di Pierpaolo Petrosillo
Piccola città, mal interpretando l’ennesimo antipatico termine inglese in uso.
Già, una piccola città, dalla grande storia, affacciata sul mediterraneo come un balcone fiorito a cui approcciarsi per ammirare il panorama mozzafiato respirando profondamente.
Una piccola città che non dovrebbe aver necessità di accettare regali da nessuno, per sentirsi vincitrice.
Una piccola città che non dovrebbe la presenza di amministratori a turnover messi a latere di un podio di cartone già occupato nei posti a disposizione.
Una piccola città che non è un “plastico di terracotta e cartapesta fatto dai bambini” ma una “brillante” miniatura, vivente tra campagna e mare.
Una piccola città che non dovrebbe dover giocare con l’energia, traducendo un’altra insopportabile definizione anglosassone.
Una piccola città, di una piccola Regione, che non dovrebbe entusiasmarsi alle moine dei lusingatori.
Una piccola città che non dovrebbe soddisfare gli interessi privilegiati di alcun dirigente di multinazionale, figuri che caldeggiano poltrone preziose esprimendo giudizi esclusivi.
Quando immagino la mia piccola città, penso ad una meravigliosa scultura incisa dalla sapienza dei canali Cillarese e Palmarini, e poi imbrattata con orribili pennarelli scuri. Penso che ogni luogo dovrebbe prodursi la sua energia senza che vi fossero “small city” da sacrificare per l’intero mezzogiorno d’Italia. Penso alla “terza rivoluzione industriale” ed alla “sovranità energetica”, idee di vero futuro sostenibile secondo le quali per ogni “mega-centrale” dovrebbe già esserci un progetto di dismissione. Penso che chi indossa l’anello al naso con orgoglio sia molto migliore di chi sostiene di non averlo credendosi superiore a popoli che spesso sanno vivere più civilmente.
www.pierpaolopetrosillo.blogspot.com
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