La telenovela TAP si arricchisce di nuovi interpreti. Sul Quotidiano di
Puglia (leggi qui) hanno espresso la loro posizione
alcuni albergatori brindisini che dichiarano il loro appoggio ad un eventuale
realizzazione dell’approdo del gasdotto a Brindisi, valutando quest’opera come
taumaturgica per la moribonda economia del capoluogo.
L’analisi degli albergatori per giustificare l’utilità dell’opera è quanto
meno superficiale ma soprattutto miope.
Se vogliamo analizzare il problema della defunta
economia brindisina la disamina da compiere deve, per onesta intellettuale,
essere ben più ampia e non può prescindere dall’analizzare i fattori che hanno
prodotto il risultato attuale.
Si scoprirà dunque che la morte economica – nonché sociale e culturale –
della nostra città, non è calata dal cielo come punizione divina, ma è il
risultato di assurde scelte politiche perpetrate nei decenni ed ancora oggi in
voga, che hanno scientificamente snaturato la vocazione naturale di questo
territorio – agricola, artigianale, nautica e aeronautica (con i dovuti limiti
e accorgimenti), ittica, commerciale e
turistica – imponendo un modello industriale che, dati alla mano, ha prodotto
solo disoccupazione, inquinamento, disgregazione sociale, malattie e morti.
La posizione degli albergatori fa ancor più male se si pensa che è da questa
categoria, come dai commercianti e dagli agricoltori che ci si aspetterebbe un
moto d’orgoglio e di ribellione, pretendendo un cambio di rotta verso un
modello di sviluppo sostenibile non certo compatibile con nuovi insediamenti
industriali.
Le affermazioni poi sull’eventuale bonifica della zona industriale qualora
arrivi la TAP, fanno quasi tenerezza per la loro ingenuità, ancora legata ad un
arcaico concetto di “scambio di favori”.
La zona industriale va bonificata non si discute e noi continuiamo e continueremo
a batterci ogni giorno in tutte le sedi perché si realizzi e produca economia e
lavoro per anni e anni, non per questo ci si deve nuovamente inchinare alla
multinazionale di turno che arriva con ninnoli e proclami, lasciando poi sul
territorio solo briciole, quando le lascia, portando altrove la ricchezza
prodotta sulle spalle della nostra città.
Ma è mai possibile che ancora oggi ci siano persone, imprenditori, che
ragionano come negli anni ’60?
E’ mai possibile che non si riesca a comprendere quanto sia contorto ma soprattutto autolesionista continuare a credere che il benessere passi attraverso quelle stesse industrie che il futuro lo hanno negato a generazioni di brindisini?
TAP non è strategico, non è utile e a Brindisi non si può fare, perché la
città è una bomba ecologica che giorno dopo giorno istilla i suoi veleni
nell’aria, nell’acqua, nella terra e avvelena non solo i nostri corpi, ma
evidentemente anche le coscienze di molti se ancora nel 2015 esiste gente
disposta a vendersi “pi na pata di fichi”.
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