Ma perché NO DIRTY SPONSORS?
Chi sono queste due aziende?
ENEL INQUINA LA TERRA e tuttora è sotto processo presso il
Tribunale di Brindisi. Sono 15 gli imputati, tra manager, dipendenti di Enel e titolari di ditte esterne
addette al trasporto del carbone accusati di aver scaricato, trasportato e
stoccato tonnellate di carbone all’aperto omettendo di adottare le misure di
sicurezza al fine di evitare la dispersioni di polveri nei terreni circostanti,
provocandone così l’inquinamento. Decine di aziende agricole aventi i terreni
attigui alla centrale e al nastro trasportatore sono state costrette alla
chiusura a causa dei terreni inquinati.
ENEL INQUINA L’ARIA.
La sua ciminiera immette ogni anno nell’aria, non solo milioni di tonnellate di
CO2 (gas climalterante), ma anche moltissime sostanze tossiche come i metalli
pesanti arsenico e mercurio, polveri sottili e ultrasottili, anidride solforosa
e biossido di azoto, per citarne solo qualcuno. Secondo il Rapporto dell'Agenzia Europea dell'Ambiente queste emissioni della centrale Enel nel
periodo 2008/2012 hanno comportato un costo in termini sanitari tra i 1356
e 2940 MILIONI DI EURO.
ENEL INQUINA IL MARE
sversando ogni anno tonnellate di sostanze che anno dopo anno si accumulano.
Consultando i dati sul sito del Registro Europeo delle Emissioni (E-PRTR) si
può leggere che nel mare di Cerano in 4 anni sono stati sversati oltre 180 Kg
di Arsenico, oltre 300 kg di Nichel , oltre un quintale di Piombo e circa una
decina di Kg di Mercurio. E poi svariati kg di Cadmio, Cloro e altre sostanze.
Secondo lo studio "Dirty30" condotto da Climate
Action Network, Health and Environment Alliance (Heal), European Environmental
Bureau (Eeb), Climate Alliance Germany e Wwf, la centrale Federico II Enel e'
tra i primi posti tra le centrali piu' inquinanti d' Europa.
E TAP?
La Trans Adriatic Pipeline AG è la società che dovrebbe
costruire l’ennesima “grande opera” inutile del nostro Paese. Un’opera che NON SERVE né a noi né al resto d’Europa. In
Europa di gasdotti ce ne sono in abbondanza. Tuttavia i consumi sono in
costante diminuzione. I progetti di nuovi gasdotti rispondono quindi a ragioni
economico-finanziarie e non alle “necessità” reali di chi vive in Italia o
negli altri paesi. Costruire il TAP non servirà a rilanciare l’economia e a
“uscire” dalla crisi economica che persiste. Non serve a chi ha perso il posto
di lavoro, o a chi è stato costretto a chiudere la propria attività. Non serve
neanche a chi vorrebbe emanciparsi dal gas russo, perché i russi sono parte del
progetto con la loro azienda petrolifera Lukoil, impegnata nell’estrazione
proprio del gas che dovrebbe essere trasportato dal TAP. Non serve a chi spera
“che almeno porti soldi”, perché la società costruttrice (la Trans Adriatic
Pipeline AG) è registrata a Baar, in Svizzera, e non pagherà mai le tasse in
Italia.
TAP DANNEGGIA IL
TERRITORIO ben oltre la sua costruzione. Le ruspe, il cantiere, le
tecnologie che verranno usate sono tutti aspetti preoccupanti. Terminata la
costruzione, le cose non saranno “come prima”, lo abbiamo visto in altri luoghi
dove sono stati costruiti gasdotti simili. Dove passa un gasdotto, tutte le
altre attività economiche diventano “secondarie” o collaterali, e secondari e
collaterali diventano anche gli abitanti di quelle terre. Il gasdotto è la
testa di ariete di un modello di “sviluppo” che si porta dietro
cementificazione, inquinamento e danni all’ambiente che si manifesterebbero
negli anni a venire.
TAP non causa solo un danno economico
“compensabile” ma distruggerebbe l’economia di un territorio come il Salento in
cui terra e mare sono le risorse principali. L’infrastruttura, infatti, arriva
dal mare, attraversa la falda acquifera, che proprio nella zona di San Foca
passa quasi in superficie, mette a rischio la costa, l’habitat marino, le
riserve d’acqua e le piantagioni antiche di ulivi anche millenari.
Distruggerebbe così l’ambiente in cui vivono delle persone, e in cui sono
incardinate tutte le attività economiche e commerciali che in questa terra
danno da vivere, che sono parte del tessuto sociale e culturale del territorio.
Dalla pesca all’agricoltura, agli agriturismi alla produzione vinicola, questa
terra fa della sua semplicità e del rispetto per l’ambiente il suo punto di
forza. Un gasdotto e tutte le sue implicazioni non fanno parte del futuro che
gli abitanti dell’area stanno costruendo per i loro figli.
Sono queste le ragioni che ci hanno portato a intraprendere la campagna
NO DIRTY SPONSORS ed esprimere la nostra totale contrarietà all’utilizzo di certi sponsor, di certe multinazionali che nella loro mission non hanno minimamente in agenda l’armonizzazione con il territorio e la comunità che lo abita. Riteniamo inaccettabile vedere queste aziende fare la loro propaganda attraverso la Regata Brindisi-Corfù che era l’ultimo
evento brindisino ancora rimasto “pulito”.
NO DIRTY SPONSORS ed esprimere la nostra totale contrarietà all’utilizzo di certi sponsor, di certe multinazionali che nella loro mission non hanno minimamente in agenda l’armonizzazione con il territorio e la comunità che lo abita. Riteniamo inaccettabile vedere queste aziende fare la loro propaganda attraverso la Regata Brindisi-Corfù che era l’ultimo
evento brindisino ancora rimasto “pulito”.
NO DIRTY SPONSORS è
un invito a svincolarsi da quella falsa idea che vede la promozione del
territorio passare inevitabilmente dalle tasche di queste grandi aziende che
con pochi spiccioli si lavano la coscienza. Una coscienza sporca perché il
drammatico stato sanitario, sociale, economico, ambientale e occupazionale che
viviamo, è il diretto risultato del fallimento di quel sistema industriale, di
quel modello di sviluppo che, da oltre cinquant’anni, vede Brindisi come
vittima sacrificale.
NO DIRTY SPONSORS è
il 9 giugno a Brindisi.
>>> SCARICA QUI IL MATERIALE DELLA CAMPAGNA <<<
segui sui social #NoDirtySponsors #EnelTapFuoriDallaRegata
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