Nella mattinata del
13 giugno 2016, durante l’udienza del processo contro ENEL avviato nel
2012 in cui siamo parte civile insieme ad altre associazioni, il pm
della procura di Brindisi Giuseppe De Nozza ha chiesto la condanna a 3
anni di reclusione per 13 dei 15 imputati per la dispersione di polvere
di carbone dal nastro trasportatore e dal carbonile della centrale di
Cerano. Non ci sono dubbi quindi (e per noi non ci sono mai stati) che
la polvere nera che ha contaminato i campi coltivati, come denunciato
dagli agricoltori, fosse polvere di carbone. Campi coltivati con
prodotti che negli anni sono entrati nella catena alimentare.
Nella serata del 13 giugno 2016 intorno alle 21.00 la torcia di Punta di
Torre Cavallo di ENI-Versalis brucia tanto da rendere rosso e
lampeggiante il cielo di Brindisi, con una fiamma visibile a distanza di
molti chilometri. Sulle ripetute sfiammate delle torce ENI che vanno
continuamente in blocco abbiamo presentato diversi esposti. L’Arpa
comunica che in concomitanza con la fermata programmata dell'impianto di
cracking del petrolchimico, avvenuta fra il 30 e il 31 maggio, si sono
registrati picchi di benzene.
Oggi la ASL comunica ufficialmente
l'accreditamento del Registro Tumori di Brindisi ma non si sa che fine
ha fatto l’indagine epidemiologica avviata dal 2014 presso il Centro
Salute e Ambiente regionale che nel 2013 aveva ampliato le azioni di
intervento anche a Brindisi, area ad elevato rischio di crisi ambientale
e sito di interesse nazionale per le bonifiche.
Il gruppo di
ricerca era guidato dal dott. Forastiere del Dipartimento di
Epidemiologia della Regione Lazio che aveva già condotto su Taranto uno
studio di coorte residenziale. In occasione di un incontro che abbiamo
avuto con la ASL di Brindisi nel mese di ottobre 2014, è stato
comunicato dalla Direzione che l'Azienda Sanitaria è impegnata
istituzionalmente nell’elaborazione dell'indagine. Sono passati quasi
due anni dall'avvio dello studio che doveva essere effettuato nell’area
di Carovigno, San Vito dei Normanni, Brindisi, Mesagne, San Pietro
Vernotico, Torchiarolo, Cellino San Marco, come previsto dalla delibera
regionale del 2013.
Un’indagine epidemiologica può rendere più
chiaro un quadro già delineato da precedenti studi effettuati da
ricercatori ed esperti, anche se siamo convinti che già quelli
disponibili basterebbero a ideare soluzioni concrete per risolvere una
situazione sanitaria a rischio come la nostra. E’ quello che ci
aspettiamo dai prossimi amministratori senza ulteriori rinvii. Non si
può perdere altro tempo.
Vogliamo sapere cosa mangiamo e cosa
respiriamo. Vogliamo sapere perchè un territorio come il nostro debba
essere costretto ad aspettare i risultati di un'indagine epidemiologica
mai finita come la tela di penelope. Quanto ancora devono aspettare i
cittadini di Brindisi, di Torchiarolo, di S.Pietro e di tutti quei paesi
coinvolti dalle emissioni della più grande centrale a carbone italiana e
di un polo petrolchimico obsoleto che continua a produrre senza
controllo, per conoscere gli effetti nefasti sulla propria salute e su
quella dei propri figli. Perché i cittadini di questa terra, dopo aver
perso il diritto di determinare il proprio sviluppo economico, hanno
perso anche il diritto di conoscere il loro stato di salute..... a chi
fa paura quest'indagine epidemiologica?
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