25 gennaio 2014

IL DOCUMENTO DEL MOVIMENTO NO AL CARBONE PRESENTATO AL CONSIGLIO COMUNALE MONOTEMATICO SULL' ENERGIA.

Consiglio comunale monotematico del 24.01.2014

Il movimento No al Carbone ritiene che le richieste da avanzare in sede di Consiglio monotematico sull'energia debbano avere un comune denominatore, una comune logica, che è quella di intraprendere una netta inversione di rotta rispetto alle scelte legate ad un modello di sviluppo che il nostro territorio ha subito per decenni.
Un modello economico e industriale ormai obsoleto, che ha costituito e costituisce ancora un
ottimo business per le multinazionali che lo gestiscono ma che si è rivelato decisamente fallimentare per la città di Brindisi, il cui tasso di disoccupazione si attesta intorno ad un drammatico 33%.
Un modello, quello attuale, che ha portato alla devastazione di gran parte del nostro territorio, alla mortificazione delle potenzialità di sviluppo legate alle risorse locali ed ha provocato una situazione molto preoccupante dal punto di vista sanitario, come evidenziato da diversi studi, anche recenti, che certificano un notevole incremento di alcune gravi patologie.
Come il caso delle malformazioni neonatali, con 17% di in più rispetto al dato riportato dal registro europeo EUROCAT, che arriva al 49% per i disturbi cardiaci, o quello dei plasticizzanti trovati nel cordone ombelicale dei neonati e nel latte materno.

Ecco perché diventa necessaria un'inversione di marcia, che porti alla eliminazione del carbone da Brindisi entro il 2020, partendo subito dalla chiusura della centrale Edipower, dal suo smantellamento e dal recupero dell'intera area per attività portuali.
Più in generale, in quanto Sito d'Interesse Nazionale, su ampie aree gravemente inquinate vanno subito avviate concrete attività di bonifica del suolo e del sottosuolo. Al contrario, vanno fermamente respinte le richieste di autorizzazioni per nuovi piani industriali o impianti ad alto impatto ambientale.
Per la centrale di Cerano chiediamo invece un immediato ridimensionamento ed un
programma che porti in pochi anni alla sua definitiva dismissione, con la conseguente eliminazione del nastro trasportatore ed il recupero di circa 12 chilometri di costa a sud di Brindisi.
Un’operazione che richiede attenzione e solidarietà verso i lavoratori, ma che potrà essere anche una grande occasione per un diverso sviluppo e nuova occupazione, senza considerare l’abbattimento del danno sanitario provocato dalla centrale di Cerano, che l'Agenzia Europea per l'Ambiente stima, in termini economici, tra i 500 e i 700 milioni di euro all'anno.
Se poi questo Consiglio Comunale dovesse sostenere l’ipotesi della conversione a gas della centrale, questa dovrà essere comunque considerata una fase di transizione verso la sua definitiva chiusura e dovrà basarsi sulla rete di alimentazione già presente, escludendo quindi la realizzazione di ulteriori nuovi impianti, come la Tap.
Sosteniamo inoltre la richiesta di riaprire i termini dell’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) e di sottoporre la megacentrale Enel ad una Valutazione d'Impatto Ambientale, che ne valuti anche il danno sanitario prodotto sul territorio.
A proposito di salvaguardia della salute e prevenzione dei rischi, riteniamo fondamentale che
ci sia la massima considerazione delle osservazioni e delle proposte elaborate dal gruppo di lavoro istituito proprio dal Sindaco Consales e pubblicate nella relazione finale dal titolo "Ipotesi di lavoro per la tutela della salute".

Siamo inoltre convinti che il cambiamento debba partire da un dato culturale e da un atteggiamento non più remissivo o complice verso chi sfrutta il nostro territorio, spesso utilizzando il ricatto occupazionale.
Va quindi promosso uno sviluppo creativo e innovativo, basato sulla bonifica ed il recupero del territorio, la valorizzazione delle risorse naturali, del clima, della terra, del mare, della costa, del porto, ma anche della città, della storia e della cultura.
Chiediamo quindi un impegno serio e concreto per lo sviluppo di attività potenzialmente trainanti dell'economia locale come l'agricoltura, la pesca, l’enogastronomia locale, la cultura, il turismo, le attività portuali. Così come, sul piano delle politiche energetiche ed ambientali, vanno avviate da subito politiche e azioni per la produzione di energia diffusa e da fonti rinnovabili, a basso impatto ambientale e ad alta intensità di lavoro.

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