BRINDISI – Alla fine, i danni creati al territorio brindisino
dall’era della chimica rampante e da una speculazione industriale
sbagliata finirà col pagarli lo Stato? E’ questa la possibile
conclusione non dichiarata di un comunicato stampa congiunto diramato
questa sera, in cui si annuncia che presto si firmerà un protocollo per
destinare 40 milioni di euro alla bonifica della discarica denominata
Micorosa, nella parte degli stagni delle Saline inquinata a morte dai
rifiuti del petrolchimico negli anni Sessanta e Settanta.
Quella storia BrindisiReport.it l’ha
raccontata più volte. Se ne è parlato nuovamente il 3 maggio scorso in
piena campagna per le elezioni comunali a Brindisi, quando Riccardo
Rossi, candidato sindaco della lista Brindisi Bene Comune e oggi
consigliere comunale chiamò in causa le responsabilità presunte dell’ex
presidente della Provincia Massimo Ferrarese, che respinse le accuse.
BrindisiReport.it dedicò un servizio alla discarica Micorosa il 6 maggio
del 2011.
Cosa c’entra Ferrarese con Micorosa, società fondata da un ex
dipendente di Montedison, il geometra Giuseppe Bonavota, di cui
Ferrarese era socio assieme ad altri suoi parenti?
Formalmente, la
società fu fondata per lavorare i carbonati di calcio riversati uno
stagno di 40 ettari tra il petrolchimico e la spiaggia delle Saline, e
farne carbonati di calcio e calce idrata per i denitrificatori delle
centrali Enel, gara indetta nel 1993 dalla società elettrica, poi
annullata.
E fu la fine di Micorosa, nata di fatto poco più di un anno prima, il
27 febbraio del 1992, quando Enichem Anic fu ben lieta di cedere quei
40 ettari di veleni all’impresa di Bonavota. La piccola fabbrica nata a
ridosso del petrolchimico si trasformò subito in un’azienda-fantasma (è
ancora lì), Micorosa fallì e la procedura è ancora in piedi. Certo,
Micorosa con l’inquinamento di quello stagno costiero non c’entra. Ma di
fatto fornì una via di fuga ad Enichem. Ferrarese qualche tempo fa
disse: “Un errore di gioventù”, ma sottolineò che l’inquinatore era
altrove.
Certo, veleni, e non solo carbonati di calcio. Le caratterizzazioni
finanziate dalla Regione Puglia e affidate al Comune di Brindisi , e da
questi appaltate ad una società specializzata (costate 650mila euro
forniti dai fondi Fas, più 135mila destinati alle analisi dell’Arpa),
hanno scoperchiato l’inferno: sino alla profondità di 5 metri, quel lago
asciutto, lunare, nasconde al confine nord del Parco regionale delle
Saline di Punta della Contessa, 1,5 milioni di metri cubi di
dicloroetilene, il famigerato cloruro di vinile, benzene, arsenico, e
altri contaminanti per volumi complessivi che superano di 4 milioni i
limiti consentiti dalla legge.
Il passaggio di questa terribile patata bollente da Enichem Anic a
Micorosa nel lontano 27 febbraio del 1992, terrà al riparo dalla
possibilità di un risarcimento allo Stato? Ricordate quando Eni offrì
2,5 miliardi di euro al Ministero dell’ambiente, proprio a cavallo tra
2011 e 2012, per giungere ad una transazione su tutti i siti inquinati
dove esistono insediamenti chimici e raffinerie del gruppo di Stato?
Oppure il cerino è rimasto nelle mani di una piccolissima società in
procedura fallimentare? Se qualcuno, con il protocollo per i 40 milioni
di euro per le bonifiche della discarica tirerà un sospiro di sollievo, e
se comunque il territorio sarà liberato da una delle sue croci, è
giusto che la partita finisca così, pagata solo con i soldi degli
italiani?
E’ un problema che il comunicato congiunto non si pone: “ In data
odierna si è tenuto un incontro a Roma presso il Ministero dell’Ambiente
al quale hanno partecipato il Comune di Brindisi rappresentato dal
sindaco Mimmo Consales, la Provincia di Brindisi con il commissario
straordinario Cesare Castelli, la Regione Puglia e l’Autorità Portuale
per affrontare le problematiche inerenti la bonifica del sito inquinato
di Brindisi. La convocazione dell’incontro era stata richiesta dalla
Provincia di Brindisi”, spiega la nota di questa sera.
“Sul tavolo della discussione gli enti territoriali hanno posto tra
le questioni prioritarie la bonifica della discarica adiacente il
Petrolchimico (Micorosa, ndr), la sostenibilità del progetto di bonifica
della falda mediante il confinamento fisico sotterraneo (Eni,
attraverso Polimeri Europa prima, ed ora con Versalis, avversa quella
imposizione del ministero), le procedure autorizzative per interventi di
adeguamento agli impianti esistenti”. Ma il testo conciso rischia di
fare apparire la delegazione istituzionale brindisina più impegnata a
favore dell’azienda, che del territorio.
“Rispetto a queste problematiche si sta procedendo alla
sottoscrizione di specifico accordo di programma per l’attuazione di
intervento di bonifica della discarica (ex Enichem o Micorosa) con
l’utilizzo del finanziamento Cipe già disponibile di 40 milioni di euro.
Inoltre, le risorse provenienti dalle transazioni sottoscritte dalle
società insediate nella zona industriale, pari a circa 25 milioni di
euro, trattenute presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri,
dovranno essere rese immediatamente disponibili per interventi di
bonifica sul territorio”, conclude il comunicato. Le polemiche non
mancheranno.
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