30 ottobre 2013

MICOROSA, UNA BOMBA INNESCATA E CONGELATA.

Brindisi è un' area ad alto rischio di crisi ambientale inserita nei 50 siti di interesse nazionale per cui è previsto il piano di caratterizzazione e di bonifica delle zone inquinate. 

Nella zona industriale, e piu' precisamente nell' area interna del petrolchimico a pochi metri dal mare e a due passi dal parco naturale regionale Salina di Punta della Contessa, si estende Micorosa: oltre un milione di metri cubi di fanghi tossici depositati su 44 ettari di terreno, abbandonati lì da oltre 25 anni.
Nello specifico 1,5 milioni di metri cubi di cloruro di vinile, benzene, arsenico, e altri contaminanti per volumi complessivi che superano di 4 milioni i limiti consentiti dalla legge.



La cosiddetta "Zona Fanghi", di proprietà della Montecatini, successivamente diventata Montedison e poi Enichem, la quale intorno agli anni '80 trovandosi con questa bomba sotto i piedi è costretta ad affrontare l' emergenza dello smaltimento.  
La soluzione del problema la trova un imprenditore locale con un brevetto di trasformazione di questi fanghi tossici in materiali per l'edilizia e per le lavorazioni industriali. 
Nasce così nel 1986, grazie a 4 miliardi di lire in finanziamenti pubblici all'imprenditoria giovanile, la società Micorosa che vede tra i suoi soci anche un giovane e rampante Massimo Ferrarese. Si costruiscono i capannoni e le struttute di quello che doveva essere il businness del secolo, un milione di metri cubi di fanghi da trattare che con una stima di circa 2000 quintali di fanghi lavorati al giorno  prevedeva un affare della durata di circa 30 anni.
Ma qualcosa nel meccanismo non funziona e Micorosa nel 2000 fallisce, e i veleni restano lì.

Ieri, con una nota il Ministero dell'Ambiente fa sapere che è stato approvato il progetto di messa in sicurezza della falda nell’area Micorosa, e il ministro  Andrea Orlando ha commentato così: “Si chiude così un capitolo triste della storia ambientale pugliese che ha pesato negativamente sulla vita del territorio e dei suoi abitanti".
Quindi una soluzione si è finalmente trovata, invece che procedere allo svuotamento dell’enorme massa di veleni,  ci si sta attrezzando per il loro tombamento sul posto. 
La bomba innescata resta a Brindisi e ci resterà per sempre in barba a qualsiasi piano di bonifica SIN, ma soprattutto ancora una volta  in Italia chi ha inquinato per decenni non paga una lira, anzi, continua a trarre guadagno a discapito di un territorio e dei suoi cittadini che si troveranno a dover fare i conti con gli effetti sulla salute di questo ennesimo disastro ambientale. 

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