ROMA, 15.05.15– La sponsorizzazione da parte di Enel della regata
Brindisi-Corfù è divenuta oggetto di contestazione da parte del comitato
No al Carbone di Brindisi, che vede la presenza dell’azienda nella vita
culturale e sportiva della città come una forma di marketing tesa a
nascondere gli impatti della centrale Federico II.
A queste critiche
risponde il sig. Carlo Depunzio, Presidente del Comitato Energia
Ambiente e Territorio, citando Greenpeace a supporto delle sue tesi a
sostegno dell’azienda, volte a negare qualsiasi danno ambientale e
sanitario provocato dall’impianto di Cerano. (leggi qui)
Nel merito di questa polemica, Greenpeace precisa che con Enel è stato
avviato un confronto inedito, che finora non era stato possibile per la
strategia industriale e legale scelta in passato dall’azienda.
Greenpeace apprezza i nuovi piani industriali Enel come un segno di
discontinuità e cambiamento; in particolare accoglie con favore (come
non potrebbe?) la chiusura di 23 centrali fossili in Italia entro il
2020, la cancellazione dei nuovi progetti a carbone, l’assenza di nuovi
investimenti – a livello globale – nella generazione termoelettrica,
l’aver chiarito che il nucleare è un’energia senza futuro, e i forti
investimenti in fonti rinnovabili. Così facendo l'azienda dà ragione
alle richieste da sempre avanzate da Greenpeace e smentisce i suoi piani
industriali precedenti.
«Ci occupiamo di Enel per quel che è: una multinazionale», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. «Dobbiamo guardare all'evoluzione dell'azienda nel suo complesso. E questa evoluzione mostra segnali positivi. Restiamo in disaccordo con Enel sui tempi di uscita dal carbone. E sulla centrale di Brindisi confermiamo quanto già evidenziato dall'Agenzia Europea per l'Ambiente e da noi avvalorato con ulteriori ricerche: ovvero che l'impatto di quella centrale è insostenibile. Greenpeace auspica che quell'impianto chiuda quanto prima».
«Per quanto riguarda il signore che menziona le posizioni di Greenpeace a nome del Comitato Energia Ambiente e Territorio, non dimentichiamo gli insulti che ci ha riservato per anni: talmente puerili e volgari da qualificarlo in maniera definitiva, e non certo positivamente. A quel signore diciamo: non abbiamo nulla a che fare con Lei e le sue tesi raffazzonate. Noi stiamo con gli amici del comitato No al Carbone», conclude Boraschi.
«Ci occupiamo di Enel per quel che è: una multinazionale», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. «Dobbiamo guardare all'evoluzione dell'azienda nel suo complesso. E questa evoluzione mostra segnali positivi. Restiamo in disaccordo con Enel sui tempi di uscita dal carbone. E sulla centrale di Brindisi confermiamo quanto già evidenziato dall'Agenzia Europea per l'Ambiente e da noi avvalorato con ulteriori ricerche: ovvero che l'impatto di quella centrale è insostenibile. Greenpeace auspica che quell'impianto chiuda quanto prima».
«Per quanto riguarda il signore che menziona le posizioni di Greenpeace a nome del Comitato Energia Ambiente e Territorio, non dimentichiamo gli insulti che ci ha riservato per anni: talmente puerili e volgari da qualificarlo in maniera definitiva, e non certo positivamente. A quel signore diciamo: non abbiamo nulla a che fare con Lei e le sue tesi raffazzonate. Noi stiamo con gli amici del comitato No al Carbone», conclude Boraschi.
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