4 agosto 2014

IL TEATRO TERMOELETTRICO di Andrea Martina


L’esperienza di scrivere un libro, teatralizzare le presentazioni, viaggiare in lungo e in largo tra Sud e Nord Italia per portare una voce diversa nelle scuole, nei circoli e nei posti in cui c’era bisogno si è chiusa. In questi giorni sentivo il bisogno di qualcosa di nuovo, quindi ho praticato il migliore esercizio per raccogliere delle idee: informarsi, leggere. Questo articolo, però, non nasce dalla cronaca delle ultime settimane come qualcuno potrebbe pensare, ma da più lontano.
A questo punto è utile usare il trucco, molto narrativo, di descrivere quattro fotografie per spiegare meglio quello che sta succedendo.



Nella prima istantanea troviamo il leader dei Nobraino che parla ad una folla di oltre 100.000 persone durante il concerto del primo maggio a Taranto: “ Durante il nostro ultimo concerto in Puglia ci è stato chiesto di scrivere una canzone sull’Ilva. Abbiamo avuto l’idea di raccogliere sulla nostra pagina Facebook tutti i vostri pensieri e i vostri versi sul tema. Il mio compito è stato quello di cucire, come un artigiano, le vostre parole e farne una canzone: oggi vi presentiamo ‘La Fabbrica delle Nuvole’ “.


La seconda immagine, invece, è molto meno esaltante e contagiosa e riguarda una classifica. Possiamo prendere un articolo comparso in questi giorni, non importa la testata che lo ha riportato, perché il contenuto è chiarissimo: il recente studio Dirty 30, che analizza le 30 peggiori centrali termoelettriche in termini di emissioni in Europa, ha collocato la centrale Enel di Cerano al nono posto (prima in Italia). Nel 2011 si trovava in diciottesima posizione e in soli tre anni continua la scalata di Enel a rincorrere il peggio. Nella stessa classifica del 2007 era al venticinquesimo posto, quindi non è difficile pensare il vero obiettivo che Enel ha fissato per questo stabilimento: il podio.


Per la terza immagine possiamo prendere una nave molto particolare che si è fatta vedere nel porto di Brindisi, la Rainbow Warrior, nave ammiraglia di GreenPeace. Il tour di questa nave, “Non è un paese per fossili”, sta toccando diversi porti italiani e in questi giorni toccava a noi. Nella foto si riesce quasi a respirare l’atmosfera di festa all’accoglienza, nonostante il meteo pare sia stato poco clemente. Però sull’immagine c’è un piccolo asterisco in alto a destra che accompagna una scritta: “vedi retro”. Giriamo l’istantanea e troviamo una frase brutta, che fa incazzare: “Vendola e Consales assenti”. Già, assenti, un aggettivo che per loro calza a pennello, non solo in questa manifestazione.


La quarta ed ultima foto riprende il tema musicale della prima ed è scattata anche questa guardando un palco: siamo al Casalabate Music Festival, l’evento che annualmente ospita David Rodigan. Per capire questa immagine non è importante riconoscere il volto di chi è sul palco, ma basta vedere quella maglietta nera con la scritta “NO AL CARBONE” messa in bella vista su un amplificatore. Il messaggio è chiaro: “noi oggi balliamo e ci divertiamo, ma basta girarsi per vedere quella torre in lontananza e capire che la nostra battaglia non è finita ed è presente”. E da noi la musica reggae ha sempre avuto un posto in prima fila nella battaglia al carbone.



Da qui nasce l’idea di creare qualcosa insieme. Nasce dal senso dell’artigiano che ha avuto il cantante dei Nobraino, dall’indignazione verso una multinazionale ospite indesiderata a casa nostra e antistorica, dalla bellezza del porto di Brindisi, dall’assenza di chi (non) ci rappresenta e da un gruppo di ragazzi capaci di organizzare ancora grandi eventi in una marina Adriatica compromessa da quella porcheria alta 200 metri.

Insieme si può creare uno spettacolo teatrale: parlerà di tre amici del brindisino con i loro problemi, le prospettive future e i loro genitori impegnati tra il sudore delle campagne e la puzza del petrolchimico. Tutto immerso a cavallo degli anni ’80 e ’90, un periodo in cui a Brindisi non è cambiato solo il paesaggio e il modo di respirare, ma sono state cambiate le persone e il loro modo di pensare.

In questi giorni ho saccheggiato gli archivi dei blog e delle testate on-line, sto mettendo insieme una quantità di materiale tale da non lasciarmi sfuggire alcun particolare, ma quando nasci del 1990 hai bisogno di testimonianze, di persone che ti raccontino com’era prima la città, la provincia e chi ci abitava. Tutto è indispensabile per fare un buon lavoro.

L’atmosfera che ho respirato nelle scuole presentando il mio primo libro merita ancora più attenzione e rispetto. Non è più come quando ci accompagnavano in visita guidata all’interno della Federico II, dove camino e carbonile venivano descritti come se ci trovassimo in un parco giochi. I ragazzi che ho incontrato in questi due anni hanno voglia di conoscere, una sete di storie ed esperienze su cui poter farsi delle domande. Vogliono sapere perché.

La cultura deve soprattutto essere corsara. Mi impegnerò a creare questo spettacolo, a metterlo in scena e a portarlo ovunque ci sia bisogno.

Qualsiasi vostro aiuto sarà artigianalmente usato per costruire questa storia.

Il vostro scriba.   

Nessun commento:

Posta un commento