Giovedì 19 febbraio finalmente si è concretizzato l’incontro con
l’assessore regionale Angela Barbanente a cui avevamo chiesto un
confronto diretto per discutere del progetto di cementificazione della
spiaggia di S.Apollinare e la realizzazione di banchine di attracco per
traghetti ro-ro.
Per ribadire la nostra totale contrarietà a tale progetto, ci siamo presentati muniti di tutta la documentazione e le notizie già raccolte nel dossier recentemente pubblicato sul blog No al Carbone (vedi link), le vecchie foto e quelle più recenti scattate durante le nostre iniziative di pulizia e riscoperta di quel luogo, gli articoli inerenti la vicenda ecc.
L’esposizione della questione S.Apollinare e
delle motivazioni sull’assurdità del progetto ha trovato piena
condivisione da parte dell’assessore regionale, promotrice tra l’altro,
di un Piano Paesaggistico Regionale con cui la Puglia si dota, prima
regione in Italia, di uno strumento importantissimo proprio per la
tutela e la valorizzazione del paesaggio, e nei cui passaggi e
intendimenti abbiamo ritrovato tutte le motivazioni che ci fanno
guardare ad un futuro totalmente differente per il nostro territorio e
in questo caso al destino della storica spiaggia di S.Apollinare .
Piantina alla mano è stato facile capire che quegli attracchi, se proprio
necessari, potrebbero essere trovati altrove (Colmata Capobianco o area
ex Edipower di prossima dismissione), e come "non ha senso" l'idea di
costruire in quel punto di pregio nuovi moli che ne deturperebbero il
paesaggio. La spiaggia di Sant’Apollinare situata nel porto medio e adiacente al
Parco Archeologico di Punta delle Terrare, ha ancora oggi un grande
fascino ma è soffocata da due orribili muri che impediscono una visuale
fantastica dell’intera città, del porto, del monumento al marinaio,
delle colonne romane e dei due castelli; in nessun altro punto della
città si può godere della stessa prospettiva.
Ma come mai allora questo progetto è riuscito a superare i
vari iter senza alcun ostacolo?
Sicuramente tra le cause, a detta della
stessa Barbanente due motivi fondamentali:
il primo un Piano Regolatore Portuale anacronistico che considera tutta quella zona del porto come “industriale”, accanto
ad un Piano Regolatore Generale anch’esso molto datato e che non si integra
con quello portuale come sarebbe naturale per una città come Brindisi
in cui il porto fa parte della città stessa, ne è l’essenza, la storia,
il cuore pulsante, l’ingresso che accoglie chiunque arrivi dal mare come
un abbraccio sicuro.
Il secondo un’Autorità Portuale che guarda al
porto solo in base alle sue esigenze logistiche ignorando la volontà
della cittadinanza i cui rappresentanti istituzionali probabilmente non
hanno abbastanza forza o coraggio di far valere una differente visione, più rispettosa dell’identità e dell’importanza che il porto e
S.Apollinare rappresentano per i brindisini.
Salvare S.Apollinare è
l’inizio di un nuovo modo
di guardare a questa città, alla sua storia
e
alle sue radici, alla sua bellezza e a un futuro differente da quello
che ci è stato imposto
negli ultimi 50 anni.
Il nostro incontro alla
Regione è stato il primo di una serie di confronti con i rappresentanti
dei vari enti coinvolti ma le nostre iniziative continueranno finchè non
vedremo ritirato o annullato quel progetto di cementificazione. Siamo
certi che i brindisini sapranno sostenere questa battaglia, rivendicando
il diritto a proteggere uno dei luoghi che da sempre è nel cuore e nel
ricordo di tutti, anche indirettamente (attraverso i racconti dei propri
genitori) ma che invece di essere soffocato dal cemento può diventare
un primo passo per uno scatto d’orgoglio e di rivalsa per questa città.
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