Dopo l’ennesima fiammata di una torcia del petrolchimico avvenuta il 2 luglio scorso, proprio
nel giorno in cui con dichiarazioni pubbliche i dirigenti Versalis e il
Primo Cittadino esprimevano ampia soddisfazione per la conclusione dei
lavori di manutenzione straordinaria del cracking, abbiamo ritenuto
opportuno presentare ancora una volta un esposto alla Procura della
Repubblica.
Nella
stessa data avevamo espresso la nostra posizione con un comunicato stampa. Dopo sfiammate continue per quasi due mesi dalle torce del
petrolchimico, quella del 2 luglio, accompagnata da un’alta colonna di
fumo nero visibile perfino dai comuni della provincia, è stata davvero
la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Un’area SIN come
quella di Brindisi, considerata ad
elevato rischio di crisi ambientale e
di incidente rilevante,
richiede attenzione costante da parte delle
istituzioni alla
TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA DELLA
CITTADINANZA.
Si assiste invece ad uno sconcertante silenzio e
immobilismo da parte degli enti preposti, dal Comune, alla ASL,
all’ARPA. I bollettini di guerra sulla stampa degli ultimi giorni passano inosservati, senza alcuna reazione.
Torna alla ribalta il caso Micorosa,
discarica di un milione e mezzo di metri cubi di fanghi tossici
industriali (di vecchie aziende di proprietà ENI) che sarà bonificata
con una scandalosa gara al ribasso.
Si parla di ENEL, sotto
processo per la stupida accusa di dispersione di polveri di carbone con
una mega-centrale che ha distrutto l’agricoltura con un nastro
trasportatore che ha privato i contadini dell’acqua e creato danni alla
salute per i cancerogeni entrati nella catena alimentare.
Si parla
ancora del mistero di Torchiarolo – e dei suoi camini - che presenta livelli di inquinamento pari a quello di grandi metropoli.
anni che sembra non risolversi mai, nonostante
gli investimenti effettuati nell’aggiornamento software e nella
tecnologia degli impianti, secondo quello che dichiara Versalis.
La superficialità con cui è stato gestito tutto il periodo dei lavori di manutenzione del cracking ci lascia davvero interdetti. Brindisi, non lo scopriamo certo noi, ha un polo industriale con una concentrazione elevatissima di impianti impattanti e potenzialmente pericolosi, la cui reciproca vicinanza e la contemporanea collocazione attigua al centro abitato, la rendono una concreta minaccia per l’incolumità della cittadinanza.
Ci preoccupa non poco l’aver constatato che Brindisi è l’unica città della provincia ad non essere dotata di un PIANO COMUNALE DI EMERGENZA, come si evince anche dal sito del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre che dai link vuoti del sito della Protezione Civile comunale.
Per questo motivo, in data 8 luglio 2015, abbiamo depositato un esposto in Procura, in cui chiediamo che si dispongano le opportune indagini ed in particolare accertare se esiste ipotesi di reato, nella tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, e di accertare se il Sindaco di Brindisi abbia, oppure no, adempiuto ad un suo preciso dovere inerente la funzione di responsabile della salute pubblica.
Attendiamo dunque che la magistratura, qualora lo ritenga opportuno, indaghi sulle ipotesi di reato, ma attendiamo ancor più speranzosi una sferzata di orgoglio da parte dei cittadini. Il cambiamento potrà essere innescato solo se la comunità di questo territorio diverrà coesa nel dire una volta per tutte basta ai condizionamenti di multinazionali che poco hanno a che fare con gli interessi del territorio, se finalmente ci si batterà per il diritto di vivere una Brindisi diversa.
La superficialità con cui è stato gestito tutto il periodo dei lavori di manutenzione del cracking ci lascia davvero interdetti. Brindisi, non lo scopriamo certo noi, ha un polo industriale con una concentrazione elevatissima di impianti impattanti e potenzialmente pericolosi, la cui reciproca vicinanza e la contemporanea collocazione attigua al centro abitato, la rendono una concreta minaccia per l’incolumità della cittadinanza.
Riteniamo inconcepibile la totale assenza di
informativa
da parte dell’Azienda del Petrolchimico e del nostro Sindaco
durante i 50 giorni di lavori
mentre la Direttiva 82/501/CEE - “Seveso
I” dispone che
“Le persone che potrebbero subire all’esterno degli
stabilimenti le conseguenze di un incidente rilevante
devono essere
adeguatamente informate sulle
misure di sicurezza da adottare e sui
comportamenti da assumere.”
Ci preoccupa non poco l’aver constatato che Brindisi è l’unica città della provincia ad non essere dotata di un PIANO COMUNALE DI EMERGENZA, come si evince anche dal sito del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre che dai link vuoti del sito della Protezione Civile comunale.
Per questo motivo, in data 8 luglio 2015, abbiamo depositato un esposto in Procura, in cui chiediamo che si dispongano le opportune indagini ed in particolare accertare se esiste ipotesi di reato, nella tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, e di accertare se il Sindaco di Brindisi abbia, oppure no, adempiuto ad un suo preciso dovere inerente la funzione di responsabile della salute pubblica.
Attendiamo dunque che la magistratura, qualora lo ritenga opportuno, indaghi sulle ipotesi di reato, ma attendiamo ancor più speranzosi una sferzata di orgoglio da parte dei cittadini. Il cambiamento potrà essere innescato solo se la comunità di questo territorio diverrà coesa nel dire una volta per tutte basta ai condizionamenti di multinazionali che poco hanno a che fare con gli interessi del territorio, se finalmente ci si batterà per il diritto di vivere una Brindisi diversa.
(esposto ott. 2013)
(integrazione esposto 2014)
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