Molti anni fa, da bambino, lessi una frase che mi segnò profondamente.
Leggevo “Il piccolo principe” e un passo di questo libro stupendo mi
illuminò: “Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare
legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la
nostalgia per il mare vasto e infinito”.
Mi fermai a pensare e
capii che quello che spingeva mio padre a spendere la sua vita in mare,
che portava me a seguirlo e che dava la forza a tanti pescatori di
combattere contro le avversità, era soltanto l’amore per il nostro
grande fratello blu.
Sono passati molti anni, il vento e le
tante miglia percorse iniziano a tingermi il viso di bianco, ma continuo
a navigare e a vedere molti di quegli uomini di mare, sorretti dallo
stesso spirito di sempre e da alcune incrollabili convinzioni. Una di
queste è che la navigazione a vela è l’elemento che da sempre ha unito
l’uomo al mare, in un rituale antico, fatto di poesia, di rispetto e di
armonia con la natura.
Sono passati molti anni e ora, come
allora, leggo una frase e rimango a bocca aperta: “Enel e Tap saranno
gli sponsor ufficiali della Regata Internazionale Brindisi - Corfù
2015”.
Ora, come allora, mi fermo e provo a capire, ponendomi delle domande.
Come è possibile pensare di mettere insieme navigazione a impatto ambientale zero e centrali a carbone?
Cosa spinge qualcuno a pensare che la compagnia costruttrice di un gasdotto, che sfregia il territorio, la nostra unica grande risorsa, possa diventare la bandiera di un evento destinato a chi quel territorio lo ama con tutto sé stesso?
Come si può organizzare e partecipare ad un evento finanziato da chi di fatto pensa solo al profitto, calpestando la natura e mettendo in ginocchio chi grazie a essa sopravvive?
Come è possibile pensare di mettere insieme navigazione a impatto ambientale zero e centrali a carbone?
Cosa spinge qualcuno a pensare che la compagnia costruttrice di un gasdotto, che sfregia il territorio, la nostra unica grande risorsa, possa diventare la bandiera di un evento destinato a chi quel territorio lo ama con tutto sé stesso?
Come si può organizzare e partecipare ad un evento finanziato da chi di fatto pensa solo al profitto, calpestando la natura e mettendo in ginocchio chi grazie a essa sopravvive?
Purtroppo le uniche risposte che riesco a ipotizzare
gettano grosse ombre sull’etica degli organizzatori della Brindisi –
Corfù e sull’intelligenza dei partecipanti.
E le risposte dicono che a volte pochi spiccioli riescono ad accecare la coscienza fino a portarla ad ignorare grosse contraddizioni, che il bene comune (e quello di tante famiglie) conta molto meno rispetto al proprio tornaconto.
Soprattutto le risposte dicono che noi Salentini siamo per sempre destinati ad essere poveri e schiavi, perché chi accetta un contentino (come ad esempio il premio di una regata) e si inginocchia davanti al potente di turno che, in cambio di quelle briciole, gli porterà via tutto, è e sarà solo uno schiavo. Senza dignità né futuro.
Queste risposte potrebbero essere solo ipotesi. Potrebbero esserlo solo se il comitato organizzatore della regata Brindisi – Corfù recuperasse quell’etica persa e decidesse di annullare la manifestazione.
E le risposte dicono che a volte pochi spiccioli riescono ad accecare la coscienza fino a portarla ad ignorare grosse contraddizioni, che il bene comune (e quello di tante famiglie) conta molto meno rispetto al proprio tornaconto.
Soprattutto le risposte dicono che noi Salentini siamo per sempre destinati ad essere poveri e schiavi, perché chi accetta un contentino (come ad esempio il premio di una regata) e si inginocchia davanti al potente di turno che, in cambio di quelle briciole, gli porterà via tutto, è e sarà solo uno schiavo. Senza dignità né futuro.
Queste risposte potrebbero essere solo ipotesi. Potrebbero esserlo solo se il comitato organizzatore della regata Brindisi – Corfù recuperasse quell’etica persa e decidesse di annullare la manifestazione.
Potrebbero esserlo se i velisti Salentini (e non) avessero uno scatto di
orgoglio e boicottassero una manifestazione complice di chi vuole
portarci via tutto ciò che amiamo di più e che garantisce la
sopravvivenza di molti di noi.
Solo così vinceremo il premio più
grande, un premio che vale molto di più di una coppa o della riuscita
di una manifestazione: si chiama dignità.
Se ne avete ancora, velisti, dimostratelo non partecipando.
Se ne avete ancora, organizzatori, fate un passo indietro.
Oppure restate dove siete, con la testa china a baciare i piedi di chi vuole schiacciarvi.
Se ne avete ancora, organizzatori, fate un passo indietro.
Oppure restate dove siete, con la testa china a baciare i piedi di chi vuole schiacciarvi.
Diego Rizzo, presidente Associazione OltreVela
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