12 aprile 2014

LA SALUTE COME PREZZO DA PAGARE IN CAMBIO DELLA PRODUZIONE E DEL LAVORO.



A quattro giorni di distanza dal blocco degli impianti al petrolchimico con la conseguente combustione in torcia del materiale di lavorazione non polimerizzato, la situazione è tutt’altro che normalizzata.  Dopo la nube nera e densa sprigionata dalla fiamma della torcia, rimasta accesa per ore, si è passati durante questi giorni, a delle emissioni di fumi grigiastri più o meno costanti, alternate alle accensioni della torcia soprattutto durante la notte.
 

Nell' Ottobre scorso si verificò l'ultimo black-out che  portò la Basell a smaltire in torcia 57 tonnellate di gas mentre la Versalis circa 500 tonnellate. Ci furono in quella giornata aumenti in percentuale rispetto ad alcuni inquinanti come gli IPA dell’ordine del 300% in corrispondenza dell’accensione delle torce per arrivare al 700 % al massimo di giornata. Stesse considerazioni e aumenti in percentuale anche per il PM10. Cioè l’accensione della torcia produsse  significativi incrementi di inquinanti ai quali i cittadini non potettero sottrarsi. E lo stesso copione si è ripetuto  ancora in questi giorni.
 
Sappiamo bene che l’attivazione delle torce degli impianti di cracking è un sistema di sicurezza che previene guai ancora più grossi rispetto ai danni dell’emissione stessa che ne scaturisce. Sappiamo bene, o meglio ancora, “ci hanno insegnato bene” in questi 50 anni di industria pesante qual è il prezzo da pagare in cambio della produzione e del lavoro.  Bisogna pagare in termini di salute, e a pagare purtroppo non è solo chi in queste industrie ci lavora o ci ha lavorato, che siano cittadini di  Brindisi,di Ferrara o di qualche altra città “a vocazione industriale”.
 
Consentiteci  però il diritto di dubitare sulla eccezionalità dei blackout almeno per due motivi: primo perché si ripetono spesso nell’arco dell’anno lavorativo e secondo perché sia a Brindisi che altrove ci sono già state in passato inchieste che hanno smascherato un uso illegale delle torce, con emissioni non autorizzate e pericolose, vedi il processo di Ferrara del 2013 e quello di Brindisi.  Processi che  purtroppo si chiudono sempre con un’ oblazione a causa di un sistema giudiziario vergognoso che prevede  per questi reati ambientali solo delle sanzioni.
 
Dunque la torcia nella zona industriale seppur in modo discontinuo continua a bruciare e a preoccupare gli abitanti dei quartieri più vicini all’impianto. Preoccupazione che è tornata ad essere allarme quando nel pomeriggio di ieri un forte odore acre di gas ha investito tutta la zona industriale e i quartieri. Ci sono numerose testimonianze di cittadini che hanno avuto problemi di lacrimazione e irritazione alla gola e tutti hanno sentito il bisogno di chiudersi in casa per evitare di  respirare quell’aria fetida.
I vigili del fuoco allertati dalle telefonate hanno perlustrano la zona senza però rilevare le cause del fenomeno. Il Petrolchimico pare non abbia inoltrato nessuna comunicazione all'Ufficio del Governo e quindi per l’azienda è tutto a posto. Per i sistemi di monitoraggio ambientale invece il quadro è diverso: la centralina di monitoraggio ARPA di via Taranto ha registrato negli ultimi giorni concentrazioni alte di Benzene, quella del terminal passeggeri di Costa Morena registra addirittura 42 microgrammi per metro cubo di aria. Picchi di anidride solforosa sono stati registrati dalla centralina Asi.
 
Nel resto d’Italia quando si verifica un black-out degli impianti con emissioni in atmosfera viene attuato il protocollo per la sicurezza che prevede  subito un sopralluogo dei tecnici dell’azienda, dei rappresentanti delle istituzioni e sindacali e dei tecnici dell’Arpa per le necessarie verifiche.
E’ avvenuto altrettanto anche a Brindisi? 
Oppure qui si provvede ad una semplice telefonata in azienda la quale dichiara il “tutto a posto”? 
Se non si è potuto fare a meno di respirarla, si può almeno conoscere la provenienza di quella nube gassosa che ha investito i quartieri? 
Ma soprattutto esiste un piano di emergenza per Brindisi, e se si, quanto realmente i cittadini sono pronti e informati?

E’ doveroso in questi casi di cracking pretendere che siano resi pubblici i dati sulle emissioni e soprattutto sapere quali sostanze vengono inviate in torcia. Leciti dunque i nostri dubbi e legittimi gli esposti che in passato abbiamo presentato (e continueremo a fare) in Procura, come è un’ottima notizia l’esposto presentato oggi da Brindisi Bene Comune.   

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