui si provvede ad una semplice telefonata in azienda la quale
dichiara il “tutto a posto”?
Se non si è potuto fare a meno di respirarla, si può almeno conoscere la provenienza di quella nube gassosa che ha investito i quartieri?
Se non si è potuto fare a meno di respirarla, si può almeno conoscere la provenienza di quella nube gassosa che ha investito i quartieri?
Ma soprattutto esiste un piano di emergenza per
Brindisi, e se si, quanto realmente i cittadini sono pronti e informati?
E’ doveroso in questi casi di cracking pretendere che siano resi pubblici i dati sulle emissioni e soprattutto sapere quali sostanze vengono inviate in torcia. Leciti dunque i nostri dubbi e legittimi gli esposti che in passato abbiamo presentato (e continueremo a fare) in Procura, come è un’ottima notizia l’esposto presentato oggi da Brindisi Bene Comune.
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